ritorna dopo una "piccola" pausa l'irriverente rubrica di Peppe Calicchio.

 

prima di tutto mi scuso per il ritardo, ...e proseguo con una comunicazione di servizio:


direttamente dal calcio mercato di “riparazione” invernale 2012 il Benevento Presenta il suo Nuovo acquisto che probabilmente uscirà di scena tra applausi ed ovazioni senza neanche aver mai messo piede sul terreno di gioco, di chi stiamo parlando?
Ovvio!
...il nome è quello dell’avv. Eduardo Chiacchio da Frattamaggiore.

Con un tocco da maestro il giurista fa ri-guadagnare al Benevento Calcio SpA 12 punti in classifica e lo proietta di “DIRITTO” verso play-off promozionine.
Poco importa se, per protesta, verranno sventolati a mò di “Panolada” fazzoletti bianchi o lenzuola matrimoniali da impauriti avversari ai quali avrebbe fatto molto comodo un Benevento a distanza -14!!!

 

Dopo il cappello introduttivo doveroso per i fatti di attualità passiamo alla nostra solita rubrichetta...

“Quand’ù melone jiesc’ russ’, tutti quant’ vuonn’ na fella!”

(traduzione per i non beneventani: se sezionando l’anguria il colore della stessa dovesse risultare rosso, con polpa croccante e saporita, e quindi sinonimo di bontà e fortuna, ci sarebbe una richiesta superiore al normale, e tutti vorrebbero approvvigionarsi del prezioso frutto”

NOI di tuttobenevento.it c’eravamo prima, quando giusto per capirci, il “Melone “ era tremendamente giallo, acerbo, e disgusto al palato fine degli intenditori, ...ci siamo ora che le condizioni sono quelle sopraelencate, ...e ci saremo domani a prescindere dal tipo di raccolto, sia nel caso in cui le condizioni siano favorevoli che se il “Melone” dovesse ritornare ad essere molto indigesto.

Maggiore importanza e preoccupazione alla questione è data dal fatto che la coltivazione del “melone” va di pari passo con quella della “zucca” o “Cucozza”, ...dalla Zucca/Cucozza vengono estratti i semi.
Questi sottoprodotti, semi appiattiti, del peso di 35-100 mg, in certi paesi vengono salati, tostati e consumati come “snack”.
I sostenitori Sanniti ne sono ghiotti, e in occasione delle gare sportive e degli allenamenti sono soliti a consumane in grosse quantità.
Da una raccolto copioso e qualitativamente apprezzabile dipende la sopravvivenza dei “sementi” e di conseguenza quindi del benessere psico-fisico del tifoso beneventano, che per nulla al mondo potrebbe privarsi del prelibato Snack soprattutto in concomitanza degli eventi sportivi.

Il “Melone”e la “Cucozza” sono cosa assai seria!
Dalle stagioni di siccità o raccolto magro e scadente ne risente persino l’economia cittadina dei tostatori di “sementi” (ù ciacione, meza-recchia, ecc.) che loro malgrado subiscono la crisi produttiva dovuti a raccolti inconsistenti.

Una responsabilità, la coltivazione, che va ben oltre il mero risultato sportivo!!!

Ma come, si dirà: “Melone era prima e melone è mò”!!!
Si, è vero, il “Melone” è lo stesso, il campo dove viene coltivato anche, medesimo è il Proprietario terriero, anche i tostatori e venditori di “sementi” sono gli stessi, ...e allora? Cos’è cambiato?
Semplice, è cambiato il Contadino!
Anzi, al dire il vero, i Contadini!

Già, poichè, in pieno inverno, il Proprietario della piantagione giallorossa, Tal Dott. Avv. Don Oreste Vigorito, ha deciso di mettere a riposo il vecchio contadino professore, ed affidare le sorti del raccolto a due giovani fattori provenienti dal vivaio di famiglia che adottano il metodo di coltivazione sprerimentale “imbriani-Martinez”.

E allora vedi che da subito, con cura, amore, dedizione, umile competenza, e una buona dose di fortuna che non guasta mai, il melone giallo e acerbo inizia a maturare, soddisfacendo i palati più fini.
Le cure amorevoli dei prodotti nostrani in aggiunta a tecniche di coltivazione Sud-Americane stanno dando ottimi frutti, 18 punti su 21 disponibili, insaporiti dal +12 proveniente dal “bracciante” stagionale Chiacchio, portano a 30 punti il totale del raccolto.
Si sà! ...il raccolto, così come si presenta oggi, richiama l’attenzione dei buongustai e golosi di stagione, allontanando gli scettici, i disfattisti, i pessimisti a prescindere. Quest’ultimi, come al solito, resteranno in attesa speranzosi di tempi di carestia per poter ritornare alla parola, e nel frattempo si affannano per assaggiare la succulenta fettina!

"Ma", ...perchè c'è sempre un "ma", a seguire le cose non vanno proprio per la quale, con il Benevento che arranca, per non dire annaspa, e porta a casa una serie negativa di risultati che allonatana il pubblico dalle fredde gradinate del "Ciro vigorito" in attesa della primavara, dando adito e fiato a chi nella prima parte della gestione Imbriani martinez non sapava a cosa appellari,  ...e allora via di nuovo tutti a sputar sentenze, i gufi, disfattisti con abile colpo di coda, con pesanti ripercussioni sull'intero comparto sementifero!!!

Poi la vittoria con il Como riapre nuovi scenari.

Vincere aiuta a vincere, e a consumare più "sementi", e ben venga, ma, com’è abitudine della nostra rubrica, approfondiremo l’argomento del Citrullus lanatus volgarmente detto Cocomero o Anguria (ù melon’) e dei suoi “sementi” tostati.

Nome: Citrullus lanatus
Famiglia: Cucurbitaceae 
Specie: Citrullus lanatus


Origine e diffusione
Il cocomero (chiamato anche anguria nelle regioni padane e melone d’acqua in quelle meridionali, a Benevento è ù Melon’) è pianta originaria dell’Africa tropicale, oggi largamente diffusa in tutto il mondo, sia nella fascia tropicale che in quella temperata-calda, per i suoi grossissimi frutti pieni di una polpa molto acquosa, dolce e rinfrescante. In Italia è coltivato in pien’aria o in coltura pacciamata o semiforzata su oltre 14.000 ettari.


Caratteri botanici
Pianta erbacea annuale costituita da uno stelo che rapidamente si ramifica in altri steli striscianti sul terreno, lunghi fino ad alcuni metri, muniti di viticci. Le radici sono molto sviluppate soprattutto in superficie ma anche in profondità. Le foglie sono grandi, spicciolate, con lembo profondamente lobato, di colore verde grigiastro, tormentose.
I fiori maschili compaiono per primi e superano in numero quelli femminili in un rapporto di 7:1, l’impollinazione è entomofila (api) e l’allogamia è la regola, dopo 40-50 giorni dalla fecondazione i frutti raggiungono la maturazione.

Il frutto del cocomero è un peponide in cui epicarpo, mesocarpo ed endocarpo sono saldati insieme, in esso si distingue la “buccia”, esternamente liscia e coriacea, e la “polpa” che riempie totalmente il frutto e nella quale sono immersi numerosi semi appiattiti, del peso di 35-100 mg, che in certi paesi vengono salati, tostati e consumati come “snack”. (i classici semient’, per dirlo alla Beneventana maniera)

L’aspetto, la forma e le dimensioni dei frutti sono assai variabili con la varietà e le condizioni di coltura: il peso di un frutto varia da 2 a 15 Kg, la forma è sferica o allungata, il colore esterno è verde-chiaro, verde scuro o con striature dei due colori, la polpa è generalmente rossa, ma esistono anche tipi a polpa gialla o bianca.


Esigenze ambientali
Il cocomero ha esigenze termiche assai elevate: la temperatura minima di germinazione è di 15 °C, il che impone di seminarlo solo a primavera avanzata (aprile-maggio) in tempo per i play off.
Varietà
I caratteri che definiscono il valore di una varietà di cocomero sono: precocità, contenuto zuccherino, pezzatura rispondente alle esigenze del mercato, resistenza al trasporto e alla conservazione, resistenza a malattie, uniformità e produttività.



Tecnica colturale
Il cocomero è una buona coltura da rinnovo che, però, non dovrebbe ritornare sullo stesso terreno prima di 4-5 anni per ridurre i rischi d’attacchi parassitari.
Esige lavorazioni profonde, da eseguire per tempo nei terreni argillosi, e buon affinamento del terreno.
La concimazione prevede, in assenza di letame, la somministrazione di 120-180 Kg/ha d’azoto distribuito parte alla semina e parte in copertura all’allungamento dei fusti, 80-100 Kg/ha di P2O5 e 100-150 Kg/ha di K2O, quando necessario.



Raccolta e produzione
I frutti sono pronti per la raccolta 4 mesi circa la semina, particolare attenzione deve essere fatta nell’individuare i segni della maturazione (invero non molto evidenti ai non esperti) per non raccogliere cocomeri immaturi. La raccolta è eseguita a mano ponendo particolare attenzione per evitare ferite o abrasioni che comprometterebbero la conservabilità del frutto.


Avversità e parassiti
Tra le malattie che attaccano la pianta di Cocomero, quelle più dannose sono alcune micosi tra cui la peronospora (Peronospora cubensis), l'antracnosi (Colletotrichum orbiculare), le tracheofusariosi (Fusarium spp.) e il genere Pythium. Più rari sono gli attacchi ad opera di insetti dannosi.

Conclusioni:
Per fare un parallelismo con il calcio anche i “gufi e tirapiedi” non scherzano!
Con l’attesa che la Coltivazione “Imbriani-Martinez” dia i frutti sperati non ci resta che darvi un pò “D’erba  ‘ntrattieni” e sgranocchiando una modesta quantità di “sementi” nostrani.

Sezione: L'erba 'ntrattieni / Data: Mar 06 marzo 2012 alle 16:08
Autore: Redazione TuttoBenevento
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