Centosettantanove presenze in giallorosso distribuite su sei stagioni e impreziosite da sei gol e una promozione dalla Serie C2 alla C1 (stagione 2007/08). Poi, smessi gli scarpini da gioco, l’inizio di un’altra avventura come responsabile del settore giovanile ma sempre con il Benevento, la sua seconda casa: “Ho fatto 6 anni da calciatore e 9/10 da dirigente. Se facciamo il conto sono 15/16 di Benevento, ovvero quasi un terzo della mia vita. Per me Benevento, ormai, vuol dire casa”.

L’ex difensore e attuale responsabile del settore giovanile giallorosso, Diego Palermo, si è raccontato ai nostri microfoni nel corso dell’ultima puntata di “Totalmente Dipendente”: dai ricordi, le gioie e i dolori da calciatore, alle soddisfazioni da dirigente, passando per alcuni simpatici aneddoti relativi al rapporto con il Presidente Vigorito e mister Inzaghi.

IL PALERMO CALCIATORE. I ricordi piacevoli: “Il ricordo più bello da calciatore risale all’anno della C2 (vinta n.d.r.) con mister Simonelli, con Giampiero (Clemente n.d.r.), con Carmelo (Imbriani n.d.r.). Fu un’annata bellissima, eravamo un gruppo impressionante. Sapevamo di essere una grande squadra, formata da calciatori di categoria superiore. Ricordo che nelle prime sette partite facemmo 21 punti e, nonostante tutto, avevamo il Pescina che era sempre lì dietro pronto a cogliere un nostro passo falso. Poi, incredibilmente, perdemmo lo scontro diretto in casa loro, con gol annullato a Manuel (Landaida n.d.r.) e ci sorpassarono addirittura. Così, dopo 8/9 giornate e sette vittorie di fila ci ritrovammo secondi. Una cosa da non credere. Poi dopo, però, riprendemmo la cavalcata e non ci fermò più nessuno”.

E quelli meno piacevoli. La finale play-off persa contro il Crotone, vissuta lontano dal campo: “È ancora una ferita aperta perché non essere protagonista in campo è stato brutto. Ricordo che io, Giampiero Clemente e Vincenzo De Liguori seguimmo la partita dalla curva sud e a stento riuscimmo a vedere il gol preso. Fu un incubo e a distanza di anni ancora non riesco a darmi una spiegazione di quella partita. Avremmo potuto giocare anche una settimana, non avremmo mai segnato. Sono quelle partite che nascono e finiscono così. Il destino, poi, per fortuna ha voluto che in un’altra veste arrivassi col Benevento molto ma molto lontano. Va bene anche così. Al netto di vittorie, sconfitte, applausi e critiche, per me ogni giorno passato sul campo e con la maglia del Benevento è stato importante e mi ha fatto diventare ciò che sono”.

Gori. Dal campionato vinto insieme alla prossima serie A: “Ghigo farà parte della famiglia a lungo ancora, o da calciatore o in altri ruoli. È cresciuto con noi ed è una persona speciale”.

Gli allenatori. “L’allenatore a cui sono più legato è Simonelli, a Benevento, e ho un ottimo rapporto anche con mister Viscidi, oggi nel giro delle nazionali, che ho avuto a Lucca quando giocavo per la Lucchese”.

IL PALERMO DIRIGENTE.Per me non è un lavoro ma una passione. Faccio tutti i giorni Napoli – Benevento – Napoli e devo essere onesto non mi pesa: dalle 9 di mattina sono all’Antistadio. E’ la mia vita. Il salto in avanti di categoria influisce, logicamente, anche sul mio lavoro nel settore giovanile. Per me è cambiato praticamente tutto: è cambiato il metro di giudizio perché devo selezionare ragazzi completamente diversi in ottica serie A”.

Le soddisfazioni.Vedere uno dei nostri ragazzi esordire in prima squadra è una grande soddisfazione. Quando hanno esordito i vari Brignola, Di Serio o lo stesso Sparandeo per me è stato emozionante. Vederli lì pronti ad entrare in campo mi dava la sensazione come se stessi per entrare io”.

Giovani in rampa di lancio. “Ci sono diversi ragazzi che si stanno allenando costantemente in Prima squadra e ce n’è uno in particolare che secondo me ha enormi qualità ed è Pastina. Il problema è che ha una testa gloriosa e ci faccio la guerra tutti i giorni cercando di fargli capire i giusti comportamenti. Il difficile con questi ragazzi sta proprio nel fargli capire che l’aspetto comportamentale e gli atteggiamenti sono fondamentali. Per questo io spingo sempre affinché vadano in Prima squadra a farsi le ossa perché lì basta una parola o una mossa sbagliata che arriva il Caldirola di turno e ti spiega come comportarti. Nello spogliatoio o ti comporti bene o esci, è una scuola importante per i giovani. Per questo preferisco che si allenino più in Prima squadra che in Primavera: è molto più importante fare un allenamento con i grandi che fare vacanza, tra virgolette, in Primavera dove sei più bravo degli altri e non serve più a nulla”.

Le due promozioni da dirigente. Due le date segnate in rosso sul calendario: 30.04.2016 e 08.06.2017. Sensazioni: “Quella con il Lecce fu una sensazione diversa perché c’era ancor tempo per andare in B e la vissi in maniera molto tranquilla. Con il Carpi, invece, ero molto più teso, anche per via dei ricordi di play-off precedenti e perché si decideva tutto in quella partita. Fu qualcosa di spettacolare. Quando facemmo gol poi tutto diventò più facile e pensai che era andata. Fino a tre o quattro anni fa se avessimo detto che il Benevento sarebbe andato in serie A ci avrebbero preso per pazzi. Invece, siamo passati dal non riuscire ad abbandonare la Serie C alla Serie A nel giro di due anni. Incredibile”.

UNA CRESCITA ESPONENZIALE DI TUTTO L’AMBIENTE. Credo che negli ultimi anni ci sia stata una crescita collettiva, ma proprio di tutti: partendo dalla piazza che è diventata più matura, ma anche della stampa e della stessa società. Questa crescita ha fatto sì che si potesse fare qualcosa di magico, al di là delle capacità del Presidente che sono note perché senza di lui questa cavalcata sarebbe stata impossibile. Però, insieme a lui ci sono anche le altre componenti di cui parlavo prima, c’è tutta Benevento”.

L’ATTUALITÀ. Il Benevento da record. C’è solo da fare i complimenti al mister Inzaghi, al direttore Foggia, allo staff, ai calciatori e al Presidente in primis. E’ stato fatto qualcosa che rimarrà nella storia”.

La – meritata – promozione in serie A e il merito sportivo. Penso che sulla promozione del Benevento non ci sia alcun dubbio perché al di là che è meritata, la cosa bella è che quotidianamente signori illustri del calcio non fanno altro che riconoscere i meriti della squadra ed è qualcosa di davvero bello ma non tanto perché riguarda noi ma perché è evidentemente una cosa giusta e meritata sul campo.

Nel caso ci fosse la sospensione definitiva del campionato credo sarebbe giusto applicare il merito sportivo e riconoscere la promozione al Benevento”.

La ripresa. “Inizialmente ero molto molto fiducioso sulla ripresa. Poi sentendo un po’ cose emerge dalle riunioni e sentendo anche il Presidente, questa fiducia è un po’ diminuita perché i protocolli sono davvero impossibili da attuare, specialmente nella parte in cui si prevede la quarantena collettiva all’accertamento di un positivo. Con queste condizioni sarebbe impossibile portare a termine il campionato”.

Se si riparte, lo si farà a porte chiuse. La tristezza di un Vigorito vuoto almeno fino al 2021. Credo che prima di gennaio 2021 sia difficile immaginare gli stadi aperti al pubblico ed è un dispiacere incredibile: non ci potremo godere come si deve il Benevento in Serie A dallo stadio. Senza il pubblico non sarà la stessa cosa.

Qualche giorno fa ho rivisto le immagini dell’ultima partita casalinga della massima serie con il Genoa e mi venivano ancora i brividi”.

Il rapporto con mister Inzaghi.I primi giorni avevo timore anche a salutarlo. Non sapevo se chiamarlo Pippo, se chiamarlo mister. Siamo cresciuti tutti con i gol di Pippo e vedendolo qui a Benevento, all’Imbriani, ho avuto un po’ di timore. Poi è stato lui a mettermi a mio agio. Come al solito questi campioni dimostrano una grande umiltà. Mi vergognavo finanche a chiedergli il numero, per avere magari dei dialoghi. Fu lui poi a dire ‘segnati il mio numero così ci teniamo aggiornati’ e oggi ci sentiamo quasi tutti i giorni”.

Il Presidente e l’aneddoto risalente al gennaio 2018.Il Presidente sta facendo il massimo affinché il Benevento vada dove merita e ad oggi, dopo tanti anni di serie C, vedere il Benevento essere la protagonista assoluta della Serie B, diciamo un po’ la Juventus del campionato cadetto, è qualcosa di spettacolare. Voglio raccontare un aneddoto: era l’anno della serie A, alla fine del girone di andata eravamo praticamente retrocessi. Mancava solo la matematica. Io fui uno dei primi ad andare da lui e a dirgli: ‘Oreste ma a cosa serve ora comprare e spendere. Ormai siamo andati, facciamo un progetto sui giovani, magari riusciamo a valorizzarne qualcuno’. E lui: ‘sì, sì, sì’ e poi ha fatto quello che abbiamo visto tutti. Ha seguito alla lettera i miei consigli (ride)”.

Sua l’invenzione “Pasquale Foggia” direttore sportivo.Sì, l’invenzione Pasquale Foggia è del Presidente. Assolutamente. Con Pasquale c’è un bel percorso fatto insieme. Una sera stavamo parlando e mi dice: ‘sto andando a Roma, devo parlare con una squadra’. Al che io gli dico: ‘fermati – stava in autostrada – dove vai!? Aspetta un attimo, qui c’è un progetto importante. Ascolta prima cosa ha da dirti il Presidente e poi decidi. Il giorno dopo era con il Pres. a parlare nei suoi uffici ed è nato tutto quello che è nato. Oreste sa essere molto convincente. Il trio Inzaghi – Vigorito e Foggia? Sono spettacolari, davvero. E’ un piacere vederli lavorare”.

LE PROSPETTIVE FUTURE. Benevento competitivo anche in serie A. “Credo si possa sviluppare davvero un grande progetto, soprattutto visto il momento di difficoltà generale perché la società Benevento, grazie al Presidente, è una società molto solida e, quindi, potremo dire la nostra. Anche se la serie A è un altro mondo, c’è una differenza tra serie B e serie A mostruosa, credo che il Benevento abbia le carte in regola per essere competitivo anche in massima serie. Il girone di andata di tre anni fa è servito come esperienza. Nessuno si aspettava di affrontare difficoltà simili. Ora sappiamo a cosa andremo incontro”.

Sezione: In primo piano / Data: Lun 18 maggio 2020 alle 14:18
Autore: Gerardo De Ioanni / Twitter: @@GerardoDeIoanni
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