Dall’attesa gara contro la Sampdoria dell’ottimo Claudio Ranieri (un vero onore poterlo vedere al Ciro Vigorito) è arrivato un punto soltanto. Un punto che muove la classifica (ora +23) certo, che avrà un suo peso alla fine del campionato ma che, ad oggi, sa tanto di “poco”. Poco, perché per i giallorossi, nelle ultime cinque gare, sono arrivati solo due pareggi (tra le mura amiche) e ben tre sconfitte, con una media punti di 0,4 che abbassa notevolmente quella generale, ora fissatasi a 1,096 punti/gara. E già ci attende il Bologna, tra qualche giorno, in un altro scontro diretto e presumibilmente da vendetta per i felsinei, e poi le sfide quasi-impossibili con la Roma e il Napoli da affrontare. Da non dormirci la notte, no? E meno male che la terz'ultima è distaccata di 8 punti!

Un dato certo è quello che, dopo l’importante vittoria di Cagliari, la squadra giallorossa sembra avere smarrito (sempre più) la brillantezza e quella consapevolezza di potersela giocare contro chiunque. Qualità mostrate nelle gare della prima parte del campionato e che ci avevano proiettato all’attenzione dei calciofili d’ognidove. Gli infortuni, certo, qualche defaillance individuale di troppo e probabilmente anche l’aver affrontato squadre d’altro livello - quali Atalanta e Inter - hanno contribuito ad un calo evidente nel rendimento generale, facendo venire meno anche qualche certezza. O, forse, più di qualcuna.

Quella con la Sampdoria è stata una gara estremamente tattica, piuttosto brutta, non sembrava serie A! Ritmi bassi nella prima frazione di gara, con qualche spunto in più nella ripresa e dopo il vantaggio sannita. Due squadre impostate sul “primo, non prenderle” e quindi di calcio per gli esteti se n’è visto davvero poco. Eppure i giallorossi hanno avuto le loro brave occasioni. Oltre la rete di Caprari, il solito generosissimo Lapadula, pur se ha profuso il massimo impegno, non è riuscito a metterla dentro. Nessuna ulteriore croce da buttare sull’attaccante, che sul campo dà sempre tutto; solo la consueta constatazione amara che, a fronte di tanto sforzo, noi purtroppo raccogliamo sempre poco. E, come spesso accade nel calcio, si materializza spesso anche il detto “goal sbagliato(i), goal subito”… Poi, mettiamoci anche qualche modifica al modulo in corsa non proprio azzeccata (anche se il mio è il senno di poi), e il pari è servito, forse anche giusto.

Penso che sono equilibri precari quelli che sembrano costituire l’impianto di gioco dei giallorossi, e il Benevento appare molto fragile, soprattutto in fase difensiva. Oltre agli errori e agli oramai noti limiti individuali, ad influire i troppi avvicendamenti in quel reparto. Poche volte la squadra ha giocato con gli stessi uomini davanti a Montipò, con il solo Kamil Glik - per fortuna - onnipresente. Per il resto, un tourbillon di calciatori, a volte anche fuori ruolo, e questo spiega anche una certa permeabilità con 41 reti subite in 21 gare. E pur mutando sistema di gioco (a tre, a quattro, a cinque) non si sono visti miglioramenti. Questo in attesa, ovviamente, dell’indispensabile apporto di Gaetano Letizia, del pieno recupero di Caldirola e con il promettente Depaoli pienamente inserito.

Equilibri precari: perché sono tali se, ogni qual volta il tecnico Inzaghi opera delle sostituzioni, la squadra sembra andare in difficoltà. Calciatori non all’altezza? Organico assortito male? Problema di approccio dei subentranti? Un mix, se vogliamo, o semplici coincidenze, in un periodo nel quale sembra che nulla giri per il verso giusto. Aggiungiamoci poi i vari flop di Bryan Dabo (fin ora assolutamente deludente) e, ancora, l’involuzione di Daam Foulon: il ventunenne belga, però, va fatto crescere senza colpevolizzarlo. Lui dovrà adattarsi al calcio italiano, quindi c'è bisogno di pazienza. Last but not least, il mistero Iago Falque: è pronto (quante volte lo abbiamo letto?), così pare, ma a fronte di un investimento considerevole della Società sul calciatore spagnolo, il suo apporto, dopo ventuno gare, è di appena 169 minuti giocati complessivamente su 1.890 totali, con un goal segnato (ma ininfluente) nella debacle di Crotone. E allora?

È chiaro che Inzaghi deve e dovrà necessariamente fare i conti con ciò che ha a disposizione, impossibile chiedergli di più. La squadra è questa, punto. Probabilmente lui avrebbe dovuto imporsi con fermezza per fare qualcos’altro in ambito calciomercato. I suoi messaggi sono stati chiari, ma inascoltati. O inascoltabili, ovviamente per prioritari motivi di bilancio, e su questo io alzo le mani: bisogna accettarlo. Si dovrà quindi ottimizzare, sfruttando meglio le individualità tecniche di spicco, che pure ci sono, nel contesto di squadra. Pragmatismo soprattutto, attendendo di vedere ogni calciatore della rosa disponibile cimentarsi nel suo ruolo naturale, eventualmente adattando il modulo agli uomini che si hanno a disposizione e non il contrario. Senza inutili e improduttive (oltre che pericolose) forzature. In attesa che l'infermeria si svuoti, sia chiaro, e che a qualcuno ritorni la voglia di mettersi pienamente in gioco, per il bene della squadra e in linea con quanto atteso (e speso) dalla Società.

Sezione: IL PUNTO di M.Mulè / Data: Lun 08 febbraio 2021 alle 07:20
Autore: Marcello Mulè
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