Il copione di un partita di calcio tra due squadre che si sentono leader e son convinte di esserlo ( e magari lo sono per  davvero), non di rado  racconta la trama andata in scena ieri pomeriggio al Vigorito. L'impressione che s' è avuta sin da subito, confermata nel prosieguo dell'incontro e protrattasi, poi, per tutti i novantasei minuti della sua durata, è stata quella di due squadre scarsamente orientate ad offendere (specialmente la Salernitana) entrambe nella consapevolezza (paura ?) che il tentativo di far male all'avversario avrebbe potuto comportare, in qualsiasi momento, il rischio di subire uno svantaggio a cui sarebbe stato complicato, poi, porre rimedio.
A favorire questo atteggiamento alquanto rinunciatario hanno contribuito, a mio avviso,  varie concause.
La prima l'ho già evidenziata. Le due squadre sanno di essere leader e, come tali, sono  pienamente   consapevoli del ruolo loro assegnato in questo campionato. Ma sono anche, e soprattutto direi, l'una consapevole della forza dell'altra, praticamente uguale e contraria. Mutuando al calcio  una nota legge della fisica, non di rado accade che squadre dotate di identici potenziali siano portate ad "annullarsi" piuttosto che a costruire un producente gioco offensivo.
La seconda la si può ricercare nei risultati  non proprio brillanti conseguiti dalle immediate inseguitrici nelle partite disputate il giorno precedente; di conseguenza, anche un'equa ripartizione della posta avrebbe comunque consentito ad entrambe le contendenti di conservare il comando della classifica con un discreto margine di vantaggio. Diversamente, chiunque delle due avesse rimediato una malaugurata  sconfitta nel derby, avrebbe, in un sol colpo, perso il podio e visto "scappare" la diretta concorrente; inoltre, con ogni probabilità,  sarebbe stata raggiunta in classifica da una o più  squadre provenienti dalle immediate retrovie. 
A questi tipi di calcolo dovremo, purtroppo, abituarci, specie nel corso della corrente stagione in cui, sacrificata la contemporaneità delle partite alle  più "remunerative" esigenze televisive,  è stato offerto un indubbio  vantaggio a chi gioca "dopo".
La terza componente, ma forse sarebbe più corretto definirla "attenuante",  è stata probabilmente il gran caldo, decisamente anomalo a questo punto della stagione. Giocare a 30 gradi ad ottobre avanzato non capita spesso alle nostre latitudini. Inevitabile il dosaggio delle forze da parte dei protagonisti ed il conseguente rallentamento  delle manovre di gioco.
Una quarta motivazione, non da poco, è la continuità di risultati. Un pareggio, per quanto poca cosa rispetto ai tre punti, avrebbe comunque "mosso" la classifica e consentito di conservare l'imbattibilita' stagionale. Niente male per il morale e l'autostima.
Un'ultima concausa potremmo inquadrarla in usa sola parola: rispetto.
Non tanto per l'avversario (di quello, scontato,  abbiamo già detto), quanto per due tifoserie meravigliose, spettacolari e commoventi.  Entrambe volevano la vittoria, ma nessuna delle due meritava di perdere, per la civiltà e la correttezza espressi. E ciò ha condizionato non poco i giocatori in campo i quali, se è vero che avrebbero volentieri regalato la vittoria ai propri tifosi, è altrettanto vero che  mai e poi mai li avrebbero voluti deludere rimediando loro una sconfitta.
Per quale motivo, dunque, Benevento e Salernitana avrebbero dovuto "farsi del male" a questo  punto della stagione?
Ecco perché dobbiamo accogliere con moderata soddisfazione questo pareggio proprio perché, a differenza dei precedenti, è stato conseguito con approccio da grande squadra. Quella grande squadra che, quando si rende opportuno, deve anche sapersi accontentare.
Il campionato è lungo, mancano ben 29 giornate, e ci sarà tempo per programmare la fuga. Del resto, come dicevo in un mio precedente intervento, nel prossimo mese il calendario della Strega, rispetto a quello della Salernitana,  sembra favorire un piccolo break sannita.
A cominciare da domenica prossima nell'ennesimo derby ad Aversa.
Crediamoci ed incrociamo le dita.

 

Sezione: In primo piano / Data: Lun 20 ottobre 2014 alle 06:00
Autore: Andrea Bardi
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