Oggi mi sento davvero in serie A!”…semplice ma efficace la considerazione del caro amico Antonio arriva ai quasi 30 gradi del settore Distinti, illuminati da un sole che sa tanto di ottobrata. Si suda, si sbuffa, ma oggi è una di quelle domeniche in cui tocchi davvero con mano quello che ha “combinato” la Strega in questi due anni che hanno capovolto il mondo. Se con la Roma era stato un aperitivo servito nell’infrasettimanale, il dì di festa consacra davvero il prato del Vigorito come il palcoscenico del calcio nobile, quello che da queste parti era visto da lontano, molto più lontano di quanto in realtà non fosse geograficamente. Oggi la sana provincia, quella che si affaccia a sfidare il colosso milanese rinsanguato dai capitali “made in China”, siamo noi, i giallorossi lillipuziani che stanno mettendo a punto la fionda per dare fastidio ai Golia della multinazionale. Arriviamo nel catino da tutto esaurito dopo una settimana un pò così: la prevendita più veloce del west, la Curva Sud che si incarta in un paio di comunicati in cui infila un “reazioni spropositate” che onestamente sa tanto di clamoroso autogol lessicale (per dirla come quelli che parlano bene e non alla beneventana maniera come invece mi verrebbe…), l’accoglienza giuliva di uno stuolo di adepti adoranti al pullman della Beneamata, carico di eroi dall’ingaggio multimilionario (una sorta di furgone portavalori verrebbe da dire…) che se ne è dovuto fare una ragione e ha dovuto percorrere l’asfalto sconnesso di via dei Mulini, nella speranza che lorsignori non ne abbiano avuto particolare nocumento. A proposito, vuoi vedere che la targa del Comune non l’hanno voluta per questo motivo? Persino il mio tradizionale struscio della domenica mattina lungo il corso Garibaldi diventa una personale indagine economica: mi metto a scrutare i riconoscibilissimi gruppetti di tifosi dell’Inter, pochi per la verità e, a lume di naso, non di certo milanesi doc, per capire se stanno prendendo d’assalto bar e ristoranti, perché poi sta serie A a qualcosa di concreto dovrà pur servire. Inutile dire che l’esito dell’indagine, rigorosamente empirica, è quantomeno deludente.

Per una settimana abbiamo aspettato i tifosi dell’Inter, quelli che alle 10 e un minuto di martedì scorso erano in fila nella ricevitoria sotto casa o col pc spianato per arraffare tutto il possibile. Ora li osservo, in quella porzione di Curva Nord piena come un uovo.  Eppure bastano pochi secondi per “smontare” il mito, giusto il tempo di leggere qualche striscione: Barletta, Nettuno, Tramutola (che con tutto il rispetto solo domenica ho scoperto essere un comune di tremila abitanti in provincia di Potenza)….vabbè, altro che bar e ristoranti, qua siamo al frigo e al panino salsiccia e melenzane sott’olio portato da casa e preparato da mammà…roba che manco in Lega Pro. Altro che Cina, altro che “Fozza Inda”,  Amala pazza Inter amala, qua c’è l’immancabile Atripalda, lo sfilatino sopressata e caciocavallo di Montella, la damigiana di Taurasi e pure qualche sciarpetta biancoverde di quegli zuzzurelloni  che vanno in giro a chiamare gli altri complessati. Detto tra noi, mi cadono le braccia, ma mi sa che dobbiamo farci l’abitudine. Eppure i nostri graditi e generosi ospiti manco ci ringraziano, ci siamo fatti un mazzo così per fare il miracolo di portargli la serie A fin quaggiù, per fargli vedere il fantasma di Icardi e di Perisic a pochi metri, eppure ci augurano la B, augurandosi masochisticamente di dormire una notte in pullman per scapicollarsi a San Siro a vedere i loro eroi (e lì i panini è più dura portarseli…).  “Noi non siamo napoletani”, cantano le falangi nerazzurre, compresi quelli del mirabolante “Inter Club Montesarchio”, direttamente dalla Valle Caudina, ridente vallata notoriamente posta nl nord della Lombardia, nei pressi del confine con la Svizzera per la precisione, dove le auto non si parcheggiano in doppia fila, la raccolta differenziata è al 95%, gli ospedali e gli uffici pubblici funzionano come un orologio…svizzero. Beati loro, che grazie a Dio non sono napoletani e tifano pure Inter…

Tutto contorno e peraltro molto penoso, ma tant’è. I cuori giallorossi, orgogliosi e calorosi come ai tempi dei playoff, rispolverano cori e grinta d’autore. E’ bastato un segnale di vita, di voglia di quei ragazzi in campo e i gradoni del nostro stadio sono tornati ad essere il vulcano di qualche mese fa, quello che sembrava annacquato da questo tremendo impatto con la serie A. In realtà il fuoco covava sotto la cenere. Ho toccato con mano come la gente sannita (quella vera…non quella da settore ospiti) abbia compiutamente realizzato come vivere questa avventura in serie A, il segreto per godersela pure in questo mare di sconfitte, giuste e ingiuste. Bisogna fare di necessità virtù, accontentarsi anche solo di un gol, di una giocata, di tenere aperta una partita fino al novantesimo. Ora sappiamo qual' è il nostro ruolo, ma sappiamo come viverlo con dignità e orgoglio, quelli che non si lasciano calpestare dalle ruote di un pullman dello squadrone milanese o torinese di turno. Quello stadio che domenica per alcuni attimi ha battuto come un cuore solo è la risposta più bella ai sapientoni da tastiera e ai soloni dei palazzi del calcio, quelli che vogliono la serie A solo dei grandi, dei fatturati e degli stadi freddi come ghiaccioli. Quelli che pensano che uno zero in classifica possa farci passare la voglia di giallorosso, abbatterci, demoralizzarci ma non sanno  che “che vinca o che perda noi siamo sempre qua a sostener la maglia, sarà quel che sarà e se sarà sudata onori la città”. E quella maglietta domenica scorsa era sudata, sudatissima, come piace a noi, basta questo per godere da matti…ma non ditelo ai tifosi di nerazzurro vestiti della Val Brembana, pardon della Valle Caudina…non capirebbero. Ce ne faremo una ragione…

VISTO DA EST, data la sosta del campionato, tornerà mercoledì 18 ottobre, un saluti a voi tutti e  come sempre FORZA BENEVENTO, a Verona per cancellare quello zero infame!!!

Sezione: VISTO DA EST / Data: Mer 04 ottobre 2017 alle 07:00
Autore: Antonio De Ianni
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