Sirens, fantastica canzone dei Pearl Jam, è il sottofondo ideale di questa mattina freddina e intrisa di nebbia. In macchina e via, l’alba è vicina, dopo la mia consueta levataccia che mi porterà al lavoro.

La strada che costeggia il Sabato è lucida di pioggia, dall’asfalto si sollevano aliti di sottile vapore acqueo e gli alberi che la costeggiano, così come quelli affacciati sul fiume, hanno già perso buona parte delle foglie che adesso tappezzano il marciapiede di un bel rosso ramato e di giallo.

Atmosfera gotica, potrebbe essere il set di un film. L’auto avanza nel silenzio della periferia beneventana, cammino piano, una lentezza calcolata, non voglio perdermi lo spettacolo dei primi raggi di sole che trafiggono la bruma e sembra che accendano le piume bianche dei due aironi che, da anni oramai, aspettano di fare buona pesca, immobili sulla briglia in cemento che frena l’acqua subito a valle del ponte Leproso.

Anche questi meravigliosi uccelli si sono adattati alla civilizzazione (?), non hanno più paura dell’uomo e delle sue macchine rumorose. Convivono,anzi, sopravvivono nonostante l’inquinamento letale del fiume e con lo smog dell’aria, si sono adattati ma conservano la loro naturale bellezza ed eleganza pur se costretti a zampettare tra i rifiuti accumulati nell'alveo oramai da decenni. Stoici, il simbolo di una Natura che non si arrende mai.

Giallo e rosso, il colore delle foglie, la magia dell’autunno, il periodo più buio dell’anno riesce a regalare squarci di bellezza che compensano la mancanza di luce. Il buio e il freddo graffiano l’anima, la bellezza della natura invece restituisce un minimo d'intimo benessere, quasi a compensare il down under degli stati d’animo…

Giallo e rosso, la mente spazia e torna come sempre alla mia squadra del cuore. La magia e l’emozione di poterci essere, la passione per una maglia e per questi colori unici. La vita è sacrificio, ma penso a chi è “dietro”, a chi vorrebbe svegliarsi presto per andare a svolgere un lavoro dignitoso che invece non ha. Io sono fortunato, lo siamo in tanti e forse a volte lo dimentichiamo. Basterebbe, invece, "voltarsi indietro", ogni tanto. Ciò che a me sembra sacrificio per altri è una speranza, a volte un sogno irrealizzabile. Penso a questo ed ho un brivido.

La luce dei fari fende la nebbia sottile e lascia brillare le goccioline di pioggia che continuano lentamente a cadere. Incrocio altri fari, altri fortunati che vanno al lavoro o stanno rientrando dal loro turno di notte. Giallo e rosso, sorrido, penso alla Natura che si diverte a mettere insieme questi due colori per me magici. Penso alla partita che verrà, a quell’attimo magico quando vedrò sbucare dal tunnel la prima maglietta con lo stemma della Strega. La stessa emozione da sempre.

L’incrocio sul ponte Vanvitelli è semideserto, poche auto e qualche pedone a passo veloce che attraversa e cammina verso la stazione. In alto il semaforo è sul verde, ma io sono a distanza e non voglio accelerare, ho ancora tempo. Scatta il giallo, ed ecco il rosso. Rallento e mi fermo, aspetterò il consueto minuto o poco più. Poi ci ripenso: giallo e rosso, come le foglie così anche il semaforo. Chissà, forse è un “messaggio subliminale". Il cielo, intanto, si colora ed illumina sempre di più grazie al sole che riesce a squarciare la coltre densa d’umido. In fondo il tempo non è così cattivo, l’inverno è ancora lontano e con esso il freddo.

Al lavoro, non posso fare a meno di ripensare a quei dieci minuti, tanti sono, e del consueto tragitto che porta al mio ufficio, alla mia quotidianità. Dieci minuti d’immersione totale nei mie pensieri, la mia inguaribile mania di divagare, e sognare ad occhi aperti. Non fa nulla, l’importante è risvegliarsi e tornare con i piedi a terra, immediatamente. La fortuna è che, in ogni caso, avrò novanta minuti da vivere insieme a tutti i cuori giallorossi (gialli e rossi...) e alla partita che verrà. Questo non è un sogno, è entusiasmante realtà. Giallo e rosso, due colori unici, i più belli. Lo sono per chi, come me, è fortunato, ma anche per chi invece non ha altro che una squadra per cui tifare e un sogno, almeno quello calcistico, da inseguire. Questo ci accomuna, ci rende uguali e ci fa essere ancora più orgogliosi e consapevoli di quanto abbiamo e grazie sempre a chi ce lo consente.

E’ vero, per chi tifa il calcio di sicuro non riempie tasche e dispense, non paga bollette o rate, ma riscalda i cuori e consente di sentirsi protagonisti e vincenti, anche se per soli novanta minuti la settimana. Poi, purtroppo per tanti,  torna “il buio”, ma quella fiammella di passione giallorossa, nel nostro caso, rimane accesa, e sarà sempre così…

Aspetto la sveglia di domani, non vedo l’ora di godermi il mio privilegio, la mia consueta strada da fare, la musica che adoro, i paesaggi unici e che, nonostante tutto, rimangono così, ogni volta nuovamente affascinanti, come se fosse la prima volta che posso ammirarli.... è tutto assolutamente bello. Come accade ogni volta che io torno allo stadio.

Sezione: IL PUNTO di M.Mulè / Data: Mar 02 dicembre 2014 alle 10:00
Autore: Marcello Mulè
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