Tra le nubi, comunque ancora fitte, si comincia a intravedere qualche raggio di sole intorno alla vicenda del calcio italiano.

La sensazione è che la schiarita non tarderà ad arrivare, sempre che, chiaramente, il livello dei contagi resti quello attuale e comunque contenuto.

L’atteggiamento del Governo, sia nella persona del Premier Conte, a dire il vero mai esplicitamente ostruzionista ma sempre dichiaratosi pronto al dialogo con le parti in causa (nelle prossime ore è in programma un incontro con Gravina) che nella persona del Ministro dello Sport, Spadafora, lui sì spesso e volentieri entrato apertamente e duramente in contrasto con i vertici del calcio, appare evidentemente cambiato e votato – finalmente – a trovare una soluzione per la ripresa di una delle cinque principali aziende italiane.

Pur mancando ancora una data, un accordo sul protocollo e, quindi, una dichiarazione ufficiale di ripresa dei campionati, nelle ultime ore c’è stata un’evidente apertura in tal senso.

Anche al calcio, così come agli altri comparti, dovrà essere garantita una Fase 2 e questo il Governo lo sa bene. In tale direzione devono essere interpretate le parole del Ministro Spadafora: “Ora se ci sono le condizioni bisogna riprendere, ma facendo le cose per gradi. Se i dati ci conforteranno sicuramente riprenderanno anche i campionati di calcio come delle altre discipline sportive”.

È ormai chiaro anche alle pietre che lo scoglio più duro da superare sarà trovare un’intesa sul protocollo. Troppo rigido e, forse, impossibile da attuare quello stilato dal CTS e, nei fatti, rifiutato dal sistema calcio. Pur non ammettendolo esplicitamente, se ne è reso conto – forse – lo stesso Ministro che, difatti, si è detto disponibile a rivederlo nella parte in cui si prevede la quarantena collettiva in caso di positività: “Con l’evoluzione che avremo nei prossimi 10 giorni, quando ci sarà la vera riapertura dal 18, se la curva del contagio lo consentirà, massima disponibilità a rivedere in modo meno restrittivo anche questa regola”.

Non eliminare la previsione sulla quarantena di squadra al riscontro di un positivo farebbe tramontare sul nascere ogni idea di ripresa e significherebbe non aver certezza alcuna – anzi – di concludere poi il campionato una volta ripreso. E ciò sarebbe fortemente in contrasto con quanto affermato dallo stesso Spadafora, il quale ha assicurato di “lavorare in modo che il campionato dopo che sia partito, poi possa anche concludersi” e ciò, almeno al momento, passa solo attraverso un protocollo meno rigido.

Una rimodulazione del protocollo, in senso meno restrittivo e, quindi, anche meno dispendioso, aprirebbe nuovi e interessanti scenari di ripresa anche per il campionato cadetto e per il Benevento che potrebbe, finalmente, raccogliere i frutti dell’ottimo lavoro fatto fin quando si è giocato e conquistare sul campo la meritatissima promozione in Serie A.  

Non farlo e voler a tutti i costi puntare al rischio zero risulterebbe, inoltre, oramai anacronistico nel momento in cui lo stesso Conte, illustrando la Fase 2, ha ammesso esplicitamente che questa debba gioco forza essere affrontata con la consapevolezza di essere di fronte a “un rischio calcolato che potrebbe anche tradursi in un salita della curva epidemiologica”. Un rischio che, però, sottolinea il Premier, l’Italia deve assumersi perché in alternativa “Dovremmo aspettare la scoperta e la distribuzione di un vaccino” e questo ha confessato candidamente Conte “non possiamo permettercelo, ci ritroveremmo con un tessuto sociale ed economico fortemente danneggiato”. Va da sé che, a rigor di logica, tutto questo dovrà o dovrebbe, meglio trincerarsi dietro un condizionale, valere anche per il calcio, che è a pieno diritto parte integrante del tessuto sociale ed economico del Paese.

Quindi, pur volendo il Governo ancora mostrarsi cauto circa la ripresa del campionato (v. le dichiarazioni di Conte), la sensazione corroborata dalle stesse parole del Premier e di Spadafora è che a breve il nodo dovrebbe sciogliersi e, se non ci sarà un picco dei contagi, si potrebbe presto tornare ad assistere a una partita di calcio, seppur dalla tv. Ma sarebbe, comunque, un primo passo verso una parvenza di normalità.

Sezione: In primo piano / Data: Dom 17 maggio 2020 alle 02:58
Autore: Gerardo De Ioanni / Twitter: @@GerardoDeIoanni
vedi letture
Print