Il tecnico gallorosso, protagonista dell’intervista pomeridiana di Sky Sport 24, ha affrontato diversi temi tra passato, presente e futuro. Gioco forza il primo argomento è stato quello relativo all’emergenza Coronavirus e alle possibili conseguenze che questa potrà determinare sui campionati di calcio. Da questo punto di vista Inzaghi è categorico: quando si potrà, si dovrà riprendere a giocare e finire questa stagione.

Queste le sue parole:

FINIRE IL CAMPIONATO –  "In questo momento è difficile parlare di calcio…noi tutti abbiamo fatto un passo indietro, la salute è la cosa più importante.

Di certo, però, quando tutto sarà finito noi vogliamo tornare a giocare. Vogliamo finire ciò che abbiamo fatto per otto mesi, evitando spiacevoli equivoci e strane cose. Non riesco a capire come qualcuno possa pensare di annullare o non finire questo campionato, non so quali interessi ci siano dietro. Nel momento in cui si potrà tornare a giocare e solo allora sia chiaro, dobbiamo finire questo campionato. Anche a luglio o ad agosto. Qualsiasi altra soluzione comporterebbe degli strascichi enormi, ricorsi, squadre fallite, ecc.

Il mio presidente, i miei giocatori, i miei tifosi e la mia società meritano di giocare in Serie A. Siamo in serie A da febbraio. Abbiamo fatto 28 partite, ci manca poco per finire. Magari si giocherà ogni tre giorni ma il campionato si dovrà finire per tutti gli sforzi fatti da tutte le componenti. Siccome ne sento di tutti i colori ci tenevo a puntualizzare questa cosa. Quell’anno della Champions di Atene noi partimmo dai preliminari e segnai dopo 7 giorni di allenamento, quindi non per forza ci vogliono 3 settimane per tornare a giocare. Ora rispettiamo le regole ma quando si potrà tornare bisognerà farlo”.

”.

CRESCITA PERSONALE COME ALLENATORE – “I giocatori forti e le società forti ti aiutano, io amo questo mestiere. Sapevo bene le difficoltà di questo mestiere ma sapevo anche che mi sarei tolto belle soddisfazioni. Qui ho dei giocatori incredibili e una società fantastica. Avere un Presidente così e un gruppo del genere mi rende molto orgoglioso.

Non è mai facile decidere chi deve giocare e chi no ma vedere i miei giocatori comportarsi così come hanno fatto mi dà grande gioia”.

JUVE O MILAN – “Sono state due esperienze molte belle, chiaramente il Milan ha segnato la mia carriera essendoci stato 15 anni. Però io non dimentico nessuna squadra dal Piacenza all’Atalanta e voglio dedicare un pensiero a Bergamo che sta soffrendo molto in questo periodo”.

ATENE – “Quell’anno lì, 5 gol in 3 finali sono stati qualcosa di incredibile. A 34 anni poi. Nemmeno Messi e Ronaldo ci sono riusciti. Ovviamente senza la mia squadra e i miei compagni tutto questo non ci sarei mai riuscito”.

SOGNARE SEMPRE – “Io a 23 anni non pensavo di andare all’Atalanta e vincere la classifica cannonieri, per questo dico ai ragazzi di credere nei sogni perché si possono realizzare. A 38 faccio doppietta a Madrid e una settimana dopo mi ruppi il crociato. Lì, però, mi feci la promessa di ritornai e così fu: tornai col Novara e feci gol. Bisogna sognare sempre, dopo il buoi c’è sempre la luce. Questo voglio dirlo proprio in questo momento difficile”.

MONDONICO – “Mondonico era il mio allenatore ed una persona fantastica. Oggi sono due anni dalla sua scomparsa e voglio ricordarlo”.

C. LEAGUE O MONDIALE – “Il Mondiale è stato qualcosa di incredibile anche col gol alla Repubblica Ceca ma lì giocai poco; la finale di Atene dove feci due gol, però, è certamente la mia partita. Sono stati due anni fantastici”.

FUTURO IN A – “Viola è uno di quelli a cui dico sempre che hanno perso tanto tempo della loro carriera in B ma erano da serie A. A volte ai giocatori gli fanno credere che sono calciatori di categoria inferiore ma non è così. Mi viene in mente Caputo che sembrava poter segnare solo in C e in B ma invece segna anche in A. Per questo penso a Moncini e Coda che potranno segnare anche in A”.

VIGORITO – “Mi piace che il mio presidente voglia capire quello che facciamo, senza giudicare. Dopo qualche giorno di lavoro ci chiamò in disparte a me e il mio staff per ringraziarci del lavoro che facevamo”.

ALIMENTAZIONE – “Io ho sempre cercato di mangiare sano e bene. E’ un po’ un falso mito, adesso mangio però anche per il lavoro che faccio non ingrasso. Credo sia importante mangiare il giusto e un po’ di esercizio. Ormai sono abituato alla mia alimentazione e per me sgarrare ormai è difficile”.

MALEDIZIONE MAGLIA N. 9 DEL MILAN – “A me viene da sorridere. E’ chiaro che mettere la maglia n. 9 del Milan è qualcosa di importante ma se la mettesse Ibra la maledizione finirebbe subito. Io quando il Milan fa bene e vince sono il primo ad essere felice. La 9 del Milan è una maglia importante e spero che presto tornerà a fare gol”.

NUOVO INZAGHI – “Io credo che il miglior giocatore italiano sia Immobile. Ha un grande spirito, lotta su ogni pallone. Mi piace molto. Poi ci sono dei giovani interessanti tipo Cutrone che conosco. Io adesso mi occupo soprattutto dei miei, abbiamo Moncini e Coda che potranno fare bene in Serie A secondo me".

INZAGHI…SIMONE – “Simone è più bravo di me in tutto, da lui c’è solo da imparare. Vedere la Lazio è una spettacolo. Quando sono andato a vedere i suoi allenamenti ho capito perché faceva certi risultati. Riesce a trovare il giusto compromesso tra il farsi voler bene e il farsi rispettare. Poi lavora davvero molto bene sul campo. Ha uno staff davvero importante, così come ce l’ho io al Benevento. Gli staff sono importantissimi per un allenatore. Si merita tutte le soddisfazioni che sta avendo perché è un ragazzo molto serio”.

IL COMPAGNO PIÙ FORTE – “Domanda troppo difficile, dirne uno sarebbe brutto. Ho avuto Maldini e Nesta, Pirlo, Gattuso, Seedorf. Se devo fare un nome allora dico Kakà perché insieme abbiamo fatto qualcosa di speciale ad Atene; così come Sheva era qualcosa di speciale. Anche Ibra è fortissimo, quell’anno che giocammo insieme potevamo fare grandi cose ma io mi infortunai.

Il difensore che mi marcava meglio era Cannavaro che mi teneva sempre anche per la maglia e non riuscivo mai ad anticiparlo. L’unica volta che ci riuscì disse che gli avevo fatto fallo. Per giocare con gente come Kakà, Ibra, Sheva Del Piero non ti devi adattare, erano così forti. Devi solo capire come sono i tuoi compagni e capire dove mettevano la palla. Devi studiare anche i tuoi compagni oltre che gli avversari, questo dico anche ai miei calciatori”.

MENTORE – “Tutti gli allenatori che ho avuto mi hanno dato tanto a partire da Gigi Cagni a Piacenza. Chiaramente Ancelotti è quello con cui sono stato di più e con cui ho vinto tanto: era un gestore di uomini straordinario. E’ difficile sentir parlare male di lui”.

Sezione: In primo piano / Data: Dom 29 marzo 2020 alle 14:48
Autore: Gerardo De Ioanni / Twitter: @@GerardoDeIoanni
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