Ansie ed antiche paure sono state, oramai, spazzate via: il playoff dovrebbero essere in cassaforte, con la pace anche degli ultimi stoici pessimisti. Dovrebbero, e già, perché il calcolo matematico, per quanto complesso e articolato, ancora non ci concede la certezza assoluta. E’ soltanto una divagazione ma, a scanso d’equivoci, meglio fare almeno un altro punto nelle rimanenti due gare della regular-season. Tanto per essere certi del torneo post campionato. Sono concessi tutti gli scongiuri possibili, anche quelli poco aulici...

Il Benevento di Fabio Brini ha raggiunto l’obiettivo minimo. No, la mia non è presuntuosa pignoleria: perché una squadra del genere ed un tecnico così “navigato” non avrebbero davvero potuto fare di meno. Sarebbe stata una grave e clamorosa defaillance non centrare almeno una delle otto piazze utili alla disputa dei playoff. Con una rosa del genere a disposizione, sarebbe stato assurdo non candidarsi a vincere qualcosa - quante volte io l’ho scritto quest’anno fino a diventare antipaticamente ripetitivo - ovviamente facendo i doverosi conti con l’oste. Nel nostro caso è, anzi, sarà un oste “composto” dalle altre sette squadre, quelle che (più o meno) alla pari andranno a giocarsi tutte le proprie ambizioni puntando alla seconda piazza utile per la serie B. Altro che lotteria!

Non è ironia la mia, il difficile per Brini inizierà tra qualche domenica, l’undici maggio, quando dovrà mettere sul campo una formazione pronta al combattimento e che sappia trovare fiato, gambe, motivazioni e, dulcis in fundo, i goal per prevalere su avversari altrettanto agguerriti e pronti a vendere cara la pelle. Un lavoro certosino d’intelligence, molto più simile a quello degli agenti della F.B.I. che non a quello di tecnico calcistico. Non sarà facile per Brini e i suoi collaboratori, ed io non l’invidio per niente. Per questo noi, tutti, dovremo farli lavorare nella massima tranquillità, evitando ingerenze di qualsiasi tipo. Lui è bravo e noi dobbiamo avere la massima fiducia perché il curriculum dell’ex portierone di Udinese e Ascoli è una garanzia scritta. Poi, è chiaro, sarà il campo a dare il responso, ma le premesse ci sono tutte. Unica pretesa da parte mia: vorrei la migliore formazione possibile viste le tante varianti attuabili, quella che sappia anche osare un po’ di più. Perché non potremo più accontentarci in quelle partite...

Il recupero di Marco Mancosu, mio personale parere, è un evento assolutamente importante che riguarda i nostri giallorossi. Non sono di certo i goal a confortarmi, ma sicuramente le ultime prestazioni sul campo del fantasista sardo. Quante volte l’ho criticato quest’anno, a maggior ragione perché da un calciatore del suo calibro io mi sono sempre aspettato di più. Molto di più. Lui è tra i pochi che può davvero fare la differenza, trasformando una squadra buona in un’altra davvero forte. Marco ha bisogno di “spazio”, di giocare con continuità e di sentire la massima fiducia del suo tecnico e dei tifosi. Dai suoi piedi nascono sempre azioni importanti frutto di un’ottima visone di gioco e chissà che, proprio nell’inferno dei playoff, lui non riesca a trovare l’ispirazione e qualche colpo da maestro che possa per farci vincere... Un numero dieci vero, quello che forse è mancato a lungo nel corso di questo campionato e del quale non credo si possa fare a meno, assolutamente.

Ho scritto di Mancosu ma il discorso vale anche per qualche altro calciatore giallorosso. Poi, c’è il discorso relativo ai vari Di Piazza, Espinal, Ferretti. Non voglio pensare che la loro parentesi in giallorosso sarà, alla fine, caratterizzata soltanto dagli infortuni o dalle troppee “assenze”. Sfortuna? Destino? Inadeguatezza alla piazza sannita? Ognuno adesso potrebbe scrivere o dire qualsiasi cosa. Io invece penso che saranno proprio loro il valore aggiunto alla squadra che, nel caldo e nella tensione straordinaria di gare così delicate dovranno dimostrare di avere meritato -comunque- la fiducia e l’ingaggio della nostra Società. Una partita intera o soltanto dieci minuti, quei ragazzi dovranno contribuire con il massimo impegno possibile allo sforzo comune, quello teso a raggiungere l’obiettivo che tutti speriamo (menagrami compresi). Io credo molto nella loro voglia di riscatto, nella molla dell’orgoglio che deve scattare in ognuno. Perché vincere porta benefici a tutti   e sarebbe il modo migliore per riscattarsi con chi in loro ha avuto la massima fiducia e poi anche per se stessi.

Una promozione allunga la vita (calcistica) e speriamo che questa non resti soltanto una frase rubata ad un vecchio e simpatico spot. Fabio Brini, Evacuo e tutta la squadra, sono ben consapevoli del compito difficile che tra poco meno di un mese saranno chiamati a svolgere. La lotta sarà dura, le possibilità di vittoria da condividere con almeno altre due/tre squadre di pari livello e poi aspettiamoci come sempre probabili outsiders. La vittoria però andrà alla squadra con più testa e cuore ma soprattutto con più "gamba".

Sezione: In primo piano / Data: Mar 15 aprile 2014 alle 06:00
Autore: Marcello Mulè
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