Ho contato “fino a dieci” ma non è bastato. Allora ho proseguito fino a cento, poi mille e… alla fine stavo addormentandomi. Dissipatasi l’adrenalina di un sabato sera calcistico molto agitato - e a rischio coronarie -, ho cercato di fare un po’ d’ordine tra i tanti dubbi e le domande legittime che hanno iniziato ad assalirmi nel post gara con il Matera. Quali? Scelgo tra questi: ma siamo davvero da primo posto? Stavolta chi ha sbagliato? E’ solo una questione di sfortuna? Ho sopravvalutato la squadra? E’ solo un momento negativo? Ma “questo” Mazzeo? E “quel” Celjak? Sono solo esempi, potrei aggiungerne a decine e ognuno di voi altrettante. E’ tutto inutile, non serve “spaccarsi la testa” con articolate elucubrazioni, tanto oramai altri due preziosissimi punti "casalinghi" sono andati persi.

Metto subito in chiaro un concetto: per me, Fabio Brini è uno dei migliori tecnici in circolazione della Lega Pro. Massimo rispetto per il suo lavoro e soprattutto per l’uomo. I miei commenti sul suo operato o il semplice “voto” in pagella sono soltanto relativi a quanto visto al momento, alla specifica partita, al momento. Io non ho il potere, e neppure lo vorrei, di giudicare tantomeno di “stroncare” un allenatore di grosso spessore, che ha un curriculum calcistico di assoluto valore mentre io sono soltanto un appassionato, senza alcuna competenza specifica. Ma questo è un periodo nero anche per lui, senza però volerlo condannare.

Purtroppo i fatti, o meglio, il campo sta dando torto all’allenatore. Non è solo la gara contro i lucani ad essere stata negativa sotto tanti punti di vista. Già con la Casertana, senza voler troppo andare indietro nel tempo, il Benevento non mi è piaciuto affatto. I tre punti come sempre hanno spento ogni polemica. Poi, altro mezzo black-out a Pagani, la debacle casalinga con il Lecce, l’intervallo positivo (ma fine a se stesso) di Reggio Calabria e dulcis in fundo il pareggio strappato al Matera. Attenzione, non sono certo i risultati finali a creare allarme, quelli possono anche starci. Se la squadra avversaria è più forte o comunque merita, per carità, nulla da eccepire.

Troviamogli tutti gli alibi che vogliamo, mettiamo ogni cosa sul piatto della bilancia. Però sabato sera, dal primo minuto, c’erano undici giallorossi in campo di tutto rispetto e non mi sembra fosse un Benevento rimaneggiato. O devo riscrivere la formazione? Come con il Lecce e prima ancora con i falchetti, la squadra è apparsa molle, impacciata, in continuo ritardo nelle chiusure difensive, in affanno su qualsiasi folata offensiva degli ospiti. Non credo sia solo (o affatto) un problema dovuto agli “assenti” o di stanchezza. Alla sedicesima giornata già stanchi? Se è così potrebbe essere un problema di preparazione allora. La verità è che la squadra appare in confusione, timorosa, bloccata soprattutto dalle forzature di alcuni ruoli. E pure se queste fossero state obbligate, io mi chiedo: perché, sul vantaggio di una rete e con un uomo in più, il tecnico non ha ridisegnato l’assetto della squadra? Possibile che, proprio considerando la nostra “emergenza”, non sia sperimentato qualcosa proprio per chiudere gli spazi ad un Matera che, invece, è andata a nozze sulle autostrade gratuite del Ciro Vigorito? Possibile che una squadra che vuole vincere o almeno provarci, non abbia alternative di gioco che non si possano attuare nel corso della gara? O il peccato di presunzione di poter fare un solo boccone degli avversari ha prevalso sulla razionalità obbligata, indotta, si sperava, proprio dall’emergenza contingente?

Una parentesi: siccome Agyei è oramai visibilmente fragile e bloccato mentalmente a causa della diffida che si trascina da qualche domenica, non era meglio “sacrificarlo” e in previsione del cambio chiedergli di farsi ammonire? Così scontava la squalifica a Messina per la buona pace di tutti… Deve tirare avanti finché dura l’emergenza a centrocampo? Ma io credo che purtroppo lui giocherà sempre così male, anzi, di certo andrà peggio e allora, a cosa serve “conservarlo”, per caricarlo di ulteriori eccessive pressioni e darlo in pasto ai fischi dei tifosi come quando sabato è stato sostituito? Gestiamoli meglio questi ragazzi.

E’ un periodo negativo, deve passare. Avevo scritto, prima della gara, che bisognava “gettare il cuore oltre l’ostacolo”. In fondo è accaduto, per fortuna ma soprattutto per grande caparbietà, anche se il risultato è stato minimo. Nota lietissima, alcuni degli uomini in campo hanno dimostrato davvero di che pasta sono fatti. Ecco, io riparto proprio dalla prestazione dei vari Marotta, Campagnacci, Lucioni, Eusepi e Scognamiglio. Guerrieri autentici che, nonostante qualche imbarazzo di troppo, non hanno mollato fino alla fine. Un segnale più che positivo in una serata altrimenti da cancellare. Tutta la rosa, insieme allo staff tecnico, ha il dovere (e la piena possibilità) di riprendere a correre verso quell’obiettivo prefissatoci e sperato. Un obbligo, se consideriamo i sacrifici economici del patron Oreste Vigorito. Un obbligo, ancora, verso i tifosi, quelli veri, che, comunque, alla fine hanno voluto applaudire e ringraziare.

 

Sezione: IL PUNTO di M.Mulè / Data: Dom 07 dicembre 2014 alle 17:00
Autore: Marcello Mulè
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