Brutta scivolata, e non solo sul campo, quella del Benevento nel primo vero crocevia della stagione. L’anticipo di venerdì sera rappresentava un’occasione ghiotta, una di quelle serate in cui puoi cambiare il volto di una classifica con un colpo solo: vincendo a Latina, infatti, la Strega avrebbe potuto piazzarsi a +3 sulla Salernitana e addirittura a +7 sul Catania, le due rivali più accreditate nella corsa alla promozione diretta. Invece, niente di tutto questo.
Anzi, il Benevento torna dal "Francioni" con le ossa rotte e una sensazione di amaro in bocca che, per intensità, ricorda – se non supera – quella già provata dopo la sconfitta di Casarano. Una partita che ha messo in luce, ancora una volta, i limiti strutturali di questa squadra: tanto possesso, buona organizzazione, ma poca incisività soprattutto in gare come quelle dell’altra sera. Una squadra che gioca, spesso anche bene, costruisce, prova a tenere il pallino del gioco, ma quando arriva il momento di colpire, lo fa con il fioretto, mai con la sciabola.
Ed è proprio questo il punto dolente. L’impressione – sempre più marcata – è che questo limite sia difficile da correggere, anche guardando al futuro. Il Benevento è una squadra tecnica, che ama giocare palla a terra, ma che va in sofferenza appena l’avversario impone una partita “sporca”, fatta di duelli, rimbalzi irregolari, pressing asfissiante e poca pulizia nel fraseggio. E su campi come quello di Latina – ai limiti della praticabilità – si fa davvero fatica a sviluppare un calcio ragionato.
Non è un dettaglio da poco, perché in un campionato lungo e complesso come quello di Serie C, gli avversari studiano, prendono appunti, analizzano debolezze. E se tutti iniziano a capire che basta incartare il Benevento sul piano del ritmo e del gioco per metterlo in difficoltà, allora il rischio è che questo tipo di gare diventino la norma, non l’eccezione.
Il Latina, dal canto suo, ha fatto la sua onesta partita. Una sola vera conclusione in porta, ma efficace. Ha segnato e poi si è difeso con ordine, col coltello tra i denti, portando a casa tre punti d’oro.
Il beneventano Bruno, tecnico dei pontini, l’aveva preparata bene e interpretato perfettamente il contesto: pochi fronzoli, tanta concretezza contro un Benevento di fatto più forte sotto tutti i punti di vista. Ma alla fine ha avuto ragione lui.
Auteri e il suo staff conoscevano bene le insidie di questa trasferta. Il campo, le condizioni ambientali, la natura dell’avversario. Forse però, nell’impostazione iniziale della gara, qualcosa è stato sottovalutato. È facile parlare col senno di poi, certo. Ma forse affrontare il Latina “a specchio”, accettando il confronto sul piano fisico e dell’intensità, avrebbe dato esiti diversi. Auteri è un grande conoscitore della categoria, un tecnico di valore assoluto, ma se non sarà disposto – almeno in parte – a rivedere alcuni dogmi del suo credo calcistico, il rischio è che alla fine a vincere siano gli altri. E sarebbe un peccato, soprattutto alla luce dell’organico importante che la società, con il presidente Vigorito in testa, gli ha messo a disposizione.
In un campionato così equilibrato e spietato, ogni errore pesa. Dopo otto giornate, aver già incassato due sconfitte significa aver bruciato parte dei bonus a disposizione. Le statistiche e i numeri non mentono mai e solitamente la squadra che alla fine si laurea campione nel girone C lo fa incassando mediamente un massimo di 3 sconfitte durante tutto l’arco della stagione. E’ capitato così alla Juve Stabia 2 anni fa e all’Avellino l’anno scorso al netto di un inizio disastroso. Insomma per vincere servono almeno 22 vittorie e 78 punti in totale.
Proprio per questo motivo, la continuità è l’unica strada per chi vuole vincere senza passare dai playoff. E il Benevento deve imparare che, quando non riesce a vincere, deve almeno evitare di perdere.
Non si tratta di snaturarsi, sia chiaro. Ma serve realismo. Questa è la Serie C, dove a volte giocare “di fino” non basta. Serve anche l’elmetto, la lotta, la capacità di adattarsi. Serve vincere le seconde palle, essere sporchi quando serve, portare a casa il risultato anche senza brillare.
Un peccato enorme, anche per i 400 tifosi giallorossi che, con passione e sacrificio, hanno seguito la squadra in trasferta anche di venerdì sera in quel di Latina.
Un dato importante e che merita rispetto ma che, purtroppo, si scontra con una situazione spiacevole. È inaccettabile che i nostri tifosi – come ormai accade troppo spesso – vengano fatti entrare allo stadio a gara già iniziata o, nella migliore delle ipotesi, quasi al termine del primo tempo. Da chi dipende questa gestione? Perché penalizzare così chi, tra mille difficoltà economiche e logistiche, continua a sostenere il Benevento in ogni angolo d’Italia? È un problema che va affrontato con serietà, perché il rispetto per chi ama questi colori non può essere relegato a nota a margine.
Ora testa bassa e pedalare, si dice. Frase giusta, ma forse anche troppo scontata in questo momento. Ma del resto bisogna dimenticare in fretta la sconfitta di Latina e guardare avanti con decisione: due gare casalinghe all’orizzonte, Altamura e Sorrento, che non possono e non devono essere assolutamente sbagliate. Non solo per la classifica, ma per il morale, la fiducia, la consapevolezza prima di tutto della squadra e poi dell’intero ambiente.
Siamo solo ad ottobre e il Benevento al momento e’ a -3 dalla Salernitana che non ha fallito nel derby casalingo contro la Cavese e +1 sul Catania che invece si è sbarazzato del Siracusa nel turno casalingo. Per questo ci troviamo già ad un bivio. In un campionato dove si sale solo con la continuità e la capacità di adattamento, i forti si vedono in momenti come questi. Adesso tocca a noi dimostrare di esserlo per davvero.
Forza Benevento
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