Venerdì 3 febbraio 2017: da qualche mese questa data sul calendario di casa era cerchiata di rosso ed in effetti già dalla mattina intuisco nell'aria qualcosa di frizzante, qualcosa che solo chi ha i cromosomi colorati di giallo e rosso può avvertire. La pausa al bar di mezza mattinata aggiunge adrenalina pura,  mentre sorseggio il caffè l'occhio cade su un ritaglio della prima del Corriere dello Sport: “Verona e Benevento, profumo di A!”. Eccola, ci siamo, la letterina impronunciabile è venuta fuori, le solite forzature giornalistiche che poi portano anche sfiga, rimugino tra me e me. Dal tardo pomeriggio Waths App comincia a bombardarmi di foto e video: ho chiesto ad amici e parenti che stanno marciando sul Bentegodi di inviarmi tutto il possibile e loro scrupolosamente eseguono. Alle 8 della sera in punto il venerdì di passione giallorossa comincia ufficialmente con le prime immagini che Sky lancia dall'impianto veronese. I 643 cuori caldi e sognanti sono al loro posto, Baroni è tirato e ha lo sguardo cattivo delle giornate che contano: “Lavoriamo, lavoriamo tanto e lavoriamo proprio per serate e partite come queste” è la frase che taglia l'aria del Bentegodi, insieme alle urla di incoraggiamento che lancia ai suoi mentre fanno il riscaldamento. Un paio di cipolle rigorosamente “made in Sannio” rimbombano e segnano lo start ufficiale del tifo giallorosso, mentre la bordocampista esclama con un sorriso di sorpresa “Per i tifosi del Benevento il Capodanno evidentemente non è ancora finito....”.

Il fischio di inizio somiglia tanto al “ciak si gira” di un film fantastico. Come al San Nicola neanche al Bentegodi la Strega tradisce la minima emozione e sul prato verdissimo e umido comincia a tessere la sua danza: Cici e Falco fiutano l'aria della grande serata, hanno una voglia matta di farsi ammirare dall'Italia del pallone e di lanciare sberleffi ai marcantoni di sale della difesa del Verona, Cissè è in versione pantera della savana, Viola all'esordio dimostra che sotto i tatuaggi batte un cuore forte e un cervello sopraffino. Il Verona schiuma rabbia, si dimena ma non la vede mai, se non quando finisce in fondo al sacco con la bomba di Moko e Nicolas che prende gol sullo stesso palo dell'andata. La rasoiata del pari non affloscia i giallorossi e capitan 101 Lucioni si regala il gol più pesante della sua militanza beneventana con una spaccata d'autore. “Ma io non avevo mai visto il Benevento dal vivo, ma che bellezza, che qualità Falco e Ciciretti, che organizzazione la difesa, impressionante”, le parole di Claudio Onofri, seconda voce della cronaca Sky sono più soavi di una sinfonia di Mozart. “Siamo noi beneventaniiiiii....”, il Bentegodi assiste allo show a tratti ammutolito e poi a un certo punto spazientito dai furetti giallorossi che la fanno da padrone butta giù anche una bella botta di fischi. Solo il finale, i rossi da lotteria di Abisso e la benzina finita fanno rientrare in partita la corazzata che dovrebbe far tremare il mondo, ma che in realtà è un pavone che apre a fatica la sua ruota. Ceravolo è sfinito, Maniero lo abbiamo lasciato a Bari ad ammuffire in panca (che peccato, ma ormai piangere sul calciomercato è inutile...) e la squadra non ha punti di riferimento in avanti, non sale più e l'acido lattico nelle gambe fa un brutto scherzo a Venuti...2-2 ma con l'orgoglio di essersela giocata tutta, guardando in faccia i predestinati, ennesima perla di una stagione già ora da mettere in cornice.

E poi? Poi arriva il terzo tempo in salsa scaligera, spettacolo penoso di ardita arrampicata sugli specchi. Comincia un Pecchia piccolo piccolo che con sguardo truce si presenta alle telecamere e tra lo sconcerto generale comincia a straparlare di Verona che vuole rispetto e altre menate del genere. Il pianto greco comincia dall'espulsione di Pazzini (insensata per carità, almeno quanto quella di Cissè e dal vago sapore di compensazione) e dal recupero troppo ridotto. “Si doveva giocare altri due minuti, avremmo vinto”, farnetica uno che ha  bazzicato negli spogliatoi del Bernabeu. 120 secondi appena e il Verona avrebbe fatto quello che non ha fatto nei 95 minuti precedenti, già ma cosa ha fatto? “24 tiri in porta”, precisa stizzito il nostro, senza sapere che il suo statistico di fiducia dentro ci ha messo anche quei 6-7 palloni arrivati nel settore ospiti del Bentegodi e che ora magari fanno bella mostra di sé come souvenir in qualche salotto di Benevento. Al peggio come si dice non c’è mai fine, e il carico ce lo mette il Direttore Sportivo Fusco, che, come riportato dal quotidiano L'Arena (nella foto), sulla partita vorrebbe scrivere un dossier. “Nun se vuonn sta”, cos'altro dire. L'ansia da prestazione fa brutti scherzi,  a dispetto di una rosa di calciatori che in B  dovrebbe ammazzare il campionato, più o meno come ha fatto il Cagliari l’anno scorso, ma che fa una fatica del diavolo a decollare. Il Verona in seria A ci andrà, senza alcun dubbio, grazie al fattore P, che sia ben chiaro non sta per Pecchia (ci mancherebbe....) ma per Paracadute, quello sconcio da 25 milioni di euro che falsa allegramente il campionato, con buona pace di Abodi e compagnia. Ma che non può impedire ad una matricola debuttante di andare sul campo dei “miracolati” a dare una piccola, grande lezione di calcio.  Giulietta se ne deve fare una ragione, non tutto si può comprare coi bonus scialacquati dalla Lega, specie se di mezzo c'è una vecchia ed insolente Strega, terrona per giunta e si deve accontentare di un punto tra andata e ritorno. In bocca al lupo e magari chissà, ci si rivede prima del previsto....
 
Ora resettiamo la mente dalla sbornia veronese, il campionato corre all’impazzata, sotto col Latina e col pullman che presumibilmente troveremo davanti alla porta, chi si ferma è perduto e Baroni e i suoi, dopo il figurone in casa della prima della classe, non hanno alcuna intenzione di fermarsi, figurarsi noi tifosi…


Visto da Est torna mercoledì prossimo, un saluto a tutti e come sempre FORZA BENEVENTO!!!!

Sezione: VISTO DA EST / Data: Mer 08 febbraio 2017 alle 08:00
Autore: Antonio De Ianni
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