Il numero uno giallorosso, Oreste Vigorito, ospite di Walter De Maggio ad Ottogol, è un vero e proprio fiume in piena. Tantissimi i temi affrontati dal Presidente nel corso della puntata: da Inzaghi, alla volontà di emulare l'Atalanta, passando per la suggestione Ibrahimovic (Leggi qui: http://www.tuttobenevento.it/calciomercato/clamoroso-ibrahimovic-al-benevento-la-conferma-di-vigorito-5764) e tanto altro.

Si parte con una rapida disamina della vittoria di Venezia: “C’era un’atmosfera particolare sul campo del Venezia, forse complice anche il ritorno di Inzaghi e la cortesia dei tifosi di casa. I ragazzi avevano gran voglia di far fare una bella figura al loro allenatore. Ho sentito doveroso fare un saluto a chi ha fatto tanti chilometri per sostenere la nostra squadra sino in Veneto”.

In Veneto i giallorossi hanno conquistato la nona vittoria su quattordici match; poi quatto pari e una sconfitta, contro il Pescara: “Noi società e squadra abbiamo parlato pochissimo della sconfitta di Pescara. Io stesso ebbi la sensazione che fosse quasi una vacanza. Forse le vittorie precedenti, il bel tempo, il mare ci hanno condizionati. A volte la psicologia fa brutti scherzi. Inconsciamente si sono sentiti rilassati. Difficile riuscire a capire, dopo tante vittorie, una sconfitta di tali proporzioni. Quella sconfitta poteva anche segnarci, invece ci è servita. Sono stati bravi anche Inzaghi e il suo staff. Non vorrei fare dei nomi ma abbiamo gente come D’Angelo e Bonomi che sono dei grandi professionisti”.

Un primato, quello giallorosso, merito di tutti. Sono tanti i calciatori saliti all’onore della cronaca nelle ultime settimane ma una menzione speciale la merita capitan Maggio: “Credo che lui sia venuto a Benevento ancora frastornato da come aveva lasciato il Napoli. Questo e anche qualche vicissitudine familiare non gli ha permesso di dare tutto ciò che aveva dentro. Questo è un ragazzo che ha ancora tantissima voglia di giocare ma anche l’anno scorso è sempre stato un punto importante della nostra squadra. È un professionista esemplare”.

Non si poteva non parlare, poi, di Super Pippo Inzaghi: “Inzaghi è stata una sorpresa anche per me. Quando ho incontrato Pippo per la prima volta, sono stato un quarto d’ora al tavolo con una persona che si era dimenticata anche che io ero lì con lui. Ha passato tutto il tempo a parlare con Foggia di tutta la rosa, sapeva ogni dettaglio. Sembrava già l’allenatore del Benevento. Subito capii che era l’unico allenatore che avevo sentito che non spiegava a me cosa si doveva fare ma ne parlava con il direttore. Lui non è venuto per fare il suo progetto ma è venuto per aiutarci a realizzare il nostro. In quel momento mi convinsi di scegliere lui. Io spesso lo chiamo esaurito, non è uno normale. Mangerebbe pallone per antipasto, per primo e per secondo. Mette a dieta anche me. È davvero un ragazzo eccezionale e lo direi anche se non avessimo raggiunto questi risultati.

Gli ho detto che il più è fatto, deve solo vincere altre 25 partite ed è andata.

Inzaghi quando torna a casa dopo una partita se la rivede subito perché dice che è meglio farlo immediatamente. Credo che lui sia molto bravo e che farà una grande carriera. Gli piace allenare, indipendentemente dalla squadra e dalla categoria.

Paura di perderlo a fine campionato? Nessuna. Io ho la sua parola e lui ha la mia. Inzaghi è uno che la parola la mantiene. L’avevamo già contattato lo scorso anno. Foggia andò a Venezia e ci parlò. Inzaghi gli disse che aveva ricevuto una proposta dal Bologna e avrebbe voluto misurarsi di nuovo con la massima serie.

 Mi ha detto che lui vuole portare avanti il progetto del Benevento. Ha fatto un sacrificio economico importante. Ha lasciato parecchi soldi per venire a Benevento. Mi ha chiesto di avere un occhio per i suoi collaboratori che facevano la stessa cosa pur di seguirlo; lui, personalmente, si è ridotto di molto il suo stipendio dicendomi: “io amo allenare, per un anno posso anche guadagnare di meno”.

Il massimo dirigente sannita fa poi un’analisi di questa prima parte di campionato del suo Benevento e delle avversarie: “Il Crotone mi ha impressionato per come ha giocato qui, ma anche il Pescara mi è piaciuto. Mi ha deluso molto l'Empoli, che consideravo la favorita del campionato ma penso che alla lunga verranno fuori quelle squadre che sono rimaste un po’ indietro come il Frosinone. Non mi aspettavo una partenza così forte da parte nostra. Questa è una squadra che ha i cinque undicesimi titolari che hanno fatto la Serie A con me. Poi c’è Gori che è il nostro totem da quasi quindici anni e ci sta dando una mano enorme. Gli altri sono qui da almeno due anni. Questa è una squadra che si conosce molto bene. Foggia è stato bravo a inserire le pedine giuste. Questo è un progetto di squadra al quale abbiamo aggiunto gente con centinaia di presenza in A. Pasquale ha fatto una squadra ad hoc.

Io a luglio per 15 anni sono sempre stato convinto di avere fatto una squadra vincente. Poi piano piano mi ritrovavo con una squadra che per un motivo o un altro non aveva mai questo passo. Non so se durerà fino alla fine, me lo auguro”.

Più facile ottenere risultati quando il gruppo è unito: “Inzaghi ha un grande carisma e i calciatori lo seguono senza battere ciglio. Anche chi gioca poco, perché sa che il mister fa le scelte solo in base a quello che vede sul campo. Questo è molto importante.

Quest’anno anche Tello sta facendo un grande campionato e sta giustificando tutto quello che si diceva di lui. L’aveva preso la Juve e in lui vedevano il nuovo Cuadrado. Lui, come Montipò e Insigne avevano gran mercato in estate. Sono contento di averli confermati, tutti. Lo stesso Improta, farebbe il titolare in qualsiasi squadra. È in un periodo di forma incredibile”.

Nonostante ciò, un pensierino al mercato di gennaio non può mancare: “A gennaio dovremo vedere dove staremo in classifica e lo stato di salute di qualche giocatore. Per adesso sta andando tutto bene. Per venerdì saranno tutti arruolabili, anche Volta. È guarito, sta solo cercando di riprendere lo stato di forma ideale. È andato anche in Spagna per risolvere l’infiammazione al tendine.

Dobbiamo stare attenti anche agli equilibri di squadra, abbiamo ventisei calciatori. Certamente non abbiamo il problema di comprare. Se lo faremo, prenderemo solo chi ci serve. Di vendere qualcuno non se ne parla, tutti i ragazzi stanno meritando la conferma.

Questi hanno fatto 40 giorni di ritiro e nessuno ha detto mezza parola. Hanno contribuito anche a fare dei piccoli traslochi per passare da un ritiro a un altro. Per toccare questo quadro c’è bisogno di un pennello d’autore. Ovviamente, Pasquale sta lavorando sul mercato, questo è chiaro. Un bomber sotto l’albero? Io faccio il presepe, l’albero non lo faccio proprio. Scherzi a parte, credo che una società seria abbia un programma che non può essere cambiato da un mese all’altro. Abbiamo una rete di cinque - sei scouting che lavorano continuatamente. Abbiamo anche calciatori che ci vengono offerti da altri Paesi. Guardiamo da tutte le parti. Se ci sarà un acquisto a gennaio sarà una scelta di Foggia e Inzaghi. Credo che nel caso, se lo faremo, prendere qualcuno utile anche in futuro".

Anche se dovesse arrivare un altro attaccante, il Presidente conferma la totale fiducia nel suo bomber: “Coda nel girone di andata ha fatto sempre pochi gol. È un centravanti che va bene sempre dopo novembre. Nelle ultime cinque ha fatto tre gol, sta tornando sui suoi livelli”.

Dalle parole di Vigorito emerge l’assoluta unità di intenti con l’intero gruppo di lavoro del Benevento e, soprattutto, la totale fiducia riposta nei suoi più stretti collaboratori, Foggia per primo. Proprio in riferimento al direttore sportivo, l’Avvocato racconta un simpatico aneddoto, sottolineandone la scaramanzia: “Qualche giorno prima della partita col Venezia, arrivo al Vigorito e vedo una macchina parcheggiata in mezzo al cortile. Al ché chiedo al team manager Cilento di chi fosse. Mi risponde che era di Foggia. Così gli dico di spostarla che non stava bene messa in quel modo. Lui mi risponde: “Va bene Pres. ma sappia che da quando la metto lì non abbiamo più perso”; allora gli dico: “Non la muovere, lasciala lì”.

Dal sorriso per l’aneddoto appena raccontato, il volto di Vigorito si fa più serio quando si riavvolge il nastro delle emozioni di questi primi 14 anni alla guida del Benevento. Tanti momenti belli, tante soddisfazioni, tanti successi ma anche qualche dolore, sportivo e non. È proprio in quei momenti che il rapporto tra Vigorito e la città si è rafforzato ancor di più: “Benevento mi ha onorato della cittadinanza onoraria; anche in occasione dell’intitolazione dello Stadio a mio fratello ci fu grande partecipazione e fu fatta in poco tempo. Benevento mi ha dato davvero tanto, dal punto di vista dei sentimenti e delle passioni. Ho avuto molte perdite in famiglia e ho avuto la città sempre accanto a me. Vedere i bimbi che portano la maglia giallorossa e non più quella dell’Inter, della Juve, del Milan, ecc. è una grande soddisfazione”.

Passato, presente e…futuro. Vigorito ha ben chiaro qual è l’esempio da seguire: “Una società che ammiro molto è l’Atalanta. Sei anni fa era in serie B. Lavorano molto bene. La mia idea è quella di prendere come esempio l’Atalanta. Ho l’ambizione di emulare con il Benevento ciò che sta facendo Percassi con l’Atalanta. Loro sono in Champions? Beh, non credo siano composti da marziani. Io per questo vorrei risolvere la questione stadio con l’amministrazione, così possiamo aumentare anche il livello delle strutture. Io cerco sempre di fare il mio lavoro come si deve, sempre al massimo. In 14 anni di presidenza pur ho dovuto imparare qualcosa. Io non riesco a fare qualcosa se non amo farla. Farla bene o male richiede comunque del tempo, quindi preferisco sempre farla bene”.

Sezione: In primo piano / Data: Mar 03 dicembre 2019 alle 11:37
Autore: Gerardo De Ioanni
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