Con il Sassuolo è arrivata (forse anche attesa) una sconfitta netta e meritata. Altro che pareggio mancato e altre amenità. Se continuiamo a non guardare ai problemi che abbiamo, noi ci facciamo solo del male. Pericolosamente, dire. Probabilmente la vittoria contro la Vecchia Signora ci ha un po' illusi. Lo ammetto, anche io ho creduto ad un cambio di rotta dei giallorossi, oltre la storicità di quel risultato. Invece...

Il Benevento ha sciorinato, per così dire, la solita prestazione anonima, almeno per due terzi di gara. Rintanati negli ultimi 30 metri a difendere l'area con un abbottonato 5-3-2, rinunciando a giocare e provando solo a buttare qualche pallone per il panzer Gaich (che giocando così non serve...) e Sau che, è vero che è rapido, ma non può certo giocare a 60 metri dalla porta e contro una linea difensiva di buona qualità tecnica e atletica quale quella degli emiliani. Poi, mettiamoci i soliti (cronici) errori individuali, la frenesia (e la paura) nella gestione della palla in uscita e... la sconfitta è stata inevitabile, se vogliamo la logica conseguenza di una squadra con tale atteggiamento in campo. Anche risicata nel punteggio, a dirla tutta.  Impensabile attaccarsi a quei 4/5 minuiti di confusionari attacchi all'arma bianca, quando abbiamo addirittura rischiato di pareggiare. E Consigli, per inteso, non ha fatto il fenomeno ma ha semplicemente parato. È il suo mestiere! Ma, onestamente, non mi sembra che il Sassuolo abbia fatto la partita della vita: ha semplicemente giocato il suo calcio, senza strafare.

A nudo, ancora una volta, tutti i limiti dei nostri. Una squadra lenta, presuntuosa nella costruzione dal basso, con una sterilità offensiva che è da brividi. Tallone d'Achille rimarrà per sempre il centrocampo. Che scherma poco e che costruisce ancor meno, con Hetemaj forzatamente playmaker, con un piede così poco educato... E poi, inutile schierare il furetto Sau, bravissimo nel breve,  se non lo si porta a giocare nella trequarti avversaria. Inutile schierare un calciatore con le caratteristiche di Adolfo Gaich se non gli mettiamo una palla decente sui piedi in area e comunque pensando che lui possa sempre risolvere ogni gara, perchè lui non è Higuaín e di fronte non c'è sempre la Juventus (scherzo!). Di cross dagli esterni neppure a parlarne. Tutto questo soprattutto perchè siamo sempre troppo bassi. Un atteggiamento tattico di base a vocazione autolesionistica, almeno in serie A. Sì, perchè il Sassuolo, o l'Inter, o la Sancataldese, se giochi a soli dieci metri davanti al tuo portiere prima o poi il pallone te lo buttano in rete. Che l'attaccante sia Lukaku o Dell'Annunziata.

Vogliamo prendercela con Inzaghi? Sicuramente lui ha le sue colpe. Fissato su alcune scelte, esageratamente attendista nei cambi o nel rivoltare la squadra cambiando assetto tattico (non lo fa mai senza operare sostituzioni: ma è possibile?). Ma il tecnico piacentino non può fare certo i miracoli! La rosa è quella. Il mercato di riparazione non ha fatto fare il salto di qualità necessario (repetita iuvant), con tutto il rispetto e l'apprezzamento per Depaoli (prestazione buona la sua) e Gaich. Scelta sparagnina societaria? O necessario occhio al bilancio? Se così, non possiamo che condividerlo. La crisi socio-economica globale è da paura, lucidamente non credo potessimo chiedere di più. Però, calcisticamente, resta il rammarico, perchè con un piccolissimo sforzo (non necessariamente svenandosi economicamente) qualcosina in più si poteva aggiungere alla squadra. Magari cedendo in prestito qualche calciatore non funzionale. Ma questo è il senno di poi. A tavolino siamo tutti bravi ad operare, con il portafoglio altrui per giunta. Sono solo opinioni ma, lo ribadisco, il rammarico resta.

La paura serpeggia, in maniera sempre più evidente. La stessa palpabile paura che attanaglia i calciatori quando sono in campo. Perchè altrimenti certi errori non te li spieghi. Così come non ti spieghi come mai arriviamo sempre secondi su ogni palla. E perdiamo quasi tutti gli uno contro uno. Non può essere solo questione di qualità individuale. Non è possibile che ogni calciatore avversario, dal primo all'ultimo, sia superiore ai nostri. Il problema è soprattutto mentale. E se la testa non è libera neppure le gambe girano. Bisogna ritrovare consapevolezza e compattezza. Bisogna cercare stimoli e soprattutto ritrovare la fame che ci ha fatto ben figurare almeno fino a gennaio scorso. Il cammino s'è fatto molto più difficile. La salita è più ripida di quanto immaginassimo. Non disperiamo, certo, c'è ancora un +8 a garantirci (per così dire...) una relativa tranquillità. Ma c'è bisogno di una squadra diversa in campo ed un atteggiamento, soprattutto mentale, spiccatamente offensivo o almeno propositivo, se davvero vogliamo credere e puntare alla salvezza. Obiettivo quasi proibitivo, visto il Benevento delle ultime gare. Ma non impossibile o, almeno, non ancora.

Sezione: IL PUNTO di M.Mulè / Data: Mar 13 aprile 2021 alle 07:10
Autore: Marcello Mulè
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