Era il 23 ottobre del 2017, quando dopo l’allenamento del mattino, diretto regolarmente, Marco Baroni venne esonerato insieme al DS Di Somma. Dopo 9 giornate e zero punti in classifica la società con il Presidente Oreste Vigorito in testa decise di sollevare dall’incarico il tecnico della promozione in serie A anche per dare una scossa alla squadra che dopo un inizio confortante, aveva perso giornata dopo giornata la bussola, anche in merito a quelle poche e fragili certezze che aveva con difficoltà cercato di metabolizzare. "E' la sfida più importante della mia carriera” queste furono le prime parole di Roberto De Zerbi, scelto per prendere il posto di Baroni. De Zerbi era pronto a tornare in panchina dopo quasi un anno: il 30 novembre 2016 fù infatti esonerato dal Palermo dopo la sconfitta interna in Coppa Italia ai rigori contro lo Spezia e dopo 7 sconfitte consecutive in casa con record negativo nella storia del club rosanero in Serie A.

Una scelta che in quel momento sembrò quasi un azzardo da parte del Presidente Vigorito, visto che il tecnico bresciano non godeva certamente delle simpatie della piazza giallorossa con la quale negli anni addietro si era sfidato quando era alla guida del Foggia in serie C. Dopo 7 mesi giusti, la gara con il Chievo di ieri pomeriggio ha chiuso il campionato e ha sancito definitivamente anche l’arrivederci alla massima serie dopo solo una stagione del Benevento. Un amaro epilogo arrivato già da qualche settimana accolto serenamente dai tifosi giallorossi già pronti come la società del resto a rituffarsi in quella serie B sognata per quasi 90 anni e giocata per una sola volta e per di più vinta. Ma che si affronterà senza De Zerbi in panchina.

L’ANALISI DEL CAMPIONATO DA BARONI A DE ZERBI: Fatto questo cappello introduttivo, credo che sia opportuno, volgere almeno per un attimo lo sguardo all’indietro per analizzare a mente fredda quello che è successo in questa stagione. Provo a fare questa analisi subito dopo aver visto con un pizzico di invidia gli highlights della Spal nella vittoriosa gara interna di ieri contro la Sampdoria che è valsa, beati loro, la permanenza in serie A.  Mi è venuto lo sfizio di capire infatti, ad ottobre, e cioè quando sulla panchina si era seduto mister De Zerbi, come era messo il Benevento in classifica, e come era messa la Spal che poi appunto si è salvata. Ecco il risultato:  Napoli punti 25; Inter 23; Lazio e Juventus 19; Roma 18; Sampdoria 17; Chievo 15; Bologna 14; Torino 13, Milan e Fiorentina 13; Atalanta 12; Sassuolo 8; Cagliari, Udinese, Crotone, Verona e Genoa 6; Spal 5; Benevento 0. Come è evidente, in quel momento, la zona salvezza era lontana soltanto 6 lunghezze, ed in un campionato dove si “correva” davvero poco,  ben 7 squadre erano raccolte in soli 2 punti. Tenendo presente che il Chievo era a 15 punti e che nel corso delle settimane si sarebbe unito alla lotta per non retrocedere, il rammarico di non aver neanche provato a parteciparvi si acuisce non poco. La Spal tra l’altro, neo-promossa come noi, dopo 9 giornate aveva incamerato soltanto 5 punti in più quindi non stiamo parlando di un distacco enorme. Il Benevento nelle prime 9 giornate sicuramente non aveva avuto tra le altre cose neanche un calendario in discesa, infatti aveva affrontato fuori casa Sampdoria, Napoli, Crotone e Verona, e in casa Bologna, Torino, Roma, Inter e Fiorentina. De Zerbi quindi ci ha messo un po’ di tempo per inculcare il suo calcio alla squadra. Del resto il primo punto del Benevento era arrivato come ricordiamo tutti in maniera anche un po’ fortuita con quel colpo di testa del portiere Brignoli che fece parlare il mondo intero. Dopo quell’acuto però ancora amare sconfitte ad Udine, in casa con la Spal e a Genova frutto delle solite amnesie e black out generali.  Possiamo dire quindi tranquillamente che la differenza tra le prime 9 giornate in cui alla guida c’era Marco Baroni e le successive 9 a chiusura del girone di andata parlano di una differenza di soli 4 punti tra i 2 tecnici tenendo presente la vittoria all’ultima giornata contro il Chievo, alla guida della stessa squadra e degli stessi giocatori. A gennaio la squadra sappiamo tutti che è stata rivoltata come un calzino grazie alle operazioni in entrata e in uscita orchestrate dal Presidente Oreste Vigorito e il DS Pasquale Foggia. Insomma l’analisi conferma che dopo 9 giornate e a 6 punti di distacco dalla salvezza ci si poteva ancora provare, ma certamente dopo 18 giornate e quindi un intero girone di andata essere a meno 14 da Spal e Crotone era sicuramente una situazione già altamente compromessa. Che dire allora? Che a prescindere da Baroni e De Zerbi, le “colpe” vanno ricercate in quella scriteriata strategia di mercato, portata avanti dal DS Di Somma con l’avallo del tecnico toscano. Un gruppo solido, granitico, formato da calciatori che avevano condiviso una stagione trionfale non doveva essere smantellato. Tra l’altro smantellarlo per sostituire calciatori che avevano vinto con altri della stessa categoria (la serie B) che invece di fatto aveva mancato i loro obiettivi è stata una scelta davvero incomprensibile che ha portato ai risultati che conosciamo benissimo. Si dice che con il senno di poi è inutile fare disquisizioni e dietrologie ma in questo caso credo che sia evidente a tutti che qualcosa (anzi più di qualcosa) al termine della scorsa stagione, non abbia funzionato, forse inebriati  dalla gioia di una promozione arrivata così all’improvviso e inaspettata.

FUTURO: PER DE ZERBI SCELTA GIUSTA? De Zerbi ha ufficializzato nella conferenza stampa pre-Chievo la sua decisione di lasciare la panchina del Benevento, dopo soli 7 mesi. “Non so se sia la scelta giusta” queste le parole che più hanno colpito durante il suo intervento. E’ chiaro che la scelta sia stata “combattuta” e solo in futuro si potrà capire se abbia avuto ragione lui oppure no. Spesso ho ripetuto che sono tra quelli che aveva accolto De Zerbi con grande pregiudizio ma allo stesso tempo ci ho messo davvero poco a cambiare idea, dopo aver apprezzato il suo modo di lavorare e di porsi verso i suoi calciatori e tutto l’ambiente. Proprio per questo il mio parere dal “di fuori” rimane quello che ho espresso qualche giorno fa anche su Lab Tv, nella trasmissione dell’amico Gianluca Napolitano. A mio modo di vedere la sua scelta di abbandonare la panchina giallorossa è molto rischiosa, se non riuscirà a legarsi ad una squadra di serie A di medio alta classifica. In poche parole, scegliere piazze come Cagliari, Bologna o Sassuolo è molto rischioso, perché dubito che da quelle parti siano propensi ad attendere che il lavoro del tecnico sul campo possa dare i frutti sperati. Mi spiego meglio. Penso che per inculcare ad una squadra la sua idea di gioco a De Zerbi serva tempo, non solo dal punto di vista tattico, ma anche dal punto di vista umano e di testa. I giocatori infatti per sviluppare quel tipo di gioco devono entrare in una certa consapevolezza e di forza, devono insomma “fidarsi” delle idee del loro tecnico. Tutto questo ha bisogno appunto di tempo e nel calcio di oggi non è semplice. Qui a Benevento, dopo 7 mesi il “suo” Benevento aveva ormai metabolizzato il suo modo di fare e il suo gioco. Ho seguito spesso il campionato di serie B e credo che con qualche aggiusto, De Zerbi avrebbe potuto fare davvero bene in cadetteria. Proprio per questo, mi chiedo, perché non sfruttare questa possibilità? Perché non provare a vincere un campionato invece che rischiare ancora una retrocessione oppure un esonero in serie A? Ai posteri l’ardua sentenza. A me non rimane altro che fargli un grosso in bocca al lupo come sicuramente la maggior parte dei tifosi giallorossi, ma contestualmente di girare subito pagina e guardare al futuro.

NUOVO TECNICO: RIPARTIRE DA UNA BASE O AZZERARE TUTTO? Credo che in queste settimane l’interrogativo ricorrente nelle segrete stanze sia stato proprio questo. Tra l’altro come ha dichiarato De Zerbi, la società era stata informata da circa un mese in merito alla sua decisione, e quindi penso che i ragionamenti di Vigorito e Pasquale Foggia siano orientati da tempo verso queste valutazioni: ripartire da questa “dote tecnica” lasciata dal tecnico bresciano oppure ripartire da zero? In poche parole, e prendendo come riferimento i nomi fatti fino ad oggi è indubbio che la società stia cercando un profilo che possa “sfruttare” la scia di quanto di buono costruito da De Zerbi nonostante la retrocessione. Per questo i nomi tra i nomi che da qualche settimana hanno cominciato a girare quello di Juric sembrava quello più gettonato. Ma nell’importante scelta del nome da cui ripartire non bastano i numeri e gli schemi. Abbiamo visto negli anni quanto Vigorito tenga anche all’aspetto umano e proprio per questo Davide Nicola e Pippo Inzaghi potrebbero essere quei nomi più vicini al modo di intendere il calcio da parte del massimo dirigente giallorosso. Senza dimenticare Massimo Rastelli che la serie B l’ha già vinta e che è fermo ai box dallo scorso ottobre e quindi dall’esonero rimediato a Cagliari. Staremo a vedere chi sarà il prescelto, e magari potrebbe esserci anche una sorpresa. La sensazione è che venerdi prossimo, 25 maggio, nel corso della conferenza stampa fissata dal Presidente conosceremo anche il nome del nuovo tecnico. Quindi poiché manca davvero poco, non ci resta che aspettare e sperare che la persona scelta arrivi a Benevento con la stessa carica che ha già tutto l’ambiente, di provare a riconquistare, ma senza pressioni, quello che abbiamo perso quest’anno. Tutti noi siamo pronti.

Sezione: L'EDITORIALE TB di C.Calicchio / Data: Lun 21 maggio 2018 alle 12:41
Autore: Cosimo Calicchio
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