Frammenti di storia, frammenti di questo 2017 che ci sta per lasciare, frammenti di questa rubrica che è ormai è un po’ parte di me. Chiudo l’anno solare con le emozioni più belle, quelle che a noi tifosi restano nel cuore e ci fanno vivere meglio, quelle per cui vale la pena tornare bambini, quelle che nascono in quel prato verde. Emozioni ancora chiare e vive dentro di noi…eccole, rigorosamente viste da Est!

HELLAS VERONA - BENEVENTO 2-2,  venerdì 3 febbraio -  “(…) Il Verona schiuma rabbia, si dimena ma non la vede mai, se non quando finisce in fondo al sacco con la bomba di Moko. La rasoiata del pari non affloscia i giallorossi e capitan 101 Lucioni si regala il gol più pesante della sua militanza beneventana con una spaccata d'autore. “Ma io non avevo mai visto il Benevento dal vivo, ma che bellezza, che qualità Falco e Ciciretti, che organizzazione la difesa, impressionante”, le parole di Onofri, seconda voce della cronaca Sky sono più soavi di una sinfonia di Mozart. “Siamo noi beneventani....”, il Bentegodi assiste allo show a tratti ammutolito e poi a un certo punto spazientito dai furetti giallorossi che la fanno da padrone butta giù anche una bolla botta di fischi. Solo il finale, i rossi da lotteria di Abisso e la benzina finita fanno rientrare in partita la corazzata che dovrebbe far tremare il mondo. Ceravolo è sfinito e l'acido lattico nelle gambe fa un brutto scherzo a Venuti...2-2 ma con l'orgoglio di essersela giocata tutta, guardando in faccia i predestinati, ennesima perla di una stagione già ora da mettere in cornice”.

BENEVENTO - AVELLINO 2-1, lunedì 1 maggio “Poi inizia la partita e lo spirito del Guerriero Sannita, come per magìa, lo vedi negli occhi dei giallorossi in campo. Lo vedi nella rabbia di Lucioni, nella tignosità di Camporese, nel moto perpetuo del “vecchio” Cibsah, nella fisicità di Viola, nel trotterellare soave e armonioso di Falco, nella zampata della Belva. Ma lo vedi soprattutto in quel signore distinto con camicia bianca, occhiali e cravatta che siede in panchina. O meglio non si siede mai, sempre in piedi, morso da una tarantola invisibile. Baroni oggi sente su di sé il peso di tutta la responsabilità, in quel mare di citazioni latine, lui col suo look politically correct sembra quasi un professore di liceo, sì un professore di latino...la sua classe oggi ha studiato, è pronta, non vuole toppare. In campo ci sono due squadre, una gioca al calcio e fa tutto quello che nel calcio moderno di oggi va fatto, tranne una, la più antica ed importante, cioè buttarla dentro. L'altra sembra un residuato di un calcio in bianco e nero anni Settanta: non fa pressing, non apre il gioco sugli esterni, difende al limite dell'area e non sale mai per mettere in fuorigioco gli avversari. Eppure rimane incredibilmente in partita. Finchè il destino infame molla la presa, l'aprile dei veleni è finito e i due giocatori con più qualità in campo decidono che è ora di spazzare via finalmente le stramaledette  scorie di settimane allucinanti”

BENEVENTO-FROSINONE 2-1, sabato 13 maggio “Il pari andrebbe bene, il Frosinone vorrebbe ma non può, le gambe non girano, il sole rovente annebbia teste e gambe, ma non può finire così. C'è quel macigno che da 5 mesi non sale e non scende....stavolta gli dei del calcio si superano e ne combinano una epica. Venuti ci mette l'ardore dei suoi vent’anni e al secondo minuto di recupero si prende una punizione che vale oro. Bene, con questa arriviamo alla fine mi viene da pensare. E invece no...la palla arriva tesa in area, Viola con una finezza la mette giù e via....paloooo!!!! Ma allora è una maledizione...qui però la ruota gira. La palla incredibilmente torna dritta dritta sui suoi piedi e Nicolas scaglia in piena area un dardo incandescente, Eramo finalmente ci fa vedere uno di quei tagli che l'anno scorso hanno fatto impazzire le difese di mezza serie B e apre le porte del Paradiso. L'uomo del destino è sempre lui, la Belva...come una sorta di novello Dorando Pietri (il maratoneta italiano che arrivò sfinito al traguardo alle Olimpiadi di Londra di inizio secolo) fa l'unica cosa che probabilmente in quel momento gli riuscirebbe di fare, buttarsi a corpo morto su quel cioccolatino, spingerlo nella rete e poi stramazzare al suolo coi muscoli impastati di acido lattico... E' la puntura di un ago che fa scoppiare il paracadute milionario del Frosinone condannandolo ai playoff, è il tappo che salta alle bottiglie di spumante messe in frigo dalla Spal, è il sorriso a 32 denti stampato sui volti di tutti gli anchorman Sky...sì, sì certo, è tutto questo. Ma soprattutto è il delirio incredulo di un popolo innamorato di quei colori, è l'abbraccio caldo ad un gruppo di calciatori che vogliono e credono di poter dare un senso compiuto a quanto fatto finora in questa meravigliosa ed incredibile stagione”.

PISA-BENEVENTO 0-3, giovedì 18 maggio -  “Mentre Ceravolo infila il terzo gol con una saetta all’incrocio e centra il 20 tondo tondo, all’improvviso ripenso all’abbronzatura di Pantana e al far west dello Scida di Crotone anno 2004, al biscottone di Potenza e al faccione di Postiglione, al tuffo nel mare dei giocatori del Gallipoli che festeggiano la B dopo la “grande” vittoria sul Real Marcianise, al colpetto di testa di Calil di un 21 giugno ormai cancellato, alla polizia di Cremona che alle cinque del mattino va ad arrestare Paoloni all’Hotel President nel bel mezzo dei playoff, al cross sbilenco di Ganz, all’autogol indecente della Salernitana a Pagani e al ghigno beffardo del diesse Fabiani…penso che ne abbiamo viste e passate davvero di tutti i colori e che un traguardo così, un sogno così non c’è nessuno che se lo meriti più di noi. No, non c’è bisogno di nessun pizzicotto, è stata talmente dura la strada per arrivare a questa notte di questo giovedì di maggio che dubbi non ce ne sono. “TUTTO VERO”, titolava la storica Gazzetta dello Sport del 10 luglio 2006, all’indomani del trionfo azzurro a Berlino e una copia la conservo ancora a casa in qualche cassetto chissà dove. Ma stanotte “TUTTO VERO” è scritto a carattere cubitali negli occhi lucidi di chi ha quei colori nel sangue, di chi cerca la parola di quell’amico con cui ha condiviso le amarezze del “Non vincete mai”, di quel parente che lavora al nord che domani mattina potrà dire ai suoi colleghi di ufficio che una piccola ma tenace città del Sud, quello che oltre il Rubicone è tutto indistintamente marchiato come  provincia di Napoli, è in corsa per la serie A, roba grossa, grossissima.”.

PERUGIA-BENEVENTO 1-1, martedì 30 maggio “Per due giorni di fila avrei voluto scrutare nel serbatoio giallorosso, misurare al centilitro ogni stilla di energia fisica e nervosa… niente, dovevo avere pazienza e aspettare che il prato del “Curi” finalmente parlasse. Ho teso l’orecchio verso quel terreno di gioco per sentire cosa avesse da dire e le sue parole sono state soavi come il miele : “ Ehi tu, tifoso del Benevento sempre pessimista e disfattista, che hai sempre paura di toppare le partite che contano…guarda, guarda che squadra che hai, è una roccia, un monolite che non lo scalfisci neanche con un martello pneumatico….guarda Cragno come è sicuro di sé, guarda Lucioni che condottiero…e poi Cibsah, un leone della Savana, Venuti un marmo di Carrara, Puscas una mina vagante, guarda che roba….come siete corti in campo, cattivi, senza paura…voi vestiti tutto di nero e quel direttore d’orchestra che invece non molla la sua camicia bianca….ve lo posso dire, siete uno spettacolo, davvero….ora avviso il prato del Cabassi di Carpi e gli dico che domenica sera si deve fare bello perché sta per arrivare una Strega troppa bella, da gustare tutta d’un fiato”.

BENEVENTO-CARPI 1-0, giovedì 8 giugno “Mezzora o poco più e la polveriera esplode il colpo del k.o. Nel 1982 Lorenzo Venuti e Gheorghe Puscas probabilmente non erano nemmeno nei pensieri dei loro genitori, eppure uno sembra Bruno Conti, l'altro Paolo Rossi, “un ragazzo come noi”, come cantava Venditti. Quei due presero un Mondiale e lo ribaltarono, i nostri due prendono la storia e la fanno a brandelli. Il resto è battaglia vera, ma la Strega non trema, il faro è la camicia bianca di Baroni, un totem da conservare nel Museo del Sannio...il Gladiatore c'è, l'elmo risplende e poi....poi si arriva a 5 minuti dalla fine e a quel punto si sconfina nell'ignoto delle emozioni... “Serie A, serie A, serie A!!!!”....gridiamolo senza vergogna, abbracciamoci, saltiamo, godiamo di questa gioia così spropositata che ci sembra quasi non ne avessimo diritto. E invece no, ne abbiamo diritto eccome”.

JUVENTUS-BENEVENTO 2-1, domenica 5 novembre “Poi alle 16,21 comincia l’ora più magica, assurda, incredibile, pazzesca di tutti gli 88 anni di storia del Benevento. Il sinistro di Ciciretti da due anni fa parte in pianta stabile del patrimonio Unesco di Benevento insieme alla chiesa di Santa Sofia, è un lampo che acceca gli occhi di ogni beneventano esistente sulla faccia della Terra e gonfia la rete e l’orgoglio incredulo di un popolo intero. Juventus 0 Benevento 1, come la vittoria di un mondiale, non dimenticherete mai dove eravate e con chi. Ora pensi, vabbè, questione di minuti e poi arriverà il jingle di “Scherzi a parte” a chiudere l’increscioso episodio. E invece no, passano altri minuti, eterni e soavi nello stesso tempo e quella magìa in sovraimpressione resta lì. Allegri si gira verso la sua panchina e bofonchia un chiarissimo: “Ecco, che vi avevo detto?, le facce funeree di Nedved e Agnelli sono un gaudente inno alla gioia, De Zerbi passeggia nervoso con giacca e tshirt come se fosse in villa comunale in una giornata di primavera inoltrata, mentre Valentina appoggia la testa sulla spalla di papà Oreste e accenna un sorriso, quasi a voler dire: “Papà, ma che stiamo combinando?”. Mentre quelli, i duemila, cantano, cantano, cantano….e i loro eroi vanno a prendere un tè nella pancia dello Stadium in vantaggio di un gol, roba da raccontare ai nipotini. E in quell’intervallo come fai a non pensare ai campacci dove hai seguito il Benevento, magari in compagnia di chi non c’è più, con gli occhi inevitabilmente umidi? Il timer sta per scadere, l’oretta ai confini del soprannaturale sta per finire. Alle 17,15 ci vogliono tutti e 90 i milioni di euro del cartellino di Higuain buttati sul campo per far scendere di nuovo il Sannio intero sulla terra, quel Sannio che per un’ora ha avuto alle sue spalle il fiato di tutta l’Italia non juventina”.

BENEVENTO-MILAN 2-2, domenica 3 dicembre “All’improvviso guardo verso il tunnel degli spogliatoi e chi vedo sbucare? Una Strega bellissima, ammaliante, fasciata in un tubino nero super sexy, che non lascia nulla all’immaginazione, uno spacco vertiginoso, autoreggenti nere e tacco 12, uno schianto in poche parole. Col suo cappello nero  e le labbra voluttuose entra in campo e con passo regale va decisa verso l’esterrefatto Brignoli, lo avvinghia a sé in un abbraccio caldo da femme fatale e in un orecchio, con irresistibile sensualità, gli sussurra: “Dai Alberto, è’ il nostro momento, devi essere mio….o’ famo strano!!!”.  L’uomo è uomo si sa, nelle vene scorre sangue, non acqua minerale: Alberto va in trance, non si tappa le orecchie come Ulisse e cede senza condizioni…gatton gattoni si avvicina al campo nemico, entra di soppiatto e come un Paolino Pulici anni ’70 asseconda le strane voglie della Strega e sì, lo fa strano, così strano che manco nel manuale del Kamasutra c’è traccia di quello che ha combinato. All’improvviso vedo sorgere dal fossato della tribuna un enorme albero di noce e lì sotto il popolo giallorosso si ammassa in un abbraccio liberatorio, lasciandosi andare alla gioia più pagana e dissacrante che ci può essere”.

E ora l’ultimo frammento, quello di sabato pomeriggio col Chievo Verona, per chiudere un 2017 che sta per finire e sarà comunque storia, per sempre… Appuntamento a mercoledì prossimo, 3 gennaio 2018, BUON ANNO a tutti e come sempre FORZA BENEVENTO!!!

Sezione: VISTO DA EST / Data: Mer 27 dicembre 2017 alle 07:00
Autore: Antonio De Ianni
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