Secondo portiere del Benevento Calcio, al suo secondo anno in giallorosso, Roberto Mancinelli è nato ad Albano Laziale (Rm) il 29 gennaio 1976 sotto il segno dell’acquario.
Papà Donato e mamma Tomassina (in famiglia la chiamano “Sina”) sono entrambi pensionati. Roberto è il terzo di 3 figli maschi, i suoi fratelli più grandi, Massimo e Giuliano, sono impiegati.
Diplomato ragioniere, sposato con Prospera (“Ci siamo conosciuti mediante amici comuni” ci ha raccontato), è papà di Lorenzo, 4 anni, e Viola, 2. Parlando dei suoi cucciolotti, ci ha detto: “Da soli sono 2 bambini tranquillissimi. Quando si mettono insieme, diventano 2 pesti. Si fanno e fanno tanti dispetti”.


Lorenzo e Viola sono la sua più grande passione. Mancinelli, infatti, ci ha raccontato che fuori dal campo il calcio non occupa il posto principale. Non ha una squadra del cuore e preferisce passare il suo tempo libero con i suoi bambini: “Mi piace giocare con loro- ha detto- così mi sento un po’ bambino anche io”. Su una cosa però è stato determinato: “Non vorrei mai che Lorenzo facesse il calciatore. Certo, se lo vorrà fare lui, non mi opporrei mai. Però, se proprio dovessi scegliere io, vorrei che intraprendesse un’altra strada”.


Non si definisce amante della buona cucina: “Non ho un piatto preferito, di solito mangio tutto quello che viene servito a tavola”.
Non ha un film preferito: “Mi piacciono i thriller e qualche volta, quando vado a letto particolarmente distrutto, mi rilasso guardando qualche film con mia moglie. Mi piacciono invece molto i documentari”.


Definisce “scostante” il suo rapporto con la religione e racconta che, negli anni, ha perso anche qualche rituale che ripeteva in campo. Quando gli chiediamo quali caratteristiche deve avere l’allenatore perfetto, ci risponde con un mezzo sorriso: “Per me l’allenatore perfetto è quello che riesce a vincere con qualsiasi squadra”.
Poi ci svela un simpatico retroscena: “Nello spogliatoio mi chiamano “ ’O scapellato” e la “colpa”- sorride- è di Siniscalchi e Anaclerio che hanno coniato il mio soprannome”.


Parlando di calcio, sfoglia un po’ l’album dei ricordi: “Il ricordo più bello della mia carriera, anche se può sembrare strano, è la finale play off che ho giocato contro il Gela quando difendevo la porta del Catanzaro. Ripeto, può sembrare strano, ma ho ancora davanti agli occhi i tifosi che a fine gara piangevano ma ci applaudirono e ci sostenevano perché capirono che avevamo dato tutto. Un ricordo brutto è stato invece quando siamo stati contestati a Catanzaro. Era una contestazione gratuita ed ingiustificata che però ti faceva male. Non potevi nemmeno uscire per strada che te ne dicevano di tutti i colori e questo non ci sta perché non si dovrebbe mai toccare il lato personale dei calciatori”.
Infine capitolo – sogni. E qui Mancinelli ci fa un gran sorriso e risponde: “I miei sogni? Ma, se te li svelo, porta male e poi non si realizzano più!”

Sezione: B-Side..Il lato B....dei giallorossi! / Data: Sab 15 settembre 2012 alle 15:20
Autore: Giovanna Romano
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