Sono trascorse solo poche ore dall’anticipo del venerdì tra Palermo e Benevento finito a reti inviolate e tra tutti i protagonisti del match uno su tutti mi ha colpito: Christian Bucchi.

Il suo arrivo non è stato acclamato dalla piazza giallorossa, forse desiderosa di vedere sulla panchina un nome che avesse a curriculum molte più promozioni e vittorie; contestato dai più che non lo vedevano nel ruolo di condottiero di una squadra che aveva messo in scena un disastro dopo l’altro nelle ultime gare e che cercava, proprio in terra sicula, una conferma dopo la casalinga con il Perugia. 

Eppure è sempre rimasto in piedi, calmo, occhi sulla palla nonostante le voci dell’esonero pesassero su di lui; e si sa che il nostro Presidente è tanto caro quanto deciso ed a lui, per sua stessa ammissione, non piace perdere miseramente.

Ma Bucchi non si è scomposto, lui nella vita di calci in faccia ne ha presi tanti ed è sempre tornato in piedi.

Lui che non ha mai mollato come calciatore, come mister e come uomo.

Una carriera calcistica come attaccante segnata da momenti di splendore, come l’esperienza nella massima serie con la maglia del Perugia e poi nella Nazionale Under 21, e di momenti neri.

Correva l’anno 2000, precisamente il 14 ottobre quando alla fine della gara Perugia-Lazio il giovane Christian Bucchi viene trovato positivo agli anabolizzanti norandrosterone e noretiocolanolone.

La sua bella favola veniva distrutta da una sentenza di 16 mesi di stop, poi commutati in 8, ma lui non si era mai arreso e continuava a rincorrere un pallone, ad allenarsi, a crederci perché dopo il temporale esce sempre il sole e rieccolo prima a Terni, poi Catania, Cagliari, Ascoli, Ancona, Modena. L’attaccante non si era arreso e, sebbene vivesse stagioni alternate tra esultanze e panchina, era tornato.

Ma eccolo un nuovo calcio, forse quello più difficile da incassare: era in serie B con la maglia del Cagliari quando, di ritorno dalla vittoria al Marassi, trova la compagna morta per arresto cardiaco vegliata dalla figlia di un anno. “I grandi amori vivono per sempre. Forza Cri”, avevano scritto sulla maglietta i suoi compagni la domenica successiva. Che sia proprio l’amore a farlo resistere ancora?

Appese le scarpette al chiodo, Christian Bucchi punta alla panchina, questa volta come mister, ma anche qui la fortuna si diverte con lui: un esordio non semplice con un Pescara in crisi, poi i tanti esoneri e quel famoso Play Off alla direzione del Perugia che vide i giallorossi andare in serie A dove lo incontreremo alla guida del Sassuolo per poi mettere a curriculum l’ennesimo benservito.

Mister Bucchi ha imparato ad incassare le botte e rialzarsi ad ogni fallo subito. Ed eccolo pronto per la sua nuova avventura nel Sannio: lui che alterna il 433 al 352, che inventa e reinventa la Strega mischiando le carte del gioco e che non si fa intimorire dagli infortuni e dalle sconfitte. Lui che resiste contro chi lo verrebbe esonerato e che sa far ripartire la squadra e riafferrare il campionato ogni volta che lo danno per spacciato.

Forse è questo il talento di mister Bucchi: lui non si fa spaventare dagli eventi negativi perché ha imparato ad incassare i calci e a reagire. Lui resiste ed a noi tifosi non resta altro che ricrederci…

E forse questo pareggio con i primi in classifica sa quasi di vittoria.

Sezione: OCCHIO DA STREGA / Data: Sab 01 dicembre 2018 alle 12:00
Autore: Federica Bozzi
vedi letture
Print