Con una fine strategia di equilibrismo familiare, indubbiamente favorita dal meteo incerto, qualche minuto prima delle 3 di questa anomala Pasquetta di campionato eccomi sul divano di casa per non perdermi la Strega alle prese con la sua dolce condanna dei playoff. Ho imparato a conoscere questa campionato infame che è la B e sono disposto ad accontentarmi anche di un punto purchè al vecchio e cadente Rigamonti si vedano le sciabole invocate da Baroni nella sala stampa del Vigorito. Pia illusione, quelle restano nascoste in qualche trolley dimenticato sul pullman e la bava alla bocca (buona solo per qualche roboante titolo di giornale) viene alla platea di tifosi giallorossi sparsi in ogni campagna, lungomare, radura, vicoletto di un centro storico dove hanno deciso di trascorrere la Pasquetta, a quelli in campo manco a parlarne. Il tutto si consuma in una manciata di secondi,  quelli che passano tra un angolo inesistente e una autorete irripetibile dello Zio Lucioni. La palla entra nel sacco e la faccia incredula di Caracciolo (che sa perfettamente che il calcio d'angolo è pura invenzione e che sul corner manco è saltato) dice praticamente tutto, della serie: grazie, troppo buoni, neanche ho sporcato le scarpette e siamo 1-0...Pasqua è passata da un giorno ma più che di agnellini al macello parlerei di polli allo spiedo. E come a Cittadella sostanzialmente il pomeriggio finisce qua. Certo, stavolta il tempo effettivo è un filino in più,  ma il Benevento non c'era al Tombolato e non c'è al Rigamonti e lo scorrere dei secondi fino al novantesimo è un goffo e soprattutto svogliato arrampicarsi sugli specchi di una squadra che dà l'idea di credere poco in quello che fa, ammesso che sappia cosa fare.

Il sipario cala mestamente e ho subito l'impressione (da tifoso e non da tecnico ci mancherebbe....) di aver assistito ad un guazzabuglio tattico mai visto prima (almeno non così), con una squadra messa malissimo in campo, perfettamente cosciente di esserlo, ma incapace o non desiderosa (questo è da capire...) nei singoli di fare quel qualcosa in più per invertire la rotta. Dopo una partita così tutto il rituale mediatico che segue l'evento agonistico sarebbe da evitare per quanto può risultare inutile e persino fastidioso. Sarebbe da evitare che Baroni si presentasse davanti alle telecamere per non poter fare altro che tirare fuori la solita sequela di luoghi comuni da intervista post-partita (“dobbiamo tirare fuori la cattiveria”, “dobbiamo lavorare di più”, “pensiamo già alla prossima partita”) rifugiandosi in un doveroso silenzio che sarebbe d'oro. Al diavolo le classiche pagelle (cosa cambia tra un 5 e un 5 e mezzo dopo un pomeriggio così vallo a capire) e le considerazioni sulla classifica, su questi playoff che l'indecifrabile gruppettino delle inseguitrici sta perdendo di vista, impegnato com'è a farsi questa guerra di mediocrità varie al suo interno. Al netto di tutte queste amenità di puro contorno sono altre le domande che mi frullano nella testa, mentre penso che domani purtroppo si torna già al lavoro: ma Baroni ha ancora in mano la squadra? Ha ancora la lucidità necessaria per gestire questo gruppo in campo e fuori? Credono ancora nel mister? Hanno mollato per appagamento? Pensano già alla  prossima stagione quando molti di loro inevitabilmente andranno via? Si sono illusi di essere i più bravi e i più belli?  Interrogativi che prendono corpo nella serata, mi tornano in mente Figline Valdarno e Viareggio, altri set di pomeriggi così, quelli che ti mettono alla prova, che sono un test di fuoco per la tua passione giallorossa, quelli che se li superi guadagni il titolo di tifoso doc a vita.

E il presidente che ne pensa? Già, Oreste sarà nero...qualche avvisaglia la avevo avvertita nella sua ultima apparizione televisiva, mi era sembrato di scorgere un piglio diverso e avevo avuto la sensazione chiara e netta che l'epoca di Vigorito presidente, quello che per semplificare anche un po' estremizzando, era una sorta di papà per i calciatori sia definitivamente finita.Voglio quel traguardo che la città non ha chiesto ma che merita ampiamente. Se non lo raggiungiamo perché gli altri sono più forti bene, ma noi abbiamo l’obbligo di fare quello che sappiamo fare”, parole dette col tono solenne  di chi non vuole fare sconti. Non mi sorprende che neanche un’ora dopo il fischio finale di Brescia spunti il comunicato del ritiro. Chiamatelo punitivo, chiamatelo di riflessione, chiamatelo come volete. Un segnale andava dato ed è chiaro a tutti che non basta il fatto in sé a risolvere tutti i problemi con la bacchetta magica. Però è una sorta di ultima chiamata, non solo per il tecnico che giustamente rischia più di tutti, ma anche per i calciatori, quelli che in campo ci vanno. Si guardassero negli occhi nelle lunghe ore da trascorrere in quelle stanze di quell’albergo di Venticano e decidessero cosa fare di queste ultime 6 giornate di campionato. Il mister con l’obbligo di ridare a questa squadra la serenità per tornare ad essere sé stessa, i protagonisti in campo con l’obbligo di dimostrare di essere ancora con la testa, con le gambe e con il cuore dentro il campionato del Benevento e non già col pensiero colpevolmente altrove. 

Siamo al passaggio decisivo e il prossimo snodo è di quelli che possono determinare molto, se non tutto. Venerdì sera si comincia con il Vicenza, nobile decaduta e nel pieno mare tempestoso della lotta salvezza.  Poi, nella serata della Liberazione, tutti all’Orogel Stadium, sperando di non rimanere “congelati” dalle alchimie dell’ex col dente avvelenato Camplone e dai funambolismi del talento casertano Camillo Ciano, che avrei dato chissà cosa per vedere a gennaio in maglia giallorossa. E come se non bastasse, dulcis in fundo, il derby con i cugini irpini, che la si giri come si vuole, è e rimane la partita dell’anno, per noi e anche per loro, benché da quelle parti ci sia ancora qualche voce (sempre più isolata per la verità...) che dissimula un’aria di sufficienza e distacco che nei fatti, negli atteggiamenti non ha, da parecchio tempo in verità, alcuna ragione di esistere. Anzi a ben guardare non esiste più. Per cui “scanniamoci” (fraternamente e sportivamente s’intende…) ma facciamolo serenamente e guardandoci negli occhi senza infingimenti.

Chissà se dalle parti di Pechino di tutto questo ne sanno qualcosa…viene da chiederselo perché quel derby campano piazzato all’ora dell’aperitivo, scimmiottando le stracittadine di Milano e Roma programmate nel prime time televisivo cinese, non penso susciti gli appetiti dei calciofili con gli occhi a mandorla, a meno che nelle periferie di Shangai non si nasconda qualche appassionato con tanto di maglietta giallorosso griffata “Celavolo” o biancoverde personalizzata “Aldemagni” e che non veda l’ora di vedere la grande sfida tra “wupò” e “lang”, che per chi non masticasse il cinese sono la Strega e il Lupo.  “Giocare a mezzogiorno mi fa schifo, io a differenza degli altri lo dico”, la lapidaria sentenza di Sarri. Un altro toscano, Baroni ha detto: “Se il campionato ha questa importanza è grazie alle televisioni, per cui ci adatteremo e giocheremo a quell’ora”. Ho la vaga impressione che il toscano che sta a Benevento non la pensi tanto diversamente dal toscano che sta a Napoli, la differenza sta solo nella forma. Impressione personale, per carità…E noi tifosi? Guidati dalla nostra passione, innamorati di quei colori, vogliosi di sfidare i cugini riempiremo da par nostro il fortino giallorosso anche a quell’ora, con i ragazzi della Curva Sud che appena consumato cornetto e cappuccino saranno sui gradoni per preparare la meravigliosa coreografia in programma. Sky avrà il suo “mezzogiorno di fuoco”, che nel palinsesto del 1° Maggio pallonaro ci sta una meraviglia e per l’inizio del concertone di Piazza San Giovanni dedicato ai lavoratori saremo tutti a casa a trangugiare la lasagna che le nostre mogli (ormai spossate dalla B che rovina tutte le feste, religiose o civili che siano) hanno lasciato al caldo nel forno. Almeno si spera…

Ma prima di tutto questo viene il nostro venerdì di passione, quello che dovrà darci delle risposte, senza di quelle non si va da nessuna parte. Lo sa il presidente Vigorito, lo sa Baroni, lo sanno tutti i calciatori, lo sanno i tifosi. Il campo dirà e non ci sarà nulla da aggiungere, né in un senso né nell’altro. Gli alibi e le scuse sono finiti per tutti, da quell’albergo devono uscire 11 leoni….

VISTO DA EST, come sempre in occasione dei turni infrasettimanali la prossima settimana si prenderà una pausa, appuntamento a mercoledì  3 maggio, un abbraccio a voi tutti e come sempre FORZA BENEVENTO, tutti uniti nel momento decisivo della stagione !!!

Sezione: VISTO DA EST / Data: Ven 21 aprile 2017 alle 11:27
Autore: Antonio De Ianni
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