Oggi nella rubrica del giorno dopo, "A mente fredda", siamo lieti di ospitare su Tuttobenevento, il giornalista Andrea Bardi. Ecco la sua analisi attenta sulla gara di ieri tra Benevento e Inter:

di Andrea Bardi

Non è il caso di drammatizzare. Sarà pure complicato cogliere risvolti positivi in una partita di calcio dove si subiscono cinque reti, di cui tre già nella prima mezz'ora, ma con un piccolo sforzo di volontà si riesce anche a trovarli.

Difficile, ma proviamoci.

Primo: abissale (e questo lo si sapeva) il divario tecnico tra l' Inter ed il Benevento. Del resto, un valore complessivo della rosa calciatori pari a 553 milioni di euro (quella della squadra nerazzurra) contro gli “appena” 18 milioni della compagine sannita, vorranno pur significare qualcosa. L'Inter è una squadra “intrisa” di fuoriclasse, di cui una ventina ed oltre componenti le rispettive squadre nazionali. Tanto per citare, ad esempio,  i “cambi” del secondo tempo: a Sensi, Lukaku e Young sono subentrati giocatori del calibro di Lautaro Martinez, Brozovic e Perisic. E come se tanto non bastasse, ci si è messo anche il “colpo a freddo”, subìto ad appena 35 secondi dal fischio d'inizio (credo si tratti del più rapido gol subito dal Benevento nella sua ultranovantennale storia), senza aver nemmeno avuto la possibilità di toccare il pallone.

Una doccia gelata che, però, non è sembrata aver intimorito più di tanto i ragazzi di Inzaghi i quali hanno, invero, accennato ad una seppur timida reazione, aggredendo il più quotato avversario con pressing alto ed attuando anche una buona circolazione di palla. Una reazione che conferma le caratteristiche ormai consolidate che ne fanno una squadra tosta, consapevole dei propri mezzi e, sotto certi aspetti, anche spavalda

E qui colgo un altro aspetto positivo, per quanto paradossale possa sembrare.

Un insegnamento che, credo, debba trarsi dalla partita di  ieri sera è che quando si affrontano avversari molto più forti,  quelli che disputano, per intenderci,  “un altro campionato” e puntano ad altri obiettivi stagionali, sarebbe il caso che la consapevolezza dei propri mezzi e la certezza della propria forza non si tramutino in eccesso di spavalderia, ai limiti della presunzione. Insistere, ad esempio, nella pur nobile e spettacolare strategia della “partenza dal portiere” nell'impostazione dell'azione d'attacco quando s'hanno di fronte avversari dall'elevato spessore tecnico che al primo errore ti “castigano” e trovano facilmente la rete, oltre ad essere pericoloso, è anche controproducente. Non ci starebbe male, di tanto in tanto, ricorrere al più classico rilancio del portiere, non soltanto  per evitare il pressing alto degli avversari, ma anche per far rifiatare la difesa liberandola dallo stress dell'impostazione dell'azione in ripartenza. Stress causato anche dalla paura di commettere un eventuale errore (pur sempre dietro l'angolo) che possa fare danni. 

Che è, del resto,  quello che è successo ieri e che fa, purtroppo, il pari con quanto s'era già verificato nella partita d'esordio contro la Sampdoria. E' indubbio che “serenità”, specialmente nel reparto difensivo, non è, allo stato attuale, una parola conosciuta.  

Vanno senza dubbio perfezionati i meccanismi difensivi. Incassare sette reti in sole due partite non è un buon viatico per una squadra il cui obiettivo dichiarato è la salvezza.   

Altro risvolto positivo è la conferma che i nuovi innesti sembrano già integrati nel gruppo storico; alcuni di essi non giocavano praticamente una partita intera da sette/otto mesi, ed ho l'impressione che una volta che essi avranno raggiunto una condizione fisica non dico ottimale, ma almeno accettabile, assisteremo a ben altre prestazioni dell'intera squadra.

Nel secondo tempo (non a caso terminato con il punteggio di 1 a 1), la squadra è sembrata più quadrata, anche grazie al cambio di modulo (3-5-2) ed anche al minor ricorso alle partenze dell'azione dal portiere. Non a caso le migliori occasioni da rete sono nate da errori della difesa e del centrocampo avversari, errori indotti da palloni provenienti dalle retrovie e mal governati.

Ecco. Ripartire dal secondo tempo della partita con l'Inter per trarre insegnamenti da cui trovare giovamento: questo è ciò che mi aspetto dal Benevento nell'immediato futuro, a cominciare dal prossimo incontro casalingo con il “pari livello” Bologna, compagine  che compete anch'essa per il “girone di destra” del campionato di serie A, insieme al Benevento ed altre sette/otto squadre

Ripartire, inoltre, dalla doppietta di Caprari contro l'Inter, che significa segnali di  “risveglio” degli attaccanti, segnati anche dal palo colpito da Moncini e da un paio di occasioni nitide capitate sul piede di Insigne nel primo tempo e, soprattutto,  del suo subentrato Lapadula nella ripresa

Ripartire si deve, si può.

Dimenticare in fretta l'Inter, ma anche ricordarsene.

Non era questa la partita del “nostro” campionato.

Sezione: In primo piano / Data: Gio 01 ottobre 2020 alle 08:40
Autore: Redazione TuttoBenevento
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