Chi nasce povero o chi è costretto a vivere sempre in nell'emergenza e nella precarietà, è costretto ad una visione complessiva della vita con un angolo molto stretto, obbligatoriamente selettivo, particolare. Così, anche il "poco o nulla" di quelli più fortunati diventa opulenza.

Si cresce e si diventa molto duri, cinici, quasi in maniera innaturalmente: non si può sbagliare nulla e quindi ogni decisione diventa quasi di vitale importanza. Si è costretti a chiudersi a riccio ma, in compenso, si sviluppano altre qualità, certamente più importanti e profonde.

 

Ad esempio, s'impara a diventare amici, nel senso più stretto e bello della parola.

L'amicizia, vera, costruita su basi solide e nel tempo, è soprattutto condivisione, di tutto, ivi compresi i problemi, i guai, i dolori e non solo i momenti di spensieratezza o la classica pizza.

Un Amico vero non ti giudica dalle scarpe o dai vestiti, a lui non importa quanto guadagni, se hai la Porsche o una Fiat sgangherata. L'amico vero vuole i tuoi sentimenti, qualche sorriso, parole di conforto quando ne ha bisogno, vuole rifugiarsi in te quando si sente debole, ha paura, vuole essere capito, almeno ascoltato.

Un Amico vero s'aspetta da te ciò che egli ti dona ed è sempre così, in un circolo meraviglioso, che si rafforza ogni giorno di più.

 

C'è un mio amico che sta vivendo un periodo brutto, direi pessimo, per tanti motivi. E' un mio grande amico, nonostante io non lo frequenti molto. Lui è molto distante da me, ma ciò non impedisce un rapporto molto bello, fondato sulla lealtà, sulla condivisione, sul reciproco rispetto. Un'amicizia nata quando i miei e i suoi capelli erano già meno folti e poco colorati, decisamente tendenti al grigio.

Eppure, mi è bastato che poche volte noi ci guardassimo negli occhi, magari anche confrontandoci con idee differenti, per sentire e capire che io avessi di fronte un vero amico.

Lui, oggi, mi ha quasi voltato le spalle, sento che è lontano, molto, e non solo più fisicamente. Avverto pienamente il suo stato d'animo eppure sento di non poterlo o doverlo fermare.

 

Io non posso, anzi, oggi non voglio più interferire con i suoi pensieri, con le scelte e le decisioni che ha in serbo e che probabilmente prenderà e certamente renderà a me note. Non posso più chiedergli nulla, già tante volte lui ha forzato la sua volontà per accontentarmi, per non privarmi di qualcosa che mi aveva donato, senza chiedermi nulla in cambio. Lui mi ha regalato tanto con un solo scopo, vedermi sorridere, crearmi un piacevole diversivo alla quotidianità, farmi sentire parte di un progetto importante, protagonista della realizzazione dei miei stessi sogni.

Un mio amico che a pensarci bene ha molto del filantropo per quanto ha fatto, ma io non glie lo dirò mai, perché so che lui non ama essere "osannato", anzi....

 

S'allontana, idealmente, ed ogni passo che fa svanisce un po' di più la mia speranza di rivederlo, di potergli ancora raccontare i miei problemi, ascoltare i suoi, ridere con lui di gusto o imprecare alla malasorte per qualcosa che noi abbiamo vissuto insieme, seduti neppure tanto vicini, ma insieme.

Questo, di certo, fa male. Fa male quando un amico va via senza neppure voltarsi, per non guardarci più negli occhi. Non è cattiveria la sua, neppure un semplice essere sgarbato. E' stanco, deluso, chissà quanti pensieri ha in mente. Mi fa rabbrividire però io sento che lui sta facendo la cosa giusta. E' probabile che io stesso sia in parte "colpevole" del suo malessere... Essere amici vuol dire anche rispetto e condivisioni di pensiero e degli stati d'animo, anche quando non ci piacciono. Se andare via lo fa stare bene io l'accompagnerò in ogni suo passo e che nessuno lo fermi.

 

Lui sta pagando per la sua generosità, per il suo mettere me davanti a tutto, dimenticando di curare se stesso e soprattutto di chiedermi qualcosa in cambio. Nulla di materiale, io credo che lui si sarebbe aspettato e accontentato di un minimo di gratitudine, riconoscenza, comprensione.

Io nella mia euforia ho dimenticato tutto questo, sono stato egoista, ho sfiorato la presunzione.

Io ho dimentica di fargli sentire quanto fosse importante ogni suo gesto e tanto impegno nei miei riguardi, lo stesso errore che, in fondo, tanti abbiamo commesso con i nostri genitori, pensando o dando per scontato quanto essi fecevano per noi. Solo quando è stato troppo tardi l'abbiamo capito, purtroppo.

 

E' andato già via il mio amico o, in ogni caso, in cuor suo lo ha già fatto. Mi dispiace, tanto, ma rispetto a malincuore il suo gesto. Peccato, se si fosse girato e fermato un attimo a parlarmi, avrebbe ricordato che io non ho mai dimenticato di volergli bene, di avere cieca fiducia in lui, d'essere felice non di quanto m'avesse ogni giorno regalato ma soprattutto della sue strette di mano, del suo sapermi difendere, del suo orgoglioso rappresentarmi laddove io neppure avrei sognato d'essere... Evidentemente il mio colposo comportamento è stato più forte dei miei onesti e reali sentimenti.

Lasciare una amico andare via così, per me, è un fallimento umano, davvero imperdonabile.

Non posso che rimanere qui ad aspettarlo e a sperare che un giorno, semmai lui mi "perdoni", si venga a prendere tutto il mio affetto sincero e la stima più profonda. E' tutto ciò che io posso donargli, solo questo.

Non è vero che nulla e nessuno è per sempre: un amicizia vera non finisce mai, mai.

 

 

Sezione: IL PUNTO di M.Mulè / Data: Mer 21 novembre 2012 alle 10:25
Autore: Marcello Mulè
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