Di solito li conosci per quello che vedi in campo: corrono, lottano, sudano. Li ami per le emozioni che ti fanno vivere, per la maglia che indossano, li odi se sbagliano un gol o fanno qualche papera. Ma dietro ognuno di loro c’è una piccola storia, una storia fatta di piccole cose, di quotidianità. In campo indossano una maglia, poi li vedi fuori dal campo e non penseresti mai che sono la stessa persona: un attimo prima pane e pallone, un attimo dopo pane e pasta e magari cose di vita quotidiana. Persone assolutamente normali che spesso amano una vita altrettanto normale, spesso lontano dai riflettori. PAOLO FRASCATORE non fa eccezione a tutto questo. Probabilmente, prima di Spal- Benevento, senza quella convocazione nella Nazionale Italiana Under 20, molti di noi neanche sapevano che fosse un tesserato della società di Vigorito. Lui è uno dei tanti, compirà 20 anni il prossimo 4 gennaio, vive a Roma, è del capricorno. La sua è una famiglia assolutamente normale: un fratello di 24 anni, Mattia; una mamma commessa, Federica; un papà impiegato al Coni, Corrado.
Una carriera normale; difensore,  inizia a dare i primi calci con la maglia del Tor di Quinto (nel suo quartiere) dove resta 2 anni. Poi il botto: eccolo nelle giovanili della Roma dove resta 5 anni e conquista anche lo scudetto primavera. A luglio arriva a Benevento e l’inizio non è proprio di quelli normali (ma la storia la conosciamo tutti)  poi l’esordio a Ferrara e l’inizio di un nuovo campionato.
Anche la vita privata di Paolo Frascatore è di quelle normali: è single, ama la musica (“la ascolto quasi tutta- racconta- in particolare rock, house e techno”), adora il calcio (“tifo per la Roma è il calciatore cui mi ispiro è Gareth Bale, che gioca nel Tottenham in Premier League”), il suo film preferito è American Gangster e il suo piatto  preferito “l’amatriciana” .
Anche fuori dal campo è un ragazzo normalissimo: “Mi piace uscire- dice di sé- andare a cena con gli amici, divertirmi, chiaramente tutto nei limiti e nel rispetto del mio lavoro”.
Quando parliamo di tv, sorride. Racconta che non ne guarda molta: “ma il mio programma preferito sono I Simpson”.
Poi gli chiediamo cosa ama di più e cosa odia di più del mondo del calcio. E’ di poche parole e va dritto al sodo: “Una cosa che amo è la vittoria- risponde- una cosa che mi piacerebbe non appartenesse a questo mondo è la violenza negli stadi”. E qui lancia un messaggio: “Bisogna lavorarci ancora molto”. Quando passiamo ai ricordi, Frascatore non ha dubbi: “Il mio ricordo più bello è quando sono diventato campione d’Italia con la Primavera della Roma. Cosa si prova in quei momenti è difficile descriverlo, ti restano le emozioni, la gioia e i ricordi. Il ricordo più brutto è la finale di Coppa Italia persa con la maglia della Roma”.
Quando parliamo di scaramanzia, il calciatore non esita a svelarci il suo piccolo segreto: “Di solito prima della partita ascolto sempre le stesse canzoni. Conosco colleghi che ne fanno una questione sacrale: entrano in campo poggiando sempre lo stesso piede per primo o magari quando sono negli spogliatoi toccano le stesse cose. Più che scaramanzia, parlerei di rituali”,
E’ a quel punto che gli chiediamo cosa avrebbe fatto nella vita se non fosse diventato calciatore: “Avrei giocato a rugby- risponde- è uno sport che amo e che mi insegna tanto
Alla fine parliamo di sogni: “Il mio sogno personale-dice – è viaggiare, vedere posti del mondo, confrontarmi con culture che non sono le mie. Sul piano calcistico…beh..vorrei fare la serie A con la maglia della Roma”.
Insomma, questo è Paolo Frascatore, semplicità, normalità ma tanta grinta da vendere e davvero ragazzi così fanno bene allo sport.

Sezione: B-Side..Il lato B....dei giallorossi! / Data: Sab 10 dicembre 2011 alle 09:58
Autore: Giovanna Romano
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