BANDIERA,
la lingua Italiana è troppo complessa ed articolata per poter dare un significato esaustivo al Termine senza approfondirne il contesto in cui viene usato, senza poter udire il tono e/o intravedere la smorfia mimica di chi lo pronuncia, per non parlare delle varie sfumature che può assumere se usato con ironia, sarcasmo, o sotto l'egida della satira.
Essere una Bandiera, può identificare in maniera positiva una persona, innalzandola, portandola ad esempio di elette virtù civiche/sportive, o in maniera diametralmente opposta farla sprofondare nell'infamia, eiettarla, marchiandola a vita con l'emblema del tradimento!
Nello sport, e nel calcio in particolare, il termine in questione è andato oramai "fuoricorso", e le uniche bandiere visibili sono quelle dei Tifosi che sventolano fiere sulle "tribune" degli stadi!
Da qui il dilemma: essere una bandiera è cosa positiva o negativa?
Dipende, e dipende dal contesto.
Siccome la nostra rubrica si occupa di calcio analizzeremo il temine limitatamente all'utilizzo che ne fa di esso nel mondo della palla sferica.
Ricapitolando, e fatto salvo che non ci sono più le "Bandiere di una volta", approfondiamo come sempre l'argomento, in questo caso: la Bandiera.
In senso materiale, una Bandiera, è un drappo di stoffa o di altro materiale adatto, spesso sventolato da un'asta rigida, usato simbolicamente per identificazione o per segnalazioni. Deriva da banda (colorata), cioè striscia dipinta. È comunemente impiegata per simboleggiare una nazione. Un Popolo, una Tribù, una squadra di Calcio!!! In senso figurato, essere una bandiera può regalare alcune sfumature positive:
1) portare la bandiera, essere il primo in qualche cosa;
2) portare alta la bandiera, fare onore al proprio paese, partito, corpo, ecc.;
3) seguire la bandiera. o le bandiere. di qualcuno, militare al suo servizio (anche in senso fig.), e così andare, restare sotto le b. (espressioni oggi non più in uso);
4) innalzare, portare alta la bandiera. della libertà, di un ideale e sim., sostenere con decisione e coraggio l'idea per cui si lotta;
Oppure negative:
5) abbandonare la bandiera., disertare; fuggire;
6) mutare bandiera, cambiare (soprattutto per opportunismo) opinione o partito;
7) sventolare come una bandiera, cambiare ripetutamente bandiera ecc.
Ma, se è vero come è vero che "le Bandiere", intese come i giocatori che di essa ne hanno fatto un simbolo e il loro attaccamento vive e vivrà nel mito, sono rare o definitivamente estinte, occorre mutare il significato che si da al "Termine" ed attualizzarlo.
Fatto sta, che per i tifosi sanniti, la "Bandiera Giallorossa" è paragonata alla "Bandiera di Guerra".
La Bandiera di Guerra è una bandiera utilizzata dai reparti militari. È definita anche bandiera di combattimento. Normalmente è realizzata in seta o in altro materiale pregiato ed è di fattura particolarmente curata. La bandiera di guerra viene custodita dal comandante del reparto dentro un cofano o una teca vetrata. Il nostro Presidente Oreste Vigorito la fa Sventolare sul Balcone della villa a Posillipo!
La Bandiera di Guerra accompagna il reparto in tutta la sua vita operativa, sia in tempo di pace che di guerra. È il simbolo dell'onore del reparto, delle sue tradizioni, della sua storia e del ricordo dei suoi caduti.
È tradizione che la bandiera vada difesa fino all'estremo sacrificio. La bandiera ha un significato simbolico: ogni "soldato" del reparto dovrebbe essere disposto a dare la "vita" per la bandiera, portandola nel cuore ed onorandola. Infatti è dinnanzi alla bandiera di guerra che ogni militare presta il suo giuramento.
Ma i nostri "soldati", o "assoldati", il solenne giuramento lo fanno sui contratti davanti ai notai accompagnati dai propri Procuratori, che hanno sostituito il Codice d'onore con il Codici IBAN.
È cronaca attuale quella che vede il ritorno a Benevento di colui che fù una "bandiera", o una delle ultime, ultimo baluardo difensivo, estremo difensore, osannato dalle folle, eletto a Super Eroe, colui che a più riprese si immolò a salvaguardia del "Fortino Giallorosso" per poi passare al "nemico numero 1" e condurlo alla vittoria. Ma questo si sa, fa parte della "jattura nera" che il popolo calcistico sannita si porta addosso da anni.
Sull'argomento "ritorno a casa" del "soldato", si sono sprecati i commenti, e in alcuni casi la rabbia di qualche tifoso, che non ha digerito appieno il ri-cambio di bandiera, è sfociato in contestazione.
Un vecchio proverbio Beneventano, impietoso quanto ironico, cita: "sé son Puorci, à casa tuornano" (traduz.: "se i soggetti appartengono alla razza suina, il destino li farà inevitabilmente intraprendere la strada di casa!)
Ma, a Natale si sa, siamo tutti più buoni, e volendo essere costruttivi, citiamo "La Parabola del figliol prodigo".
La parabola viene anche chiamata "Parabola del figlio perso e ritrovato" oppure "Parabola del Padre Misericordioso".
Il termine figliol prodigo si riferisce ad un figlio che ritorna a casa dopo aver sperperato le sue ricchezze; l'espressione ha anche acquistato un senso più ampio in riferimento a chi non segue le aspettative di chi lo ha iniziato alla vita o ad una carriera.
Nella parabola che Gesù racconta, un uomo ha due figli e, nonostante non manchi loro nulla, il più giovane pretende la sua parte di eredità mentre il padre è ancora in vita. Ottenutala, si reca in un paese lontano dove spreca tutte le sue ricchezze tra banchetti e prostitute. Ridotto alla fame, per sopravvivere è costretto a fare il mandriano di porci. Medita pertanto in cuor suo di andare da suo padre e dirgli:
« Padre ho peccato contro il Cielo e contro di te, non merito di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi servi. »
Ma, mentre è ancora per strada, il padre lo scorge e gli corre incontro, accogliendolo a braccia aperte. Il figlio allora dice al padre
« Padre ho peccato contro il Cielo e contro di te, non merito di essere chiamato tuo figlio. »
Ma il padre lo interrompe e ordina ai suoi servi di preparare una grande festa per l'occasione, uccidendo allo scopo il "vitello grasso".
Il primogenito non capisce perché al fratello dovrebbe essere riservato un simile trattamento, e ricorda al genitore che lui, che gli aveva sempre obbedito, non aveva mai ricevuto nemmeno un capretto per far festa con gli amici.
Ma il padre risponde: « Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. »
Ma ciò che ai più può sembrare la parabola del "Padre -Vigorito- Misericordioso" andrebbe interpretata come il Manager ambizioso e scaltro di una squadra di calcio che ha un problema tra i "pali" e lo risolve prendendo il "miglior portiere" disponibile sulla piazza, con la consapevolezza che le uniche bandiere presenti sul rettangolo di gioco sono tra le mani dei giudici di linea accompagnate a quelle di segnalazione del calcio d'angolo.
Invito sopitamente a credere esclusivamente nei "progetti" lasciando stare le "Bandiere", soprattutto quelle di nuova generazione, "poco importa, ci serve? Lo prendiamo!" Che sia bravo a riguadagnarsi la fiducia, noi vigileremo.
Il Popolo sannita "perdona, ma non dimentica"!
I giocatori passano, e in qualche caso ri-passano, valutiamoli per il rendimento, o per quello che possono dare alla causa, riduciamoli a "mezzo" per raggiungere il nostro fine, possiamo solo sperare che siano persone oneste e perbene come lo sono chi li ingaggia e li sostieni dalle gradinate.
"Il Fine giustifica i mezzi"? ...il nostro "fine" lo conosciamo, e bene, il mezzo non è importante, o non importa più,o quantomeno non indispensabile, il "mezzo" è mero mezzo, e se non funziona lo si sostituisce, ma il fine resta, e resta "Chiaro" più che mai!
Anche a Natale, insieme all'albero e al presepe, un po' d'Erba 'ntratieni!
Altre notizie - L'erba 'ntrattieni
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