Articolo di Daniele Piro
“In campo non perdo mai: o vinco o imparo” (Nelson Mandela)
"Il calcio è un po’ come una battaglia: i veri guerrieri prima vincono e poi vanno in guerra, mentre gli sconfitti prima vanno in guerra e poi vincono.” (Sun Tzu)
Cito queste frasi di due personaggi molto diversi fra loro (un pacifista ed un generale cinese stratega dell’arte della guerra) per riassumere il panico, lo sbigottimento e lo stupore che hanno accompagnato la vigilia del delicatissimo match del Picco.
Bisognava vincere, ma prima di vincere sul campo bisognava vincere altrove. E direi che dalle vicende accadute nel prepartita e dalle risposte avute, di vincitori ce ne sono stati molti.
Ha vinto la Società perché le parole pronunciate dal Presidente Vigorito ai microfoni di Sky per commentare quanto era trapelato, sono state eticamente da Oscar: “La decisione di escludere i due ragazzi non è stata supportata dalla Società, ma è stata della Società”. Un concetto forte, a ribadire l’unità di intenti fra Società, DS, staff tecnico per un provvedimento forte ma necessario.
Ha vinto Pippo Inzaghi, che non poteva vedersi delegittimato su una decisione diversa dall’esclusione per chi aveva alzato i toni arrivando alle mani, nonostante sapesse che privarsi di ulteriori due pedine in un momento di emergenza sarebbe stato un rischio.
Ha vinto il gruppo, sceso in campo fra mille emergenze, con l’ennesima squadra rimodulata per l’occasione, con gente non abituata ad entrare in campo dal primo minuto (Tello, Gaich) o perennemente adattata a ruoli diversi (Improta, ma ormai non è una novità).
Ha vinto Letizia che, nonostante l’infortunio, ha accompagnato la squadra in terra ligure.
Ed ha vinto un pizzico di fortuna venutaci incontro per far stampare sulla traversa due incornate avversarie.
L’importante era dare un segnale, prima fuori dal campo e poi dentro. Quello “fuori”, di contorno al calcio giocato, è stato fortissimo; quello “dentro” è stato convalescente ma “one point is meglio che nient”.
Pippo mescola le carte, lascia un Lapadula in panca bisognoso di riposo e propone dal primo minuto il Tanque argentino, che risponde presente con uno slalom repentino nell’aria piccola e fa centro sul primo palo. Tello acquista sicurezza col passare dei minuti dopo aver temuto il peggio sulle prime incursioni di Gyasi sulla fascia da lui presieduta; Improta si reinventa terzino e Viola prende in mano la squadra con alcune giocate che lasciano intravedere il miglioramento di condizione atletica del reggino. Hetemaj è il solito mastino napoletano, cagnaccio che morde chiunque passi dalle sue parti andando a rincorrere pure chi dalle sue parti non ci passa, e Caprari finalmente torna a fare il Caprari che spinge e taglia il campo con le sue accelerazioni ultimamente dimenticate. Tutti gli altri comunque in palla, con Montipò che fa un paratone alla fine del primo tempo e telecomanda la palla sulla traversa con lo sguardo con un po’ di mea culpa sulla prima inzuccata.
Che fosse dura lo si sapeva, che i 22 punti dell’andata non potessero essere replicati nel girone di ritorno era una certezza. Troppi contrattempi, squadra stanca, pochi ricambi, infortuni a gogò. Questo è il quadro attuale.
Pippo sta raschiando il fondo del barile. Sono il primo a storcere il muso per prestazioni incolore o poco brillanti ma poi…a mente fredda...mi rendo conto che questo è il quadro e non si può fare al momento di più. Due terzini di spinta infortunati, un altro al momento moralmente a terra che dovrà riprendersi psicologicamente, pacchetto dei centrali difensivi sempre sul chi vive con squalifiche o elementi non al meglio (ogni volta che vedo Tuia toccarsi una coscia o un polpaccio tremo), giocatori buttati nella mischia “facenn’ a croce ca man’ smerza” (pensavate che anche oggi non vi deliziassi con una citazione dialettale?).
Ah, in tutto questo c’è, spero, un altro vincitore, ovvero Bryan Dabo. Nel quarto d’ora finale in cui è stato chiamato in causa ha risposto presente, giocando uno spezzone di partita ottimale in un momento nel quale eravamo in evidente calo fisico. Inutile buttare la croce addosso o continuare a ”musechiare”; è un periodo tosto, difficile e siamo sul ciglio del burrone.
Ci sono ancora due esami prima della pausa che speriamo sia rigenerante per affrontare il rush finale quantomeno con tutta la rosa disponibile. Fiorentina e Juve sono altre due sfide al momento improponibili. Ci sono superiori per livello di rosa ed in questo momento anche per varianti tattiche e scelte di uomini da buttare nella mischia. Noi possiamo solo combattere gettando in campo la ritrovata forza del gruppo. C’è bisogno di tutti, anche di quelli che hanno “macchiato” con una condotta poco professionale questo cammino. Per la serie…nun c’ facimm’ mancà niente, d’altronde siamo abituati a soffrire calcisticamente da lustri. Ce lo abbiamo nel DNA .
E allora suffrimm’ e jamm’annanz
In questo momento chi critica (a cominciare da me) non è degno di salire sul carro giallorosso. Tutti insieme per andare “in culo alla balena viola” prima “ ed alla zebra bianconera poi.
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