La vittoria nel derby contro l'Ischia, netta ma tutt'altro che scontata, è figlia "naturale" dell'esaltante trionfo di Castellammare; direi, anzi, che ne è una diretta conseguenza.
Vincere al Menti, dove a nessuno era riuscita, in precedenza, l'impresa, ha definitivamente consacrato nelle menti dei protagonisti la consapevolezza di essere una squadra davvero forte, per certi versi imbattibile, capace di orientare a proprio favore gli esiti di qualsiasi partita in qualunque momento, senza particolari patemi ed affanni.
È esattamente quel che è successo ieri al Vigorito.
Al via, Ischia schierata con il modulo dieci -zero - zero (non certo una sorpresa! ) e Benevento impossibilitato a sviluppare e produrre gioco, anche a causa dell'asfissiante marcatura ad uomo a cui è stato da subito sottoposto il "faro" di centrocampo, Gaetano D'Agostino, attorno al quale mister Maurizi, come se non bastasse, aveva predisposto una vera e propria gabbia.
Ciononostante il Benevento non è sembrato affannarsi più di tanto nella spasmodica ricerca del risultato perché convinto, oserei dire certo, che il gol sarebbe arrivato da un momento all'altro.
Bastava semplicemente volerlo, come solo una grande squadra sa e può fare. Ma certe consapevolezze non si acquisiscono per caso; sono le vittorie (specie quelle che contano) e la continuità dei risultati a cementarle nelle menti dei protagonisti .
Un Benevento lento, prevedibile e poco incisivo, incapace di sfondare la Maginot ischitana. Gli esterni stentavano ad allargarsi (cosa che, invece, il modulo tattico adottato richiederebbe), il centrocampo non illuminava e, di conseguenza, gli estremi offensivi non ottenevano palloni giocabili. Tutto questo per quasi l'intera prima frazione di gioco. Ma, ripeto, era soltanto apparenza. La realtà è che il Benevento, sornione, è come se SAPESSE che, prima o poi, l'avversario avrebbe capitolato. E così il risultato è stato sbloccato nella maniera più classica in simili situazioni: con un calcio piazzato. Del resto, quando in squadra hai la fortuna di avere un giocatore che da del tu al pallone e lo indirizza dove vuole e quando vuole, puoi permetterti anche di attendere perché prima o poi, stanne certo, ti sfodera l'invenzione. Non so se D'Agostino abbia cercato direttamente il gol da calcio d'angolo (anche se non mi sorprenderebbe), ma una cosa è certa: la sua prelibatezza balistica ha sorpreso il portiere avversario il quale è già tanto che sia riuscito a togliere letteralmente il pallone dall'incrocio dei pali compiendo un mezzo miracolo; nulla ha potuto, poi, sul tap in di testa di Padella, abile nell'anticipare gli avversari e cogliere in controtempo l'estremo difensore isolano.
Sbloccato il risultato, poi, il Benevento, sempre da grande squadra, ha cercato, ed ottenuto il classico colpo da KO ed ha chiuso la partita tre minuti dopo.
Il secondo tempo non si è più giocato, a parte la magia di Mazzeo che, si fosse concretizzata in gol, avrebbe fatto venir giù lo stadio.
Dicevo all'inizio che la vittoria, per quanto netta, non era affatto scontata.
Non è da oggi che diciamo che in questo campionato non esistono squadre materasso e che tutti possono vincere, e perdere, contro tutti. Basti guardare i risultati della ventesima giornata appena conclusa. Il caso più eclatante riguarda la Casertana, capace di essere inchiodata sullo zero a zero, a casa propria, da una sorprendente Reggina, che ha giocato, peraltro, in inferiorità numerica per buoni due terzi di partita. Poco prevedibile anche la sconfitta del Foggia nel derby di Martina Franca, a soli cinque giorni dalla quaterna inferta dai satanelli ai malcapitati azzurrostellati di Pagani. A proposito, complimenti al Martina (a cui il Benevento farà visita a metà febbraio) per il ruolo di regina incontrastata dei derby pugliesi che contano (aveva già fatto un sol boccone del Lecce al Via del Mare). Sorprende, anche se in maniera minore, il pareggio della ex capolista Salernitana al San Vito di Cosenza, anche se, a dir il vero, su quel campo è sempre difficile per chiunque accaparrarsi l'intera posta. Poco male, va bene così.
E poi un derby è sempre un derby. Anche se l'avversario si chiama Ischia. Pauroso, al proposito, il rendimento del Benevento nelle otto stra-regionali fin qui disputate: ben venti punti conquistati sui ventiquattro disponibili, frutto di sei vittorie (di cui quattro esterne) e due pareggi. I giallorossi hanno fin qui disputato venti partite, dieci in casa ed altrettante in trasferta, ottenendo ventun punti tra le mura amiche e ventidue fuori sede, per un totale di quarantatré . Una sola sconfitta (unica squadra in Europa, insieme alla Juventus, nei campionati professionistici!)
Nella classifica avulsa degli scontri diretti, includendovi le prime sei in classifica, il Benevento è primo con dieci punti (in coabitazione col Lecce), la Salernitana (seconda) segue a "soli" cinque punti.
Numeri stratosferici, che legittimano il primato ed incutono spavento e timore negli avversari.
Confermo, pertanto, quanto affermavo all'inizio del campionato, e cioè che l'unica squadra a far paura al Benevento è.... il Benevento !
Il girone di ritorno è iniziato come meglio non poteva. Vetta solitaria riconquistata e, soprattutto, consapevolezza di avere una grande squadra, ed un gruppo forte e coeso, composto di uomini veri e seri professionisti.
Continuiamo così e.... mi fermo qui.
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