Un po’ d’Africa che sbarca sulle sponde del Sabato…Ci piace iniziare così questo numero di B-Side che stavolta è dedicato al senegalese Mamadou Yaye Kanoute. Nato a Dakar il 7 ottobre 1993 sotto il segno della Bilancia, muove i primi passi nel mondo del calcio con la maglia del Grand Yeff City poi 1 anno e mezzo fa lo sbarco in Italia nelle giovanili del Tor di Quinto. E dal 2010 eccolo al Benevento. Un curriculum  che nel 2004 si è riempito di una casella di tutto rispetto: la partecipazione al campionato mondiale giovanile con la maglia della sua nazionale, il Senegal.
Tifoso del Barcellona, single da poco (“ero fidanzato” ci ha risposto con un mezzo sorriso quando gliel’abbiamo chiesto), Mamadou è il quinto di ben 6 figli: 2 femmine e 4 maschi. Mamma Fatou Cissokho vive tuttora in Senegal a Dakar, papà Pape si è trasferito in Italia ed è un musicista. Lui tornerà nella sua patria a giugno alla fine del campionato.
Nella vita privata, lui si definisce “uno normale, dalla vita normale: mi piace uscire con gli amici e amo il calcio”. Il suo film preferito è “Les Evades”, pellicola francese del 1994 ambientata nel dopo guerra. La sua grande passione è la musica come papà ma ascolta soprattutto il rap anche se, si lascia sfuggire, “se non avessi fatto il calciatore, sarei diventato musicista come papà”. Pape Kanoute suona la kora, uno strumento a corda tipicamente africano, una sorta di arpa-liuto costituita da una mezza zucca svuotata e ricoperta di pelle di animale.
Una cosa che ama del mondo del calcio è “il balletto quando segno” dice. In realtà lui ha fatto della cultura della sua terra d’origine un segno distintivo. Anche quando parliamo di cucina, un po’ d’Africa non manca. “Della cucina italiana mi piace molto la lasagna- racconta Kanoute- di quella africana mangio spesso il thiebou dieune. A volte lo cucino anche io quando posso: è un piatto fatto di riso, pesce e verdure.”
Racconta che non ha particolari modelli cui si ispira, ma il giocatore che preferisce è Jay Jay Okocha che, nonostante abbia appeso le scarpette al chiodo, “continua ad essere un modello per tanti miei colleghi” dice Mamadou. Quello che proprio non gli va giù del calcio sono le parolacce. “Sono musulmano e molto religioso- dice- quando sento bestemmie e oscenità in mezzo al campo mi arrabbio molto”.
Racconta inoltre di non leggere spesso i giornali. “Se parlano male di me, mi arrabbio e ci rimango male- scherza- se invece dicono bene, rischio di montarmi la testa e non va bene”.
Quando invece parliamo di sogni, si sbilancia molto: “Sul piano personale, sogno di stare sempre bene con la mia famiglia. Per il resto-sorride- voglio diventare un calciatore di serie A. In Italia o all’estero? Non è importante. In Italia c’è un calcio bellissimo ma anche altri paesi, come Spagna o Inghilterra non sono da meno”.
Chiudiamo l’intervista con una sua massima che compare sulla sua pagina ufficiale: “il bimbo cresce, perfeziona il suo modo di giocare, affina i suoi sentimenti, inizia a sognare... questo è il calcio!
non sono nessuno per dirvi cosa sia giusto o sbagliato, ma da abile sognatore quale sono, vedo il gioco del calcio come un'espressione di fantasia e creatività, capacità di osare e di scoprire ciò che di bello ci aspetta dietro l'angolo
”.

Sezione: B-Side..Il lato B....dei giallorossi! / Data: Sab 31 dicembre 2011 alle 10:43
Autore: Giovanna Romano
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