Per qualcuno è “Pedro”, per lo spogliatoio è “il maresciallo” , per gli addetti ai lavori “il terzino del Benevento”, per il Benevento Calcio semplicemente Ivan Pedrelli.
Ivan nasce a Bologna l’8 aprile 1986 sotto il segno dell’ariete. Primo di due figli maschi, ha un fratello che si chiama Matteo. Mamma Maria Luisa lavora nella mensa di una scuola materna, papà Nerio è meccanico. La sua famiglia vive a Bologna dove lui stesso ritorna tutte le volte che può. Da 1 anno e mezzo è sposato con la bellissima Jessica Merlo (“ci siamo conosciuti in discoteca tramite amici comuni” racconta lui), anche lei bolognese.
Calcisticamente Pedrelli muove i primi passi con la squadra della sua città. Poi arriva il salto in serie B con il Verona,  l’esperienza a Venezia e nel 2008 lo sbarco a Foggia: 1 anno e lo scontro con il Benevento ai play off. Prevale la squadra sannita ma lui strappa applausi tant’è che pochi mesi dopo Pedrelli approda sulle sponde del Sabato. 2 anni in agrodolce tra alti e bassi ma la stagione appena incominciata incorona il terzino bolognese tra i beniamini della curva.
Nella vita privata è un gran  simpaticone: allegro, con il sorriso eternamente stampato sulle labbra. Amante di  lasagne e tortellini, si lascia sfuggire che “Jessica cucina bene…anche troppo” poi ci racconta che ama molto la play station. Fuori dal campo è un compagnone: “Mi piace stare molto insieme agli amici”. Passioni? “Mi piace dormire molto” scherza e quando gli chiediamo se è un pantofolaio, ci risponde con un grande sorriso: “Più che pantofolaio, sono un divanaio”.
Racconta di non avere particolari gusti musicali (“La ascolto tutta purchè sia bella”) mentre ha un rapporto diverso con cinema e tv (“Amo molto i thriller, tipo CSI e guardo spesso Sky Crime”). Il Bologna la sua squadra del cuore (“Ma non è che seguo tanto il calcio della serie A”).
La cosa che più ama del mondo del calcio è giocare in uno stadio pieno: “Mette i brividi” spiega.
Quello che più odia? “I ritiri pre-campionato”.
I suoi ricordi più intensi risalgono all’esperienza nella città di Giulietta: “Il ricordo più bello  della mia carriera è il gol segnato con il Verona al mio esordio assoluto in gialloblù contro il Lecce. Quello più brutto la retrocessione nell’allora C1 dopo aver perso i play out”.
Poi scopriamo un dettaglio che forse pochi sanno. Alla domanda se si definisce uno scaramantico, risponde: “No, però c’è un gesto che ripeto meccanicamente: farmi la barba prima di ogni partita mentre sono ancora in hotel. Conosco molti colleghi scaramantici- racconta- c’è che  poggia sul terreno di gioco sempre lo stesso piede, chi usa sempre la stessa maglia.  Ce ne è perfino uno- sorride- che entra in campo con il santino di Padre Pio sotto la divisa”.
Poi domanda scontata: il suo ricordo di Ciro Vigorito. Qui Ivan si fa improvvisamente serio e dice:” Una bravissima persona che ha dato tanto al Benevento. Potrei stare qui a parlare di lui fino all’infinito ma preferisco non aggiungere altro”.
Capitolo sogni: “Il mio sogno calcistico più grande è fare la serie A. Cavoli..l’ho fatta solo una volta in panchina.  Quello personale è avere dei figli”.
A quel punto gli chiediamo cosa avrebbe fatto nella vita se non fosse diventato calciatore: “Boh…-risponde ridendo- forse sarei comunque entrato nell’ambito sportivo, magari avrei praticato basket o atletica leggera”.
Finita l’intervista scopriamo un altro dettaglio che non conoscevamo (e qui consentiteci di dare a Cesare quel che è di Cesare): il soprannome “maresciallo” proviene da Giovanni Micco.
Insomma, questo è Ivan Pedrelli. In poche righe abbiamo cercato di esplorare il lato che va oltre il calciatore e scoperto un ragazzo davvero molto tranquillo ma altrettanto deciso e battagliero. E il calcio ha bisogno di gente così…

Sezione: B-Side..Il lato B....dei giallorossi! / Data: Sab 19 novembre 2011 alle 10:40
Autore: Giovanna Romano
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