Il pallone, una sfera di cuoio, nemmeno voglio pensare ai nuovi e ipertecnologici materiali con i quali oggi esso è fabbricato. Quel pallone, con le sue traettorie imprevedibili, il suo vorticoso roteare, molto spesso ha cambiato destini di squadre e del loro pubblico, addirittura quello d'intere città, tutto a causa di una semplice e impercettibile variazione di traettoria... O, meno esaltante, impantanandosi in una pozzanghera, oppure deviato da un beffardo ciuffo d'erba. Ma il calcio è un gioco, il pallone è lo strumento fondamentale, oltre ad uno spazio aperto su cui farlo correre e a due "porte" almeno decenti.

Un gioco, certo. Un gioco, però, che per molti di noi dura da molte decine di anni e ancora non ci stanchiamo. Vorremmo sempre rimettere palla al centro, per continuare a tirar calci a quella benedetta sfera a spicchi. C'è chi, come me, a tirare calci ha smesso da tanto: i miei piedi erano come spesse tavole di legno, meglio lasciare l'incombenza a chi ne è maestro e possiede estremità calzate sopraffini. Mi è rimasta solo la passione, abbinata a quella per la maglia gialla e rossa con calzoncini neri: è il massimo desiderabile! Per me, per noi, la stessa emozioni immutata da sempre. Fede e passione incrollabili.

Il pallone, con il suo moto, ha un effetto magico visivo, come le trottole colorate. Sembra essere in grado di ipnotizzarci e a tirar fuori il bambino che è in noi, nascosto nella fitta selva degli anni. E qualche volta capita di rimanere fissati a guardarlo, quel pallone. Gira, corre veloce sul prato, calciato a mestiere, e in velocità sembra avere un solo colore oppure molteplici.... questione d'immaginazione, fantasia. E' il colore dei ricordi, quelli personali, che al calcio sono strettamente connessi.

Oggi il ricordo più forte che quel pallone mi induce è quello di Ciro Vigorito. Inutile presentarlo, è la sua stessa storia -breve purtroppo, quella nella nostra comunità- ad avercelo fatto conoscere e lasciarne un segno indelebile in ognuno di noi, in chi lo ha conosciuto. Se oggi calcisticamente abbiamo "un presente" (e anche un futuro), lo dobbiamo indubbiamente agli investimenti del fratello Oreste ma fondamentalmente alla base c'è la sua grande passione per il calcio, a trecentosessanta gradi, e la sua lungimiranza. Pallone e memoria, pensi Ciro Vigorito inevitabile andare con la mente a Carmelo Imbriani. Due miti, personaggi forti e positivi, ognuno nel suo ambito, che sono alle fondamenta del Benevento Calcio che sarà, ovviamente è ciò che mi auguro. Una fortuna averli avuti con noi, ancora più grande per ciò che hanno lasciato, come valori. e Stadio e Antistadio portano il loro nome, impossibile non pensarci ogni qualvolta ognuno di noi varca quegli ingressi.

Il pallone corre sul prato, l'attesa è di veder concludere la sua corsa nella rete avversaria. Il calcio è questo. Ma non c'è calcio senza uomini, e non si è uomini se non si riesce ad attenersi alle regole e a rispettare gli "avversari", che sia sport o più seriamente la vita di tutti i giorni. Il pallone correrà ancora, spero di poterlo vedere per tanti anni, per prepetuare la mia passione calcistica, per consolidare sempre più la mia fede per i nostri colori. Siederò al mio posto e fisserò la sfera rotolare sull'erba appena tagliata e con il suo odore inconfondibile. E per novanta minuti, ogni volta potrò perdermi nei ricordi più belli e far rivivere il bambino che c'è in me. Grazie Ciro, anche per questo.

 

 

Sezione: In primo piano / Data: Ven 24 ottobre 2014 alle 14:30
Autore: Marcello Mulè
vedi letture
Print