Cosimo è un tifoso del Benevento. Di quelli veri, di quelli nati e cresciuti col giallorosso nelle vene. Come tanti ragazzi di Benevento è stato il papà a trasmettergli la passione per quella maglia, quasi come se nel dna ci fosse stampata una Strega. Oggi Cosimo ha superato gli anta, vive sulla costa Adriatica molisana, là dove lo ha portato il lavoro. Non bastano di certo qualche centinaio di chilometri dal Sannio per annacquare il fuoco giallorosso. Cosimo c’è sempre, in casa, da quest’anno in Curva Nord, col suo striscione impregnato di orgoglio, che ritrae il gladiatore sannita e il tenero abbraccio di un bambino al suo papà, una meravigliosa foto tirata fuori da un impolverato album di famiglia. Ma Cosimo c’è sempre, anche in trasferta. Lunedì un giorno di ferie, un paio di amici e via verso Verona risalendo l’Italia dalla dorsale adriatica. Senza pensare a quel lugubre zero in classifica, senza pensare alle assenze pesanti, senza pensare al faccione beffardo di un diesse ormai “decorativo” e nulla più. No, Cosimo è un uragano, uno di quelli che a quindici anni era a Canosa e Rionero in Vulture con lo zainetto in spalla e dentro il panino con la frittata e la coca-cola, perché andare a vedere il Benevento era una figata pazzesca, fosse stato anche a Frittole o giù di lì. “Ragazzi non ci abbattiamo, la serie A è una cosa troppo grande, dobbiamo fare di tutto per tenercela stretta…”, questo il suo chiodo fisso. Cosimo ha tifato due ore e più sulle gradinate del Bentegodi, insieme a quei 500 innamorati pazzi…ha sperato, creduto che fosse la serata giusta. Ha visto un Benevento a tratti ordinato, ben messo in campo, volenteroso, ma anche un Benevento tremendamente fragile come un fuscello. Basta una folata di vento, neanche troppo forte e quel fuscello viene subito sbattuto di qua e di là, in balìa del soffio di Eolo, che stavolta è rosso come il cartellino sventolato ad un ingenuo e spaesato Antei.
Cosimo è sempre lì, ci crede ancora : “Chi l’ha detto che in 10 non si può fare risultato?”. Da quel settore ospiti, un puntino negli spazi siderali dello stadio scaligero, vengono giù i cori della passione beneventana, quelli che non si fermano mai. I minuti scorrono lenti, ma la sensazione che il coltello prima o poi affonderà nella carne viva purtroppo volteggia sul prato verde. Già Verde…sì proprio l’ex lupacchiotto irpino, quello del gol impossibile al Partenio. “Voglio colpire di nuovo il Benevento”, aveva detto in settimana. Detto fatto: entra al posto dell’imbolsito Cerci, volatona sulla sinistra e pennellata al bacio per Romulo, a occhio e croce uno dei pochi giocatori veri in campo. Eccolo lo sapevo…è un attimo lo smarrimento di Cosimo e di quei ragazzi lassù, il tempo di maledire ancora questa eterna, infinita, insopportabile nottata che non ne vuole sapere di passare e poi si ricomincia perché c’è una missione da portare a termine: sostenere la Strega fino alla fine. E poi proviamoci, buttiamoci avanti, non abbiamo nulla da perdere. Cosimo è sempre lì, aspetta una scintilla, una piccola scintilla che faccia accendere finalmente questo fuoco. Ma no, non è aria neanche stasera: la scintilla non può accenderla Ciciretti, che ha le gambe ancora impolverate dall’ennesimo infortunio, non può accenderla Iemmello arrivato sfinito sul pallone della vita dopo un’ora di solitudine forzata là davanti, tanto meno può accenderla Armenteros, il bomber svedese da due milioni di euro che però ci regala ( e si regala….) una rovesciata che in un montaggio-video da pubblicare su You Tube ci sta davvero bene. Solo lì purtroppo…
E’ finita, l’arbitro ha fischiato. Siamo ancora lì, otto partite, ottava sconfitta. Cosimo applaude, lui a contestare, a fischiare proprio non ce la fa. Il suo cuore di tifoso è spezzato, ma non vuole darla vinta ai signorotti che popolano la sportivissima curva del Verona, notoriamente incalliti filantropi, specie con le popolazioni provenienti dal Regno delle Due Sicilie, che da quelle parti, nella testa bacata di parecchi, è ancora vivo e vegeto. Cosimo avvolge il suo striscione, cerca conforto negli altri tifosi, manda messaggi con lo smart-phone e pensa al lungo viaggio di ritorno nel cuore della notte. Si rimette al volante, rimugina sul suo Benevento, su questa serie A diventata un incubo, ai tifosi della Juve che per criticare la loro squadra citano il Benevento, a mister Stramaccioni, che tra un esonero e l’altro, dai confini dell’Europa calcistica (dove è stato costretto a rifugiarsi per trovare un contratto) esige rispetto e per ottenerlo batte i pugni sul tavolo dicendo che: “No, noi non siamo il Benevento!!”. Rivede tutto questo Cosimo, nella sua mente, mentre nel buio della notte la sua macchina scende verso casa. Una, due, tre ore….e nella testa mille pensieri. Ecco ci siamo, ecco l’uscita dell’autostrada per andare a casa. E lì Cosimo sente il bisogno irrefrenabile di gridare a tutti la sua delusione. Ore 5,04 di una mattina amarissima, sul mio smartphone e di quello di tanti amici ecco la foto dello svincolo di Vasto della A/14 illuminato solo dai fari della sua macchina…”Hanno mortificato una maglia!!!”, le parole che la accompagnano. Ti conosco Cosimo e immagino quanto fatica avrai fatto a scrivere una frase così….
Lui era in viaggio, non sa che nel dopo partita di Verona l’unico a metterci la faccia, come sempre, è stato Baroni, costretto a ripetere sempre le stesse cose, tipico scenario dei mesi bui della scorsa stagione, che evidentemente non hanno insegnato nulla a nessuno. Cosimo non può sapere che come al solito, quando le cose vanno male, il nostro presunto diesse si è perso nei meandri del Bentegodi, mentre in estate faceva foto e intervistine a getto continuo. Cosimo non sa che mentre lui butta giù questo ennesimo boccone amaro, il suo presidente abbaia alla luna e vuole spiegargli che tutto questo nasce “dalla sperequazione dei diritti televisivi”. A Cosimo, che ora deve fare una doccia, colazione e andare a lavorare, tutto questo non interessa. Ecco Cosimo vorrebbe solo che qualcuno gli dicesse: “Ti diciamo la verità, inutile prenderci in giro: abbiamo sottovalutato la serie A, abbiamo fatto una serie di errori di presunzione e di inesperienza, ha fallito prima la società e di conseguenza la squadra. Può succedere, è successo: ti chiediamo scusa, ma non ci abbandonare, rimani al nostro fianco”. Cosimo domenica sarà in Curva Nord col suo striscione, come sempre. Eppure basterebbero poche parole come queste e per lui queste otto sconfitte non esisterebbero più. E non solo per lui…
VISTO DA EST tornerà mercoledì 1 novembre, dopo il trittico di partite della settimana prossima, un saluti a voi tutti e come sempre FORZA BENEVENTO, con la Viola sempre al fianco di quella maglia!!!
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