Perdere, ci può stare: perché è una delle tre opzioni possibili di risultato di ogni gara, in quasi tutti gli sport. Le altre due sono: pareggiare (eh…) e vincere (eh!). Quindi, il risultato del campo, anche nella opzione negativa, bisogna accettarlo. Il Benevento visto a Pisa, per certi aspetti, non è dispiaciuto. Certo, la squadra toscana non ha impressionato particolarmente ed è stata avvantaggiata da un cross sbagliato finito in rete e da una svista del nostro pipelet. I giallorossi visti all'Arena Garibaldi sono stati almeno più intraprendenti, rispetto alle ultime uscite. Ma, oltre una buona verve ed una buona gamba, m’è parso di vedere solo tanta “ammuina”, senza un filo logico o un tema tattico evidente. Ma tant’è, perché la squadra è questa.

Bisogna accettare il risultato, quindi, pur se ci fa rabbia. Così come si può e si deve necessariamente accettare un ridimensionamento economico nei programmi societari. Ove ridimensionamento non vuol dire “non volere vincere” o, peggio, abbandonare ogni velleità calcistica. Semplicemente, rientrare nei limiti di una squadra/società di una piccola città, che di certo non può (più) avere l’ambizione (smodata) di poter competere con le grandi del calcio italiano. Senza per questo sentirsi inferiori (ma a chi?) o inadeguati. Semplicemente, misurandosi adeguatamente con le proprie capacità (economiche e organizzative), anche in considerazione dell’esiguità del nostro bacino d’utenza e dalla carenza strutturale cronicizzatasi, nonostante gli investimenti degli ultimi anni. Il Benevento deve trovare (e noi dobbiamo accettarlo) la sua giusta collocazione calcistica, evitando (pensando quindi al futuro) spese folli e ingaggi faraonici che, oggettivamente, per noi sono insostenibili e forse anche ingiustificabili, e poco importa la capacità economica del Presidente che comunque è solo. La serie B per noi è già un lusso, e godiamoci ciò che abbiamo evitando di ricadere nella sciocca e pericolosa pretesa di pensare alla serie A: non possiamo davvero permettercela! Poi, ovviamente, se un giorno dovesse capitare, beh, ce la prenderemo con grande gioia! Ma senza farla diventare una pretesa o, peggio, un'ossessione!

E, voglio ricordare a me stesso, il momento congiunturale globale che stiamo vivendo e le oggettive difficoltà che la società civile vive, a causa di una crisi economica profondissima, acuita dalla pandemia. Bisogna accettare, quindi, una nuova dimensione, un profilo basso e una maggiore oculatezza della Proprietà nelle scelte di mercato. C’eravamo abituati a campagne acquisti faraoniche (almeno nelle intenzioni e/o negli esborsi). Adesso dobbiamo accontentarci di ciò che è alla nostra portata. Chi non lo accetta (o non lo capisce) commette un grosso errore e, probabilmente, è in malafede.

Perdere, ci può stare, ho scritto in apertura. Bisogna accettare (repetita iuvant) il verdetto del campo, anche quando alcune situazioni (pro e contro...) ci hanno fatto arrabbiare. Ma non si può accettare, invece, ascoltare talune dichiarazioni nel post-partita. Capisco la rabbia del post-gara, ma, ascoltare il tecnico o altri addetti ai lavori fare certe dichiarazioni, è troppo! Oltre le opinioni di ognuno, che vanno sempre rispettate, parlare di buona gara disputata mi sembra davvero un’offesa all’intelligenza, per i tanti che hanno assistito alla gara, e un'offesa alla passione di quei duecento stoici tifosi che si sono sobbarcati un’altra trasferta. Sarebbe bastata dire: ci abbiamo provato ma non ci è andata bene. Faremo meglio (...). Finiva lì.

Ripartire da questa prestazione”? Dopo che, nei primi 10 minuti, almeno un 2-0 al Pisa sarebbe stato anche stretto, considerando le 6/7 assenze pesanti dei toscani? Bisogna ripartire dall’ennesima prestazioni orribile di alcuni dei calciatori scesi in campo? Dei palloni buttati in avanti e/o troppo alti per i nostri attaccanti che notoriamente sono formato pocket? Del quinto cambio non effettuato (osando il tutto per tutto) sprecando o dimenticando gli slot disponibili? Ripartire dalla terza sconfitta consecutiva, con sei goal subiti e uno solo realizzato?

Oppure - e a questo punto mi sfugge il motivo - ripartire da cosa? Apprezzo che Fabio Caserta difenda la propria squadra (e il suo lavoro), ma credo che, invece di auto-assolversi, il tecnico debba guardarsi alle spalle e pensare a salvarsi-ci, perché, ad oggi, questo è l’unico spunto di riflessione concreto che si può trarre dalla gara di Pisa. Altro che “prestazione” da salvare!

Nulla è compromesso: oltre il Brescia, che ad oggi sembra la migliore delle venti almeno nella continuità, non mi sembra che il campionato mostri altre squadre da battere. C’è un evidente livellamento dei valori tecnici e le differenze tra le prime e le ultime sono davvero minime. Quindi, nessun dramma, ma a patto che si cambi rotta in maniera repentina. Capisco le difficoltà di Fabio Caserta, la squadra così com’è l’ha costruita lui (vero, no?) e quindi escludere qualcuno dei suoi pupilli sarà difficile. Ma lui ha il dovere di perseguire l’obiettivo primario: il risultato. E non dovrà più guardare in faccia nessuno, perché il tempo delle giustificazioni attenuanti e delle prove tecniche (sigh!) è abbondantemente scaduto. Anche per lui, ma non solo per lui.

Sezione: IL PUNTO di M.Mulè / Data: Lun 22 novembre 2021 alle 07:20
Autore: Marcello Mulè
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