Scrollatasi di dosso la cocente delusione della scorsa stagione – chiusa con un amarissimo settimo posto, nonostante un titolo di campione d’inverno che aveva fatto sognare i tifosi – il Benevento riparte con un chiaro messaggio: poche parole, solo fatti.

Il presidente Vigorito, senza tanti giri di parole, ha scelto la via più netta: voltare pagina. E lo ha fatto in modo deciso, allontanando immediatamente quei calciatori che più di altri avevano deluso, tradendo la fiducia che lui stesso aveva riposto in loro. Gli ha detto chiaramente che per loro qui non c'è più spazio e che dovranno trovarsi una squadra per non rimanere fermi un'intera stagione.Ancora prima dell'apertura del calciomercato, ha avviato la ricostruzione della squadra partendo dalle fondamenta. È tornato a farsi sentire il concetto di "beneventanità", quel senso di appartenenza che negli ultimi anni era andato smarrito. 

Forse qualche collega un po’ distratto – o forse troppo preso dal conteggio dei click – non ha ben compreso il vero senso della parola “beneventanità”. No, non è una trovata pubblicitaria e neppure una moda del momento: parliamo di amore autentico per la maglia, per la città e per la società, e quindi non per forza avere scritto sulla carta d’identità “nato a Benevento”. Ogni tanto però, giusto per ricordarci che esistono, qualcuno rispunta fuori con opinioni tanto fuori luogo quanto inutilmente polemiche. Il classico tentativo di agitare le acque, creare zizzania e magari racimolare un po’ di attenzione. Ma i lettori veri, quelli attenti, fanno un’operazione semplicissima: vanno a leggere la firma. E lì capiscono tutto. Perché, guarda caso, spesso si tratta di ex collaboratori con ancora il “dente avvelenato”, magari rimasti con qualche sassolino nella scarpa verso il Benevento Calcio o il presidente Vigorito. Questi sono i più pericolosi, perché camuffano le proprie opinioni da analisi giornalistiche. Fortunatamente, però, la gente ha iniziato a riconoscerli. E a ignorarli.

Vigorito quindi, nell’ottica di questo obiettivo, non ci ha pensato due volte e ha richiamato uomini che quella maglia ce l’hanno tatuata addosso. Gli “immortali”, come li abbiamo ribattezzati, sono tornati per trasmettere a chi arriverà sotto l’ombra della Dormiente cosa significa essere sanniti e conquistare il cuore della gente di Benevento. Ecco dunque gli arruolamenti: Padella, Melara e De Falco, tre simboli giallorossi scelti per riportare in squadra grinta, passione e identità. Ognuno di loro ha un ruolo ben definito: Padella, fresco di abilitazione come agente sportivo, affiancherà il direttore tecnico Carli; Melara sarà il nuovo team manager, punto di collegamento tra società, squadra e tifoseria; De Falco collaborerà con Innocenti nell’area scouting, a caccia di nuovi talenti in Italia e all’estero. Confermati Auteri e Carli, il Presidente ha curato in prima persona la ricostruzione dello staff tecnico. Nulla viene lasciato al caso, in coerenza con quanto dichiarato in una conferenza stampa di qualche mese fa: “Se permettete, qualcosa l’abbiamo fatta in questi anni. E pensiamo anche di sapere come si fa a vincere.”

E vincere – lo sappiamo – è difficile. Anzi, spesso è più complicato vincere la Serie C che salvarsi in Serie B. Per provarci davvero, però, bisogna curare ogni dettaglio. Perché i rimpianti dello scorso anno non devono ripetersi. L’Avellino ha dimostrato che, con i giocatori giusti anche a livello caratteriale, gli obiettivi si possono raggiungere.
Questo campionato non si vince solo con la tecnica, ma con la fisicità, la fame, la cattiveria agonistica. Quella che è mancata da troppo tempo al “Vigorito”, e che ora vuole tornare ad essere un fortino inespugnabile. Il Presidente lo ha capito, e si sta muovendo con criterio. Chi lo ha seguito dagli inizi, sa bene quanto sia cambiato il suo modo di operare: oggi Vigorito non fa più collezione di “figurine”, ma cerca elementi funzionali, adatti ad affrontare un torneo duro come la Serie C. Certo, ci saranno da pagare alcuni scotti legati alle scorie della passata stagione. Alcuni giocatori in uscita rappresentano un peso anche economico, ma liberarli è un investimento sulla serenità dello spogliatoio. Ed è da lì che passa la rinascita.

Il calcio, soprattutto quello di Serie C, è complicato. Ma Vigorito ha mandato un messaggio forte e chiaro alla piazza: “Voglio vincere. E farò di tutto per riuscirci.” Ai tifosi il compito di stargli accanto e tornare a riempire lo stadio, trasformando il “Ciro Vigorito” in quel catino bollente che spaventava tutti gli avversari. Una nota finale. Sembra passata un’eternità da quando qualcuno – in un momento di difficoltà – urlava “Vigorito vattene”. Eppure, basta guardarsi attorno: in Serie C molte società, anche blasonate, sono scomparse o annaspano tra mille problemi. Noi invece ci siamo, solidi, con un progetto, con una visione, con la voglia di riprenderci ciò che ci appartiene. A chi oggi si è improvvisamente zittito, ricordiamo: prima di tornare a cantare il solito ritornello, pensateci bene. Il tempo dei social ha dato voce a tutti, è vero, ma non ha ancora tolto il diritto di ignorare chi parla a vanvera. In passato, nei bar, certe persone venivano zittite con una pacca sulla spalla. Oggi, facciamo in modo che siano zittite dai fatti.

Forza Benevento. Sempre.

Sezione: In primo piano / Data: Ven 11 luglio 2025 alle 10:03
Autore: Cosimo Calicchio
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