Nel corso della trasmissione “Totalmente Dipendente – Lo Sfogatoio Giallorosso”, andata in onda nel post gara di Venezia – Benevento, è intervenuto l’ex capitano giallorosso Pedro Mariani che ha commentato la vittoria della Strega in terra veneta e, più in generale, questa prima parte di campionato del Benevento di Inzaghi, sempre più solo al comando.

Una giornata dal sapore dolce-amaro per Mariani che, oltre a vestire la maglia della Strega, ha indossato, nel corso della sua lunga carriera, anche quella arancioneroverde: “Venezia – Benevento è la mia partita. Da una parte c’era la gioia per il Benevento, dall’altra il dispiacere per la sconfitta del Venezia. D’altronde, è noto a tutti, sono le squadre a cui sono più legato”.

L’ex difensore, poi, è entrato nel vivo del commento tecnico della partita, che ha visto il Benevento espugnare il “Penzo” per due a zero: “Il Benevento è sorprendente, giocare al “Penzo” è difficilissimo; il Venezia aveva fatto qualche pari di troppo finora in campionato ma per quanto fatto vedere meriterebbe una classifica migliore. Non sta avendo molta continuità ma è molto ostica. Quello che più mi sta sorprendendo del Benevento è la capacità di gestire la sua forza. In alcuni momenti ha pressato altissimo, però quando si difende lo fa con tutti e undici i calciatori dietro la palla. Variare così bene e tanto le situazioni di gioco è importante. Il Benevento è pratico, cinico, operaio”.

Se il Benevento è primo a +9 sulla seconda i meriti sono anche di chi siede sulla panchina giallorossa. Per Mariani, Pippo Inzaghi ha creato una vera e propria macchina da guerra: “Inzaghi è stato un calciatore che viveva di istinti. Credo che Pippo, che conosco personalmente, avesse bisogno di maturare e di fare la gavetta. Partendo dal Milan ha fatto un percorso al contrario. Questo ha fatto sì che si creassero dei dubbi sulle sue capacità di allenatore. Poi ha fatto benissimo a Venezia, male a Bologna. Questo ha creato dei dubbi nella gente. Ora, però, si è calato completamente nel ruolo di allenatore, che è completamente diverso da quello di giocatore e ha creato una macchina da guerra. Il Benevento legge le gare in una maniera incredibile.

Inzaghi ha creato una difesa forte, dove non c’è uno in particolare come poteva essere ai tempi in cui giocavo io, ma quattro difensori tutti da sette in pagella. È difficile fargli gol, è gente concreta senza fronzoli. Negli altri anni, come l’anno scorso con Bucchi ad esempio, partite come queste il Benevento finiva anche per perderle. Vanno fatti i complimenti a Inzaghi perché ha dato questa mentalità alla squadra”.

Nella difesa di ferro del Benevento, emerge evidentemente la figura di Luca Caldirola: “Non lo conosco di persona, ma vedendolo giocare posso dire che ha la stessa serenità che avevo io. È molto consapevole, concentratissimo. A me piace molto. Insieme a Lucioni è il calciatore che ho apprezzato di più, parlando di difensori”.

Mariani, che nel Benevento, appesi gli scarpini al chiodo, ha ricoperto anche il ruolo di allenatore in seconda, ha poi fatto una disamina a trecentosessanta gradi su come è cambiato nel calcio moderno il ruolo di allenatore, facendo espressamente i compimenti a Inzaghi per come lo interpreta: “Per essere un bravo allenatore non basta pensare solo alle due ore di allenamento.

La bravura di Inzaghi è quella di curare i dettagli. Lui dopo gli allenamenti si preoccupa di tutto ciò che ruota intorno alla squadra: dove andare a cena, cosa mangiare, se i ragazzi vanno d’accordo. Lo spogliatoio è fondamentale, il vero ago della bilancia è chi non gioca. Se non ti poni bene con i calciatori, se gli racconti frottole, non ti seguono più. Pensiamo a Kragl, Gyamfi, Improta. Se lui non avesse in mano la squadra, quando chiamati in causa questi non ti darebbero quello che ti stanno dando. Inzaghi è stato bravissimo a gestire queste situazioni.

Andare al Benevento non è facile. Lui ha fatto una scelta difficilissima, un fallimento a Benevento per lui sarebbe significato davvero la fine quanto a possibilità di allenare a certi livelli, si sarebbe dovuto barcamenare su panchine di bassa serie B, serie C. È stato bravissimo. Sapere che c’è un allenatore così bravo e famoso che sta attento a tutte queste cose fa tenere sempre alta l’attenzione a tutti i giocatori. A livello di gestione della squadra è fantastico. Certamente è anche bravo nell’allenare perché non si è primi in classifica per caso. L’avere una squadra forte non è garanzia assoluta di ottenere risultati. Un allenatore deve gestire tutto: la stampa, i calciatori, la società e anche il Presidente. Oggi fare l’allenatore è davvero complicato. E’ molto più difficile gestire tutte queste situazioni quando le cose vanno bene perché gestire il primato è durissima. Complimenti a lui”.

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Sezione: In primo piano / Data: Lun 02 dicembre 2019 alle 02:17
Autore: Gerardo De Ioanni
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