Arrivi al grand station meneghina e la prima sensazione è quella di sentirti come Totò e Peppino De Filippo (...e la malafemmena...) nel celeleberrimo e sempre divertente film del '56. L'architetto Alberto Fava che la progettò, evidentemente ebbe una intuizione nell'ideare la "Stazione Centrale" di Milano: quella di volere lasciare a bocca aperta i viaggiatori in arrivo, una visione di forte impatto emotivo che incutesse timore reverenziale verso quella struttura, "porta" della metropoli lombarda: come dire, siete arrivati nella grande città... Abbiamo lasciato in mattinata il tiepido  sud e adesso siamo in pieno inverno con pioggia e freddo. Quattro ore per passare da una stagione all'altra, da film se non fossimo lì davvero.

Non importa, anche se poi il tragitto verso il nostro hotel è una sorta di rally, tra le pozzanghere e le auto bloccate nel traffico impazzito. Il tempo di ristemarci e via alla metro, ci attendono gli "amici del nord" a Cascina Gobba, da lì andremo a Canegrate, presso Legnano, luogo scelto per l'incontro tra gli Stregoni del Nord e una folta rappresentanza della nostra squadra del cuore, giunta appositamente con dirigenti e tecnici. Noi di tuttobenevento  siamo giunti in forze: con me Andrea Bardi, direttamente da Napoli, e poi Cosimo Calicchio e Gaess Vicidomini. Un "ponte virtuale" tra Benevento e Milano... Non volevamo né potevamo mancare. Sappiamo già, per esperienza cosa succederà stasera... Un evento da non perdere.

Metropolitana linea verde, direzione Gessate,  piena zeppa di pendolari, un melting pot di lingue, dialetti e colori differenti che trasmette immediatamente l'importanza di questa città votata ormai ad essere pienamente mitteleuropea. La skyline milanese sembra quello di una metropoli statunitense con i suoi grattacieli, simboli pseudofallici della new economy. Il Pirellone o la Torre Velasca oggi sembrano normali palazzotti di provincia, e pensare che erano il simbolo della "Milano da bere" di un ventennio fa...

Vittorio, Alfredo, Gianluca, eccoci: l'abbraccio è come sempre prolungato ed emozionate ma poi via subito, nel traffico monstre della tangenziale verso Canegrate. La sala è pronta, moderna, ordinata, in pieno stile lumbard anche se il gestore è anche lui Sannita.  Ci pensiamo noi a fare confusione. Il giallorosso trionfa, bandiere, striscioni, sembra di essere a casa. Pochi minuti a arrivano tutti. L'attesa è ripagata. Quante mani da stringere, quante cose da dirsi oltre i convenevoli. Nell'era del web 2.0 ciò che rende una testimonianza  diretta - la nostra- non può nessun sito o giornale.

Arrivano loro, squadra, tecnici, il Presidente, i dirigenti. Sale al tensione, positiva, il ghiaccio si rompe immediatamente e via alle foto, le strette di mano di conoscenza, quei calciatori che visti da lontano sembrano robot in campo, si dimostrano integralmente per quel che sono: ragazzi semplici, assolutamente normali, nella migliore accezione possibile. Dopo mezz'ora sembriamo tutti amici da sempre, non c'è più distinzione, i posti ormai sono "mischiati" e poco importa se i camerieri impazziscono con le portate. "A chi manca?" "Cosa devo ancora portare?" Ma cosa importa, l'alimento migliore è il senso di unione, di amicizia, di condivisione. Un'emozione da gustare lunga due ore...

Il tempo è volato, il protocollo-Brini (guai sennò!) obbliga la ritirata per gli atleti e i loro tecnici. Il saluto, prevedibile, è sempre un pò triste. Le ultime foto, scambio di "cinque", arrivederci a presto... Rimangono ancora un po' i dirigenti, il Presidente. Dialogo stretto con ognuno dei presenti che gli si rivolga, per lui tante domande, articolate e soddisfacenti le risposte del number one giallorosso. Lui non si sottrae e neppure si risparmia anche se la stanchezza sale, la giornata è stata lunghissima per tutti, ma le parole magnetiche incollano tutti noi a quella sedia. Finisce tutto prima di mezzanotte, come previsto e "promesso". La settimana lavorativa, per tutti, non consente ulteriori strappi alla regola. Ognuno di loro, di noi, è felice ma pervaso da un prevedibile filo di malinconia, torna a casa propria.

Una serata bellissima, ricca di significati che vanno oltre la cena e un brindisi. Un regalo bello e meritato per questi figli del Sannio che hanno dovuto lasciare la loro terra per trovare fortuna quassù. Se vogliamo, un mattone importante nella costruzione di un sogno. Anche questa è una vittoria, ancora più bella di tante altre. Faceva freddo ma non ce ne siamo accorti. Perché il calore di questi ragazzi ci ha confortato. Ci hanno fatto sentire a casa, ci hanno fatto sentire importanti, riempiti di ulteriore responsabilità che noi, nel nostro piccolo, accettiamo con piacere.

Grazie Vittorio, Alfredo, Maurizio, Daniele e grazie a tutti voi, siete tanti, Stregoni del Nord. Conserveremo tra i ricordi - non solo calcistici - più belli questa serata. Quei volti felici, quegli occhi umidi di commozione, la gioia incontrollabile, l'orgoglio di sentirsi pienamente parte della propria città pur se a ottocento chilometri di distanza.

Era ieri, siamo di nuovo alla stazione. Guardo quelli che scendono dai treni, è vero, sembrano quasi tutti Totò e Peppino in cerca della malafemmena. Saluto Andrea, lui va a Napoli, io prendo il mio treno e non posso non pensare alla cena di ieri. Guardo le foto, i selfie, ho ancora nella testa i tanti "salta salta lo stregò" che oramai è un canto di guerra... Torno a Benevento e mi sento quasi in colpa. Penso a quanto io sia provilegiato a poterci essere sempre allo stadio. Arrivederci ragazzi, domenica tiferò molto di più e lo farò per voi. Grazie ancora per l'accoglienza fantastica e soprattutto perchè, ogni volta, mi fate capire cosa vuol dire davvero amare la propria terra, nonostante essa sia stata molto avara con voi...

Sezione: In primo piano / Data: Mar 18 novembre 2014 alle 19:00
Autore: Marcello Mulè
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