Con Serena, figlia dell’ex presidente del Benevento, Pino Spatola, abbiamo parlato di questo difficile momento che la società sannita sta attraversando dopo la matematica retrocessione in C. 

Serena, per diversi anni, accanto a tuo papà Pino, avete regalato amore, affetto, sostegno e sacrifici ai tifosi del Benevento. C’è anche il rimpianto per aver sfiorato una storica promozione in B, sfuggita per vicende extracalcistiche. In molti mi hanno chiesto di salutare con affetto tuo papà e ricordare le sue famose corse sotto la curva. Quanto fa male questa retrocessione?

“Claudio, si tratta di  una retrocessione che fa molto male. Nessuno avrebbe immaginato un epilogo del genere. Da diversi anni la serie B era diventata una categoria che il Benevento sembrava in grado di mantenere tranquillamente. Il vero tifoso sannita è colui che non volta mai le spalle alla squadra. In rapporto agli abitanti il numero di presenze allo stadio, o il cosiddetto zoccolo duro, non è da trascurare. C’è una provincia molto grande, che all’epoca mio padre cercò di coinvolgere. Se ben ricordi riuscivamo a riempire la famosa curva nord. Il tifoso del Benevento può e deve andare avanti a testa alta. Il malcontento è quello di un innamorato deluso. Durante la nostra gestione ho visto gare dove la squadra usciva tra gli applausi anche dopo una sconfitta. Questo succedeva perché ai tifosi interessava vedere calciatori con la maglia sudata”.

Ti sei chiesta il perché di come sia potuto accadere tutto questo?

“Le dinamiche sono tante. Da fuori puoi farti un’idea ma non è detto che sia quella esatta. A volte, cambiare tanti allenatori non è sempre la scelta migliore. Non riesco a trovare una spiegazione logica”.

Come ha vissuto questi giorni Pino Spatola?

“Malissimo. Mio padre segue il Benevento dalla nascita. Come ogni tifoso è molto dispiaciuto per questa retrocessione. Pur non essendo sempre venuti allo stadio, abbiamo percepito una sorta di freddezza tra pubblico e squadra. Come ricorderai, mio padre ha sempre voluto che squadra e tifosi fossero una cosa sola”.

Secondo te, quanto ha influito chiudersi troppo con la stampa ed evitare, dopo qualche timido tentativo iniziale, che i tifosi potessero assistere agli allenamenti?

“E’ una domanda alla quale è difficile rispondere. Molte volte dipende dal tipo di gestione che si decide di portare avanti. Posso parlare del periodo di mio padre che, come ben ricorderai, all’indomani di una partita restava a dormire a Benevento. Spesso, nelle sue lunghe passeggiate per il corso si fermava a parlare con tanti tifosi. C’era quel filo conduttore importante, che alleggeriva anche determinate pressioni. Parliamo, in ogni caso, di tempi diversi. All’epoca, quando non esistevano i social, ma c’erano i primi forum dove i tifosi esprimevano le loro considerazioni, mio padre mi chiedeva di essere informato su tutto ciò che veniva scritto. Tutto questo era utile per capire l’umore dei tifosi anche dopo una sconfitta. Papà ha sempre amato ascoltare tutto, ogni tipo di problematica. I tifosi di allora, che oggi sono diventati papà, hanno fatto un grande lavoro per trasmettere ai propri figli la passione per i colori del Benevento. Vedere l’amarezza di questi bambini mi fa molto male”.  

In questo momento Vigorito è in una fase di riflessione. Parliamo di sensazioni, rimarchiamolo: qual è la tua sul suo futuro a Benevento?

"In rare occasioni ho incontrato il presidente. Pur non conoscendolo di persona ho sempre avuto la sensazione che  non lascerà la società. Naturalmente stiamo parlando di sensazioni che lasciano il tempo che trovano. Spero che questa fase di riflessione  possa durare poco per poter programmare un futuro. Questo è l’augurio che io e mio padre possiamo fare a tutti i tifosi del Benevento. Sapete benissimo quanto sia profondo il legame che abbiamo con questa città”. 

Sezione: In primo piano / Data: Mar 16 maggio 2023 alle 08:01
Autore: Claudio Donato
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