Ore 16,50 circa di sabato scorso: anche le nuvole che hanno gironzolato per due ore, innocue ma minacciose, sullo stadio “Vigorito” si sciolgono  in un applauso  fragoroso e mandano giù una spruzzata di pioggia che non può nulla per rovinare l'ennesima festa giallorossa. Immerso nella fiumana giallorossa che abbandona i gradoni tirati a lucido della nostra “bombonera”,  ormai caliente come uno stadio argentino, vedo intorno a me volti bagnati, felici e increduli. L'immagine plastica che rende l'idea è questa: un bambino con gli occhi brillanti di gioia, avvinghiato alla giostra preferita, con in mano un lecca lecca colorato e dolcissimo che non ne vuol saperne più di scendere e che di ultimo giro non vuol sentir parlare...ce ne erano 9325 sabato pomeriggio di bambini che da quella giostra non vogliono scendere più, che si ritrovano tra le mani un giocattolo sognato per anni, chiesto in cento, mille letterine a Babbo Natale e puntualmente rimpiazzato da cenere e carbone...

Intendiamoci, tutti su una giostra, ma nessuno con la testa tra le nuvole, nessuno che sogna traguardi francamente improponibili. E' vero, lo scoglio Carpi-Verona superato a pieni voti  infonde una fiducia enorme in tutti protagonisti, quelli in campo e quelli sugli spalti, ma tutti sappiamo che il pane duro della B arriverà, che nell'arco di 42 interminabili giornate  i momenti no, quelli in cui tutto gira male, inevitabilmente ci saranno. Intanto mettiamo fieno in cascina, come si usava dire in un giornalismo sportivo d'epoca, e godiamoci questo 2016 da favola, mostruosamente immacolato di sconfitte in campionato e una squadra che dimostra di avere un'identità e un'anima, circostanza che ad inizio stagione è già tanto, tantissimo. La vittoria sul Verona ha avuto il merito di accendere i riflettori dei media nazionali su una squadra che suscita interesse e simpatia per molti ma non per la Gazzetta dello Sport, il primo quotidiano sportivo nazionale. Il commento alla giornata di B pubblicato domenica si trasforma in un canto di lode alla neopromossa capolista Cittadella (meritato per carità) senza spendere un rigo, che sia uno, per la squadra (neopromossa anch'essa e pure debuttante) capace dell'impresa di giornata...che dire, nonostante oggi il mondo sia racchiuso in un click, dal Sabato al Pò evidentemente c'è ancora troppa strada....

Filippo & Amato, le due zanzare giallorosse. Sono loro, Falco e Ciciretti, la variabile impazzita di questo primo Benevento di Baroni. Tecnica, velocità, faccia tosta, ma anche dedizione e sacrificio. Loro il talento lo hanno mostrato sin dai primi passi delle loro carriere. Filippo in Puglia era il Messi del Salento, Amato nel settore giovanile della Roma il nuovo Totti: due di quelle etichette che sono fatte apposta per “ammazzare” i giovani talenti calcistici in Italia. E infatti Filippo & Amato, da predestinati con la strada in discesa, hanno dovuto iniziare a remare controcorrente per arrivare là dove tutti li avevano già messi di diritto. Hanno fatto la loro gavetta e ora a Benevento, col giallorosso addosso, stanno trovando la piena maturità. La squadra si smazza per loro, loro ricambiano a suon di magìe e sacrificio, la ricetta dei grandi calciatori moderni. Ormai la città vive in simbiosi con i suoi due folletti....persino le massaie di Benevento sono imprendibili come Filippo & Amato tra le bancarelle del mercato di Santa Colomba in versione extralight quando il Benevento gioca in casa...tutto torna insomma...

Complimenti al giovane giornalista di Ottopagine Ivan Calabrese, per aver scovato, in archivi di stampa, il dies natalis del nostro Benevento: un venerdì in pieno ventennio fascista, 6 settembre 1929, data che ora sui nostri personali calendari verrà cerchiata di rosso, quanto e più di un giorno festivo. La ciliegina sulla torta di un anno, il 2016, che segna l'apice della storia giallorossa e dei tanti tabù sfatati: quello della B, quello del Lecce bestia nera, di Moriero e Calil usciti sconfitti dal Vigorito a cui si aggiunge, buon’ultimo anche lo spauracchio Ganz.  Per chiudere il cerchio mancava il Gladiatore che afferra la B, retaggio di quel terribile 21 giugno 2009. Sette anni dopo è riapparso in Curva davanti alla superfavorita del girone, trafitta e mandata a casa insieme ai suoi tifosi. Che, per inciso, nel 2016, girano ancora il sud Italia gridando terroni....che dire Giulietta è sempre la stessa, due sorsi di Strega e si è concessa senza troppe riserve...si sa il primo affascina, il secondo strega.... Probabilmente alla fine il Verona in serie A ci andrà (dubito che a portarcelo sarà Pecchia) ma i suoi tifosi fanno fatica a capire che la B ora è diventato “il campionato degli italiani”…concetto troppo duro da mandar giù da quelle parti…

Ora lo sforzo maggiore è proprio quello di chiudere l’ubriacante pagina Hellas e buttarsi a capofitto nel trittico terribile che si consumerà in una settimana, con le due trasferte di Latina e Bari intervallate dal match casalingo con la Pro Vercelli, che metteranno a dura prova la tenuta fisica e nervosa di tutti gli elementi della rosa, chiamati a dare il loro apporto in impegni così ravvicinati. La serie B non perdona e dal trionfo insperato col Verona basta un minimo calo di tensione per andare in difficoltà con squadre che appaiono alla portata. Mai dare nulla per scontato, tanto meno per una matricola-debuttante. Il calcio poi è strano e se De Zerbi allena in serie A ed Auteri in Lega Pro vuol dire che è davvero così...

Un saluto a tutti voi da Antonio De Ianni, alla prossima settimana e sempre FORZA BENEVENTO!!

Sezione: VISTO DA EST / Data: Mar 13 settembre 2016 alle 11:25
Autore: Antonio De Ianni
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