Dico subito che il Benevento visto oggi non mi è sembrato all'altezza della situazione ed ha un po' deluso le mie aspettative. Per come s'erano messe le cose ad un certo momento della partita una squadra che si rispetti e che intenda farsi rispettare, in quanto capolista, non ha che una, ed una sola alternativa: vincere.
Bisognava approfittare "senza se e senza ma" della duplice circostanza favorevole, più unica che rara, di poter giocare in superiorità numerica e, contemporaneamente, con la porta avversaria difesa nientemeno che dal terzo portiere (per la verità non è che il "secondo", già chiamato a sostituire lo squalificato portiere titolare, avesse " impressionato" più di tanto nel corso di poco più dei venti minuti in cui era rimasto in campo!). Se vogliamo, poi, ci sarebbe anche una terza circostanza benevola: le due sostituzioni già "spese" dall'allenatore avversario quando non si era ancora alla metà della prima frazione di gioco.
Bastava semplicemente mettere in campo quel cinismo e quella cattiveria che avevamo tanto decantato fino ad oggi e che, invece, oggi sono sembrate, improvvisamente, un lontano ricordo. E dire che in porta c'era soltanto un imberbe ragazzino gettato improvvisamente nella mischia, per di più in un derby ed al cospetto della capolista, attrezzata tra l'altro come poche nel reparto avanzato. Come dire: c'erano tutti gli ingredienti per determinare un suo crollo psicologico o, quantomeno, per non farlo giocare in tranquillità . Ed invece? Neanche un tiro in porta (eccezion fatta per il calcio di rigore ed il gol annullato al novantesimo per presunto fuorigioco). Neanche la possibilità, quindi, di poterlo "valutare" sul campo, il ragazzino, che penso non abbia creduto ai propri occhi. In verità, se proprio vogliamo dirla tutta, in una circostanza della partita (ricordo un'uscita di pugni a centro area non proprio stilisticamente sopraffina, per usare un eufemismo) si era anche intuito il livello di preparazione del giovane pipelet. Ma questo non fa che rendere ancor più amaro il contenuto del calice.
Ha ragione Brini quando dice che i suoi sono stati capaci di complicarsi la vita da soli, riferendosi evidentemente all'imperdonabile ingenuità in cui è incappato uno dei giocatori fin qui più affidabili e costanti nel rendimento il quale, caduto in una trappola tesagli ad arte, non è stato capace di mantenere i nervi a posto. Ma, sinceramente, non mi sento di condividere, pur rispettandola, la sua opinione secondo la quale oggi si sia guadagnato un buon punto in classifica. Al contrario, credo vivamente che oggi sia stata sprecata una favorevolissima occasione per portare a casa il bottino pieno.
Poi, per carità, i punti sono sempre buoni, specie se questi significano comunque continuità di risultati, mantenimento dello stato di imbattibilita' e testa della classifica.
Non bisogna, poi, mai dimenticare che in campo è presente anche una squadra avversaria, alla quale va senz'altro riconosciuto di aver disputato una buona partita, tutta cuore, gambe e ...furbizia (ma nel calcio non è un difetto...anzi). Non che abbia, in verità, creato tantissime occasioni, ma ha tratto il massimo da quelle poche che ha avuto (ah, la legge del contrappasso!). Del resto la Paganese veniva da tre vittorie consecutive, e non certamente per caso. Si trattava comunque di un derby, su un campo tutt'altro che facile, dove peraltro il Benevento non vince da sempre. Sotto questi aspetti, il punto racimolato va accolto con moderata soddisfazione. Perché al Marcello Torre saranno in poche, credo, a portarsi a casa l'intera posta, specialmente in un girone di ritorno che si preannuncia infuocato, dove a far visita agli azzurrostellati andranno il Lecce prima e la Salernitana poi.
Ciò detto, non possono non cogliersi anche gli aspetti positivi, che sono essenzialmente due: la reazione d'orgoglio avuta dalla squadra in occasione del duplice svantaggio, soprattutto dopo aver subito il secondo gol, quando sembrava davvero che le forze (e le idee ) stessero abbandonando i giallorossi (e lo stesso tecnico Brini) e, viceversa, che l'entusiasmo dei locali avesse toccato l'apice (nel contesto, poi, di un "ambientino" tutt'altro che facile ed amichevole); il secondo (una piacevole conferma) è che è veramente difficile battere il Benevento quest'anno. Su questo ha ancora una volta ragione il tecnico marchigiano quando afferma che in altri tempi partite come questa si sarebbero tranquillamente perse.
C'è, poi, un terzo aspetto positivo, anche se ai più potrebbe sembrare un paradosso, che è l'espulsione di Celjak, non tanto per il fatto fine a se stesso (ci mancherebbe!) ma per la causa che l'ha determinata. Difficilmente, infatti, il croato incorrerà nello stesso, imperdonabile errore nel corso della stagione, quando le partite inizieranno a contare veramente. Anche questo fa esperienza. Guardate Agyei: dopo la squalifica scontata per doppia ammonizione, non ha più subito cartellini gialli a sfavore ed ogni suo intervento, da allora, è più misurato, ma non per questo meno concreto ed efficace. È maturato. E così, ne sono persuaso, sarà altrettanto per il forte difensore croato per il quale non è il caso, oggi, di invocare inutili e controproducenti "crocifissioni". Ha sbagliato, certamente, ma, scontata l'inevitabile squalifica (la solita fortuna del Lecce!) tornerà più forte ed inca...volato di prima.
Un'ultima considerazione, spiacevole, ma sento di doverla fare. Così come ho riconosciuto, sportivamente (al pari, sono sicuro, di tanti sportivi beneventani per i quali, se mai fosse istituita un'ipotetica cattedra universitaria di "civiltà sportiva", sarebbero tutti degnamente candidati ad assumerne la titolarità) che la squadra della Paganese non ha demeritato contro la più forte capolista Benevento, altrettanto non posso dire di alcuni "caldi" tifosi locali (non tanto giovanissimi di età, a dir il vero) , assiepati nella tribuna i quali hanno costretto il sottoscritto, unitamente ad altri amici "colpevoli" soltanto di essere presenti come tifosi del Benevento ad abbandonare anzitempo gli spalti, tra improperi, epiteti e minacce fisiche, con tanto di invito, quali "cafoni montanari puzzolenti" a tornare a "pascolare le pecore".
Tanto che siamo stati costretti a richiedere la "protezione" dei carabinieri. Questi "signori" evidentemente dimenticano che sia "pascolare pecore", sia "coltivare pomodori" e farne conserve alimentari sono entrambe facce della medesima economia agricola alla quale contribuiscono, evidentemente, in diversa misura entrambe le città (Benevento e Pagani).
Non altrettanto può, tuttavia, dirsi per altri tipi di economia, tra le quali emergono quella storico-culturale e quella turistica dove, tra le due città , non c'è partita.
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