Faccio subito una premessa, che sotto certi aspetti mi sembra anche alquanto stucchevole, ma vista la situazione che si è creata in città ultimamente è doveroso fare prima di provare a scrivere e a volte a fare chiarezza su alcune vicende che stanno accompagnando il dopo Benevento-Como e quindi l’annunciata uscita di scena della famiglia Vigorito dall’ambito del calcio. Il sottoscritto come cerca di fare da anni prova soltanto ad essere quanto più obiettivo e chiaro possibile, cercando attraverso certi approfondimenti di chiarirsi le idee, prima di tutto personalmente e poi provare a riportare il concetto anche per iscritto grazie al nostro portale tuttobenevento, e quindi porli in essere a prescindere se si è Pro o Contro Vigorito, come sembra ci si debba dividere oggi.

Bene, fatta questa opportuna premessa, che quindi serve a sgomberare il campo su qualsiasi tipo di pensiero e tenendo presente che il presidente Oreste Vigorito non ha bisogno di alcun avvocato difensore avendone a disposizione già abbastanza, martedi scorso dopo aver partecipato alla conferenza stampa del giovane broker di origini sannite Gianmaria Feleppa, obiettivamente qualche dubbio in merito a questa ipotesi di trattativa mi è a giusta ragione (credo) ragionevolmente venuto.

Prima di tutto, quello che mi ha fatto riflettere è che poiché qui si sta parlando di “ipotesi di trattativa”, confermato anche più volte durante la conferenza stampa dallo stesso Feleppa che parlava di “valutazione” da parte del fondo arabo ad una “semplice” squadra di serie C, mi sono chiesto perché mai tutto questo clamore e questa “pubblicità” in merito appunto ad una “ipotesi”. Credo che un imprenditore, ma anche un intermediario, realmente interessato, solo ed esclusivamente a chiudere un affare del genere provi a farlo senza tanto clamore, muovendosi circospetto e senza divulgare alcun tipo di notizia a stampa e Tv, e a maggior ragione se si intermediari, e se si propone una operazione del genere ad un fondo di investimento arabo che presumo, non si avvarrà solo ed esclusivamente della consulenza e delle intermediazioni del volenteroso broker sannita. Ma questa è solo una mia riflessione, un pensiero a voce alta che poi rimane tale. Ho seguito la conferenza stampa del broker Feleppa come dicevo, e senza ritornare sui contenuti di essa, neanche per commentarli, visto che tra l’altro sono stati ampiamente riportati “virgolettati” su tutte le testate locali compresa la nostra, vorrei porre l’attenzione solo su una questione che obiettivamente anche al sottoscritto aveva fatto sobbalzare sulla sedia. In un passaggio infatti, il broker faceva riferimento ad una perdita di esercizio di 11 milioni di euro da parte del Benevento Calcio spa come si evidenziava, sempre a suo dire, dal bilancio della società che è pubblico e che si riferisce al 2013. Una sottolineatura importante questa da parte di Feleppa che riteneva questa perdita di esercizio, insieme alla strutturazione della società Benevento calcio paragonata a quella di una società di serie A, dei contratti ancora in essere con diversi calciatori (dovrebbero essere ad oggi 21 circa), ed il numero di dipendenti a vario titolo (55 ndr.), degli scogli quasi insormontabili rispetto alla possibilità anche di poter provare ad intavolare una trattativa.

Poiché  credo che in questo momento così delicato non possiamo permetterci neanche il “rischio” che una dichiarazione decontestualizzata, su una vicenda non approfondita, possa creare una certa preoccupazione tra gli sportivi, i tifosi e gli osservatori, penso che sia opportuno chiarire bene certi aspetti per confermare ancora una volta, quello che poi abbiamo tutti (sia i pro e i contro) sempre saputo e cioè che il Benevento Calcio Spa è una società al momento solida dal punto di vista finanziario e che lo è sempre stata, grazie appunto alla famiglia Vigorito proprietaria del pacchetto azionario, che fino ad oggi ha sempre onorato tutti gli impegni e gli oneri sottoscritti in modo preciso e puntuale.

Proprio per questo, mi sono deciso a fare alcune domande all’amico e dottore commercialista Andrea Bardi, che tra l’altro fino a qualche mese abbiamo avuto il piacere di poter ospitare sul nostro portale, come redattore di una seguitissima rubrica a colori giallorossi.

Andrea è un grande tifoso del Benevento, e pur essendo residente a Napoli e con studio ed interessi nel capoluogo partenopeo, ogni fine settimana è stato sempre presente sugli spalti del “Ciro Vigorito” per sostenere i giallorossi. Gli ho posto quindi alcune domande che spero serviranno anche a voi per chiarirvi meglio le idee.

Caro Andrea, a proposito della notizia riguardante la perdita dell’esercizio 2013 di oltre 11 milioni di euro che avrebbe conseguito la società Benevento Calcio S.p.A., potresti spiegare come sia stato possibile divulgarla in una conferenza stampa indetta da terzi non appartenenti alla società stessa?

R. "I bilanci delle società di capitale sono pubblici e, come tali, accessibili a chiunque ne faccia richiesta presso il Registro delle Imprese. Posso soltanto pensare che chi si sia pubblicamente assunto la responsabilità di diffondere tale riservata e delicata informazione si sia opportunamente documentato.  Ciò premesso, tengo a precisare che non sono personalmente a conoscenza dei dati relativi al bilancio 2013 della società Benevento Calcio S.p.A. , ma quant’anche, ipoteticamente, lo fossi, non li divulgherei di certo con questa intervista, non avendone ricevuta alcuna autorizzazione. Mi limiterò, pertanto, quale Dottore Commercialista ed Esperto Contabile - a rispondere soltanto a domande di carattere generale."

Bene Andrea, fatta questa giusta e opportuna precisazione, mettiamo caso, allora, che la perdita si sia effettivamente realizzata; dobbiamo seriamente preoccuparci per la sorte della società che fino ad ora tutti conoscevamo come fortemente patrimonializzata ed economicamente solida?

R. "In linea di massima posso senz’altro affermare che i risultati economici di gestione di una società che svolge la propria attività nel contesto delle discipline sportive, in particolare nella gestione di  squadre di calcio professionistico, evidenziano quasi sempre una perdita di esercizio, che definirei sistematica."

"I costi di gestione (materiale, servizi, affitti, personale dipendente- calciatori compresi-, amministrativi, ammortamenti ecc.)  sono “fisiologicamente” di gran lunga superiore ai ricavi (anche sei o sette volte superiori, non di rado anche di più). I ricavi di gestione sono rappresentati per lo più da vendite di abbonamenti, da incassi derivanti dalla vendita dei biglietti e dalle varie sponsorizzazioni. In qualche evenienza (ma non credo sia il caso del Benevento Calcio), possono concorrere ad incrementare il valore della produzione anche determinati contributi “in conto esercizio”, per lo più erogati dalla Lega di appartenenza al verificarsi di particolari condizioni, vedi ad esempio l’utilizzo di giovani calciatori nelle partite di campionato. Non deve, pertanto, impressionare più di tanto la cifra  divulgata, seppur “ad effetto”, riguardante la perdita di esercizio 2013 .  O, quantomeno, il risultato da solo non sta a significare che la società versi in una condizione patrimonialmente compromessa al punto di minarne la prosecuzione dell’attività ."

Quindi Andrea, se non ho capito male,  non c’è da preoccuparsi ?

R. "Il bilancio di una società è composto da varie componenti. Il risultato economico di esercizio, per quanto di importanza fondamentale, è soltanto una di esse. Altra componente fondamentale è il patrimonio netto, dato dalla differenza tra le attività e le passività. La presenza dell’organo di vigilanza e controllo della gestione (collegio sindacale), lascia presupporre che il patrimonio netto esponga, appunto, un saldo attivo. Ripeto, non conosco i dati di bilancio. Ma la logica, oltre che le ferree  disposizioni del codice civile in materia di società di capitali,  non mi consentono un’altra supposizione."

"C’è, poi, un’altra considerazione da fare. I bilanci delle società di calcio sono sottoposte al controllo di regolarità da parte della CO.VI.SOC ( Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio), tra i cui compiti specifici vi è anche quello di verificare la correttezza dei bilanci delle società iscritte o iscrivende  a campionati professionistici. A tale organismo di controllo e vigilanza è riconosciuta una funzione di natura pubblicistica. Per cui il fatto stesso che la società Benevento Calcio S.p.A. sia stata regolarmente ammessa a disputare il campionato 2014/2015, sta a significare che il bilancio relativo all’esercizio 2013 (presentato a maggio 2014, quindi in data antecedente all’iscrizione all’ultimo campionato disputato) aveva i “numeri giusti”. 

"Ritengo, poi, che i soci (o il socio, perché se non vado errato si tratta di una società unipersonale interamente partecipata da altra società di capitale)  abbia senz’altro proceduto alla ricapitalizzazione ricorrendo ad appositi  versamenti a copertura delle perdite, opportunamente appostati tra le componenti del patrimonio netto. Lo stesso dicasi per la tanto “decantata” perdita dell’esercizio 2013, per la quale non posso non pensare (per la professione che svolgo) che il socio di riferimento abbia già assunto, in sede di approvazione del bilancio 2013, formale impegno (e abbia poi provveduto nel corso dell’esercizio successivo 2014)  alla copertura totale facendo ricorso alla stessa metodologia (immissione di capitali “freschi” a copertura e loro appostazione tra le riserve patrimoniali). Perché, ripeto, la gestione di una società di calcio quasi mai è produttiva di utili ed il ricorso all’intervento finanziario da parte dei soci  a ripianamento delle perdite è pressoché inevitabile. E questo non solo all’interno della società Benevento Calcio. Fortunatamente, a differenza di tante altre realtà che militano o hanno militato anche della massima serie (vedi Parma e Siena Calcio tanto per fare due edificanti esempi), nella società Benevento Calcio c’è stato chi, fino ad ora, ha continuato a “mettere i soldi” e ad investire. Ovvio che il giorno in cui questo non dovesse più verificarsi, non ci sarebbe più alcuna possibilità di proseguimento dell’attività per impossibilità di far fronte alle ingenti spese di gestione, nè di garantire la conservazione del patrimonio sociale."

Un’ultima domanda. Quanto "costa", secondo te,  gestire una società di calcio soprattutto in Lega Pro? E  qual è, sempre secondo te, la ragione che spinge un imprenditore ad investire in un’attività “a perdere”?

R. "Non è possibile quantificare con esattezza l’ammontare dei costi di gestione. Esso dipende da tanti fattori (valore del parco giocatori, numero di dipendenti assunti, qualità professionale degli uomini del management, costi inerenti alla gestione  dello stadio e dei servizi collaterali, costo dei vari consulenti, spese per trasferte dei giocatori, logistica, ammontare degli investimenti e quindi degli ammortamenti relativi ecc.). Una cosa, però, è certa. A meno che non si partecipi a tornei di altissimo livello (e parlo di coppe europee) e si ricevano i contributi (tanti) dall’UEFA, difficilmente i ricavi supereranno i costi e quindi piuttosto che di una quantificazione dei costi fine a se stessa, parlerei di una cronicizzazione delle perdite. Questo vale anche in caso di incasso dei vari diritti televisivi qualora si partecipasse a campionati di categoria superiore. Certo ci sarebbero più ricavi, ma difficilmente si conseguirebbero utili d’esercizio. Comunque sia i costi sono davvero “tanti” e soltanto imprenditori potenti economicamente sono in grado di sostenerli. E a nulla servono le varie collette per l’iscrizione al campionato, se poi non si è in grado di coprire i costi della gestione corrente. Sarebbe come acquistare una Ferrari e non avere, poi, i soldi per metter la benzina  e farla camminare."

"Quanto alla seconda domanda, esistono, secondo me, due diversi tipi di imprenditore calcistico: l’imprenditore “di testa” e quello “di cuore”. Il primo nasconde interessi personali in attività collaterali usando come paravento le società sportive, rilevate magari a quattro soldi in aste fallimentari, scendendo spesso e volentieri a compromessi con le “istituzioni” per raggiungere risultati sportivi al fine di valorizzare economicamente il capitale investito; non di rado questo tipo di imprenditore possiede interessi in più d’una società calcistica, perché in lui prevalgono le ragioni della “tasca” su quelle del cuore. Non per nulla questo tipo di imprenditore è freddo ed impassibile ad eventuali contestazioni, anche pesanti,  della “piazza”.  Quanto al  secondo, invece, egli insegue soltanto un sogno meramente sportivo che lo gratifichi molto più che un ritorno dell’investimento che gli faccia guadagnare denaro, forse perché ne ha già a sufficienza. Un’idea su chi, tra persone di nostra conoscenza,  potremmo associare alle due diverse figure me la sono fatta. Ma mi consenta di tenerla per me."

Ringrazio di cuore Andrea per la sua disponibilità, e rimaniamo sempre attenti e vigili ed in particolare sulle prossime news che arriveranno in merito alle questioni societarie che riguarderanno il Benevento calcio nei prossimo giorni.

Sezione: In primo piano / Data: Gio 28 maggio 2015 alle 21:40
Autore: Cosimo Calicchio
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