La telefonata arriva improvvisa, inattesa, quasi a “tradimento”, venerdì sera, qualche minuto dopo le 8. “Antò ho un giorno di ferie domani”, mi dice Agostino il mio vicino di casa qui a Bari, beneventano e giallorosso fino al midollo proprio come me, “dai andiamo, c'è il Carpi, toccata e fuga in giornata...”. Mi ero rassegnato alla diretta satellitare, in un attimo lo scenario cambio e il “ma sì andiamo” è quasi automatico. Gli dei del pallone decidono di premiarci, dal vivo lo spettacolo è per palati fini: la Strega tira fuori dalla credenza lo champagne, quello di alto livello, che da un po' e non per colpa sua era costretta a tenere da parte. Le bollicine le mette la premiata ditta Amato&Pippo, quelli che quando hanno mente e muscoli tirati a lucidi non c'è n'è per nessuno, quelli che il numero 3 del Carpi Letizia da sabato pomeriggio non vuol sentire più nominare. E poi la solita difesa monstre, il solito fortino inespugnabile, la solita Belva che finalizza e recapita a Castori un telegramma impietoso: caro vecchio mister aggiornati, questo è il calcio, altro che palla lunga a Lasagna, Natale viene una volta sola e per voi è già venuto un paio d'anni fa...roba da stropicciarsi gli occhi, da spazzare via le ombre e i cerotti ferraresi. E anche la sfiga cosmica che si accanisce sul 34 giallorosso, al secolo Mirko Eramo, avvisato dal suo quadricipite femorale su quanto sia dura giocare a pallone nella perfida ma calda Città delle Streghe.
Con queste premesse mi sorridono anche gli ultimi due giorni di mercato. In fondo non ci serve molto, il famoso, famosissimo ormai celeberrimo esterno sinistro alto, ora anche un centrocampista e se proprio vogliamo provare il colpaccio una punta che non ci faccia andare nel panico ad ogni starnuto di Ceravolo. In verità un po' inquieto lo sono, il mercato non mi piace, figurarsi gli ultimi giorni, in cui il delirio raggiunge l'apice e la razionalità va a farsi benedire. Vabbè, mi dico, in questo mese il nostro diesse avrà seminato, ora anche il presidentissimo sale a Milano e si tratta solo di raccogliere. Bypasso a piè pari tutte le voci del martedì pomeriggio e della prima serata e alle 23 e un minuto mi ricollego al mondo giallorosso, convinto di poter commentare con l'animo giulivo e ingenuo del tifoso un paio di acquisti e, perchè no, un paio di cessioni. E qui sorge l'inghippo: il Benevento travolgente del campo (quello delle discese di Ciciretti per intenderci....) non è quello che si muove nelle stanze del calciomercato. Il famoso esterno sinistro rimane scolpito nel ghigno beffardo di un bulgaro “desaparecido”, letteratura classica dell'ultimo giorno di mercato, quel maledetto imbuto in cui siamo andati ad infilarci dopo un mese di non so che. Fa male, specie se mi giro e butto uno sguardo in casa d'altri. Mi accorgo che siamo in B e che per costruire la sua solida casa in questa terra inesplorata il Benevento avrebbe dovuto finalmente affidarsi ad un architetto esperto ed aggiornato in tema di costruzione ad alta quota, il tempo dei geometri di provincia, quelli che inforcano gli occhiali da sole e sbocconcellano un sigaro per “avere più carisma”, come canterebbe Battiato, temo sia finito da un pezzo. Il calcio, il mercato, la vita, il mondo corrono alla velocità della luce ed in tutte le direzioni e quelle direzioni bisogna seguire, anche se disorientano solo perchè banalmente portano fuori regione. Nel calcio le regole sono ferree e chiare nella loro banalità: se una squadra non centra i risultati attesi la panchina salta. Dopo questo inspiegabile gennaio di calciomercato e con all'orizzonte una rifondazione estiva della rosa (tra prestiti che rientrano e cessioni inevitabili) due domande mi angosciano nella notte del 31 gennaio: ma sarà ora che una scrivania salti dalle parti di via Santa Colomba? Ma soprattutto: Jakymosky che fine ha fatto? Chissà, eppure avrei giurato che lo avremmo prestato alla Juve Stabia...niente, stavolta manco quello. E meno male che è sceso in campo un Oreste stile vecchi tempi che ha tirato letteralmente giù da Novara il metronomo Nicolas Viola, solo così riesco a prendere sonno, sperando invece che qualcun altro passi la notte in bianco, dopo aver dormito per un mese....
E ora? Ci affideremo con maggior forza e con maggior convinzione a Baroni e al suo meraviglioso gruppo, sperando che sapranno essere più forti degli infortuni, della estenuante lunghezza di un campionato che specie nella seconda parte presenta un conto salatissimo ai nervi e ai muscoli dei calciatori, con la voglia di lottare insieme a loro per entrare nel ballo delle prime 8, che per la Strega debuttante sarebbe un sogno autentico. A cominciare dalla notte di Verona che si preannuncia già magica, in un venerdì sera da prima serata con l'Italia calcistica che sarà tutta davanti alla TV a gustarsi la sfida tra il Davide gialloblù ed il Golia giallorosso, con Baroni che in queste occasioni gode da matti e sta oleando da par suo una fionda micidiale.
In conclusione un enorme in bocca al lupo ad Alessio Campagnacci per la sua nuova avventura a Siena. Tra 10, 20, 30 anni, per sempre il suo nome sarà ricordato in questa città insieme ad una data, il 17 aprile 2016. Ho 42 anni, seguo il Benevento dall'età di 8/9 anni, quel gol, quell'emozione, quel boato, quelle mani nei capelli, quelle lacrime condivise, quell'abbraccio, quel salto nel vuoto, quegli occhi increduli nella mia classifica delle emozioni in giallorosso hanno un posto: il numero 1. Sarà dura, molto dura soffiarglielo e il merito è tutto tuo, ciao Campa...a presto!!!
Appuntamento a mercoledì prossimo, un saluto a tutti e come sempre FORZA BENEVENTO, al Bentegodi senza paura!!!
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