Sbirciando a destra e a manca sui vari siti e forum non ho potuto far a meno di notare, da parte di qualcuno, un certo "disfattismo preventivo", quasi una sorta di rassegnazione al medesimo, amaro epilogo stagionale.
Direte: capirai, bella scoperta! e dov'è la novità ?
La novità sta nell'anacronismo, questa volta davvero impressionante e...disarmante.
Quella che si è appena conclusa, signori, e' soltanto la seconda giornata di un lunghissimo ed estenuante campionato, ed emanare "sentenze", in qualsiasi direzione esse vadano, mi sembra un esercizio davvero azzardato, per non dire diabolico !
Premetto subito che così come non mi ero illuso ed entusiasmato al termine della felice, pur sofferta, trasferta ischitana, allo stesso modo non mi sono demoralizzato dopo il pareggio casalingo di venerdì scorso.
Certo, mi è dispiaciuto, ed è normale che sia così . Ma siamo comunque ad inizio stagione quando, si sa, la condizione fisica degli atleti risente ancora, e tanto, dei carichi pesanti della preparazione del ritiro estivo, con conseguente limitatezza della tenuta atletica molto al di sotto dei novanta minuti necessari. Vogliamo, poi, parlare dell'assimilazione degli schemi, del nuovo modulo e dei meccanismi tra i reparti in una squadra riformata praticamente per otto undicesimi rispetto a quella della passata stagione?
Entrambi i "secondi tempi" delle due partire fin qui disputate sono, al proposito, eloquenti. Il calo fisico -atletico del Benevento e' stato evidente, anche se, fondamentalmente, per motivi diversi. Nel primo incontro il gran caldo l'ha fatta certamente da padrone (si giocava a 35 gradi alle due di pomeriggio ed era la prima di campionato). Nella seconda partita, invece, le scorie e la stanchezza dell'incontro precedente, giocato soltanto cinque giorni prima, non erano state esaurientemente smaltite.
Per usare una metafora ciclistica, paragonerei il campionato appena iniziato ad un "tappone" dolomitico, una di quelle corse lunghe, estenuanti e ricche di fascino che esaltano lo sport del pedale al termine delle quali a vincere e' sempre e comunque il più forte di tutti. L'inizio della corsa vede, solitamente, una gran confusione: tutti i corridori avanzano in gruppo e nessuno sembra prendere particolari iniziative. A mano a mano che la corsa prosegue, cominciano a delinearsi i primi distacchi dal gruppo ad opera dei corridori dotati di maggiori tecnica e forza fisica, oltre che di talento.
Si formano, così, vari gruppetti di corridori, più o meno distanziati tra loro, ed a restare indietro sono sempre i più scarsi, o coloro che, magari, erano partiti " lancia in resta" e che, pertanto, vanno in debito d'ossigeno. La lotta tra i più forti si fa sempre più dura e serrata fino alla fine della corsa quando, di solito, il campione stacca tutti e va solitario all'arrivo. Quello stesso campione che, durante la corsa, avrà saputo dosare bene le forze e le avrà sapientemente distribuite per evitare crolli nel finale. Difficile, infatti, che chi parta a spron battuto arrivi, poi, fresco fino alla fine.
Mi piace pensare che questo campionato sia proprio come un grande tappone di montagna. All'inizio tutte le squadre sono, più o meno, racchiuse in un fazzoletto di punti, così come i corridori nel gruppo. Col proseguire della stagione però, quando iniziano le "salite", le compagini dotate di maggiori tecnica e preparazione atletica, nonché di continuità di rendimento, iniziano inevitabilmente a distaccarsi. L'importante, per esse, è comunque restare "aggrappati" al gruppetto di fuggitivi, dosando sapientemente energie fisiche, emotive e nervose fino alla vista dello striscione dell'ultimo chilometro, per poi sferrare il decisivo attacco finale.
E non è nemmeno necessario scappare o, come si dice in gergo, "fare la lepre". Potrebbe, alla lunga, essere controproducente per l'inevitabile pressione che si dovrebbe in qualche maniera gestire.
E' sufficiente, pertanto, restare ancorati al gruppetto di fuggitivi per poi tentare, al momento opportuno, la fuga decisiva. Restare attardati potrebbe, infatti, compromettere la volata finale, anche perché se è vero che recuperare e' sempre possibile, e' altrettanto vero che lo sforzo fisico, emotivo e mentale profuso nell'azione di recupero alla fine potrebbe costare caro.
Ricordate il Pontedera ed il Lecce della passata stagione? Sono entrambe, per motivi opposti, un classico esempio di quanto su detto. La prima era partita fortissima (se non ricordo male addirittura vincendo le prime quattro partite) per poi, gradatamente, afflosciarsi fino a raggiungere a stento l'ottava posizione utile per disputare i play-off (non arrivo' nona soltanto perché quel posto fu accaparrato dalla Salernitana che perse di proposito l'ultima partita della regular season per non incrociarsi con il Lecce). Di converso il Lecce parti' malissimo, perdendo le prime cinque partite ( ne prese quattro anche a Benevento!) per poi essere protagonista di un'entusiasmante rimonta fino al terzo posto, rimonta che pago' a caro prezzo nel finale quando le energie emotive e nervose, il calo atletico e, non ultimo, l'appagamento involontario per aver comunque raggiunto un insperato obiettivo (per come s'erano messe le cose) emersero in maniera evidente e ne segnarono la sconfitta.
Prendiamoci per buono quello che, per il momento, ci ha " passato il convento". La squadra c'è, e non sono certamente soltanto io a dirlo, e non potrà che crescere. Fare punti oggi, comunque essi vengano, è importante nell'ottica della continuità di risultati e per muovere la classifica. Per il bel gioco e per il divertimento, diamo tempo al tempo. Del resto alle spalle abbiamo un'organizzazione societaria forte se è vero che il Benevento Calcio, ad inizio luglio, quando tutte le altre stavano ancora a guardare, aveva di fatto già completato la squadra in ogni reparto, soffiando con sagacia, tempismo, esperienza, efficienza e solidità finanziaria pezzi da novanta ad altre pretendenti sulla carta più "politicamente" accreditate. E sembra che non sia ancora finita (l'affare Mazzeo potrebbe concretizzarsi a breve)
Non dimentichiamolo mai.
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