Non capisco (o meglio, capisco, ma non comprendo), la querelle che si è sollevata sui social all'indomani della presentazione delle nuove maglie del Benevento Calcio per la stagione 2021/2022, griffate dal nuovo sponsor tecnico Nike. Un vero e proprio “casus belli”, come neanche le gravi ingiustizie subìte dal sodalizio sannita al termine dello scorso campionato erano state in grado di suscitare nell'ambiente del tifo giallorosso. O, quantomeno, non in maniera così eclatante.

Un paradosso che, in tutta sincerità, faccio fatica a comprendere (appunto). Una questione, un falso problema che, pur sforzandomi, non riesco a condividere.

A “dividere” gli umori dei tifosi più social, il design scelto per la nuova maglia casalinga della Strega, “reo”, secondo alcuni, di aver inopportunamente abbandonato il tradizionale tema a strisce verticali gialle e rosse per far posto ad una fantasia di quadretti gialli e rossi alternati (che ricordano molto da vicino la maglia della nazionale croata).

Per alcuni sarebbe stata addirittura “violentata” la storia (mi è toccato anche di dover leggere questo!); per altri prevarrebbe la “mancanza di rispetto” per i tifosi e la città; per altri ancora sarebbe stato perpetrato un vero e proprio scempio. E potrei continuare con le varie amenità, ma mi fermo volentieri qui.

Detto questo, la maglia può piacere o non piacere (questione di gusti) come succede per un qualsiasi capo d'abbigliamento, non soltanto sportivo. A me, ad esempio, non piace granché, così come non mi piaceva (a dirla tutta) neanche la maglia della prima serie A sponsorizzata da un noto pastificio. Ma da qui ad affermare che la sua scelta stravolga la storia calcistica della città o che addirittura non la rappresenti, ce ne passa! La storia l'hanno fatta gli uomini, i presidenti, i tifosi, le gioie, i dolori e con essi i risultati sportivi; nel bene e nel male. L'hanno fatta gli uomini che quella gloriosa maglia (con o senza strisce verticali) hanno indossato, onorato e sudato. E la storia futura non potrà che esser fatta da altri uomini che la stessa, gloriosa maglia indosseranno, onoreranno e suderanno.

Il calcio globalizzato evolve di continuo, e non soltanto dal punto di vista squisitamente tecnico. Nella sua accezione moderna, esso non può prescindere dagli introiti derivanti da sponsor e dal merchandising. Sotto quest'ultimo aspetto, il design delle maglie di gioco “deve” necessariamente mutare di anno in anno, così come per qualsiasi capo d'abbigliamento. E non è scritto da nessuna parte che questo debba riguardare soltanto i grandi club. Non per nulla il Benevento Calcio (e sottolineo Benevento Calcio) è stato scelto come brand dalla multinazionale americana Nike (e scusate se è poco) per la commercializzazione delle magliette sportive. Senza dover necessariamente andare troppo in giro per l'Europa (Barcellona, Madrid, Parigi e Londra docent) basta guardare in casa nostra. Lo scorso anno l'Inter rinunciò anch'essa alle tradizionali strisce verticali, sostituite da altre con “morbo di Parkinson”. Un obbrobrio alla vista, ma nessuno, tra i tifosi, se ne lamentò. Quel che contava era il risultato. E l'Inter ha poi vinto il campionato (a proposito di “storia”).

Così come il calcio, sarebbe auspicabile che anche il tifo e la stampa (quelli veri, e non quelli di chi critica a prescindere) evolvessero. A Benevento le premesse ci sono. Basterebbe sfruttarle. Ed i palcoscenici che da qualche anno stiamo meritatamente calcando, ce ne offrono sempre maggiori opportunità. E le offrono a tutti, nessuno escluso. Siano essi giornalisti, tifosi e...personaggi politici locali. Basterebbe sforzarsi di uscire da un eccessivo (e deleterio) provincialismo che, nuoce ammetterlo, segna ancora la realtà sannita. E, si badi bene, lo dico in primo luogo a me stesso, come tifoso prima ancora che giornalista.

So già che con quello che ho appena detto e che sto per dire più avanti mi farò qualche nemico, ma tant'è, me ne farò una ragione.

Mi sarebbe piaciuto, ad esempio, che la stessa enfasi e la stessa attenzione mediatica riposte nella “querelle maglietta” fosse stata utilizzata, ad esempio, in occasione dei “furti” e delle ingiustizie subìte dal Benevento Calcio nell'ultima parte del campionato e, poi, immediatamente dopo a proposito dell'ammissione “forzata” della Salernitana alla serie A a discapito del Benevento stesso.

Forse soltanto tra qualche anno (come già avvenuto in passato con i casi Gallipoli e Crotone – e questa è storia) emergeranno le “nefandezze” sottostanti, quando ormai sarà troppo tardi. Per il momento nessuno (e sottolineo nessuno tra stampa, tifosi o politici) ha alzato la voce, quando sarebbe stato opportuno farlo, ponendosi concretamente a fianco della società e del suo Presidente, lasciandolo colpevolmente solo a lottare contro un sistema corrotto ed ignobile (pagandone anche le conseguenze).

E dire che a Salerno i politici locali hanno fatto partire addirittura interrogazioni parlamentari per il “caso Salernitana”!

E la questione stadio, ad oggi ancora irrisolta per il vergognoso lassismo dei politici beneventani che si trascina, ormai, da anni? Perché non si alza, TUTTI, la voce ponendo l'accento, questo sì, sull'affronto e sul mancato rispetto dei tifosi e della città?

Eh, no, per alcuni contano soltanto “le strisce” sulla maglia!

E' una questione – consentitemelo – retorica e di lana caprina. Che tu giochi in canottiera o con la maglia della salute, quel che conta è che, alla fine, quell'indumento te lo sia sudato. E' così, e soltanto così, che si onorano città, tifosi e società di appartenenza.

E' così che si fa la storia.

Sezione: Focus di A.Bardi / Data: Mar 10 agosto 2021 alle 15:46
Autore: Andrea Bardi
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