Ai nostri microfoni Francesco Baiano, ex attaccante del Foggia delle meraviglie di mister Zeman. In tanti ricorderanno il famoso tridente composto da Baiano, Signori e Rambaudi. I 38 gol realizzati, valsero a Ciccio la promozione in A e il titolo di capocannoniere con il club rossonero. Baiano ha anche militato nelle file del Napoli, club con il quale, nel 1986-1987, esordì in Coppa Campioni nella sfida del Bernabeu tra Real Madrid e Napoli.
Era un calcio diverso da quello attuale, che sicuramente mostrava maggiore senso di appartenenza verso i rispettivi club. In tanti ricorderanno le classiche ‘bandiere’, oggi completamente scomparse.
Ecco quanto affermato a TuttoBenevento dal bomber Baiano.
Ciccio, prima di parlare del Benevento facciamo un passo indietro nel tempo. Il tuo nome è legato a due grandi personaggi come Zeman e Batistuta. Cosa puoi raccontarci del tecnico boemo e dell' attaccante argentino?
“Ho avuto il piacere e l’onore di conoscere un grande allenatore. Il tecnico boemo mi ha dato tanto. Eravamo dei ragazzi che avevano voglia di mettersi in mostra. Zeman ci diede questa grande opportunità. Per noi attaccanti è stato un grande maestro. Con gli argentini, invece, ho avuto sempre un buon feeling. A Firenze arrivai con numeri importanti perché con il Foggia vincemmo il campionato di B e l’anno successivo sfiorammo la qualificazione in Coppa Uefa. Con Batistuta siamo diventati subito grandi amici, sia in campo che fuori. Mi sono messo a disposizione di questo grandissimo attaccante. A mio avviso, in quel periodo era uno degli attaccanti più forti al mondo”.
Hai avuto modo di apprezzare da vicino Maradona. C’è qualcosa di Diego che puoi raccontarci?
“Le magie che vedevate in partita, noi calciatori le vedevamo tutti i giorni in allenamento. Quello che colpiva molto era la sua umiltà. Diego non si arrabbiava mai, nemmeno se un compagno sbagliava un passaggio. Subiva tantissimi falli e non protestava. Era sempre pronto a rincuorare tutti. Ti faceva sentire un calciatore importante. Non mi hai mai considerato un giovane alle prime armi”.
E’ triste dirlo, ma questo calcio non è meritocratico. A tuo avviso, quali sono i motivi che hanno portato a questo cambiamento?
“I motivi sono diversi. Molti ragazzi pensano di poter arrivare subito, senza mettersi in discussione. Cercano di continuo degli alibi. Quando non giocano la causa è l’allenatore. Non si chiedono, invece, se davanti a loro c’è un compagno che sta facendo meglio o se stanno dando il massimo. I procuratori, poi, invece di consigliargli di lavorare a testa bassa gli prospettano nuove soluzioni”.
Veniamo al Benevento. Come hai visto l' arrivo di Fabio sulla panchina della Strega?
“Le difficoltà me le aspettavo. Quando c’è un cambio di allenatore vuol dire che ci sono dei problemi. Nessuno ha la bacchetta magica. Fabio ha trovato un gruppo che non ha costruito lui. Probabilmente ha trovato una squadra giù di morale, che era partita con programmi diversi. Io, comunque, sono convinto che con un paio di ritocchi questa squadra possa fare bene. Ritengo Cannavaro un tecnico molto preparato. Troverà il modo per portare questa squadra dove merita. Stimo molto il presidente Vigorito, anche se non lo conosco di persona. La ritengo una persona molto equilibrata, che ti dà la possibilità di lavorare e non si fa trasportare dalle voci e dai risultati negativi”.
Come spieghi le difficoltà della squadra sannita: un questione caratteriale, di personalità o cosa?
“Da lontano è difficile dirlo, ma quelle poche volte che avuto l’occasione di vedere alcune gare del Benevento, ho avuto la sensazione di una squadra troppo umorale. Quando c’è un episodio negativo, vedo una squadra che perde le certezze nei propri mezzi. Può essere un problema caratteriale. Se guardi la rosa, però, ti accorgi che c’è qualche elemento di carattere. La serie B è un campionato particolare. In un attimo puoi ritrovarti dall’inferno al paradiso. Bisogna crederci fino alla fine”.
Sicuramente arriveranno dei rinforzi da un mercato dove ci sono pochi soldi e molte trattative stentano a decollare. In quali settori andrebbe puntellata la squadra?
“Un bomber di razza lo vedrei bene. Ho sentito parlare di Coda, che in B è una garanzia. Prenderei un attaccante, un centrocampista e un difensore”.
Da ottimo attaccante quale sei stato, le difficoltà che stanno riscontrando calciatori come Simy e Forte da cosa possono dipendere?
“Sono due calciatori che hanno delle caratteristiche precise. Si tratta di due attaccanti d'area di rigore. Se riesci a giocare nell’area avversaria per 70 minuti, allora sono calciatori che possono farti male. In caso contrario diventa difficile. Se giochi in ripartenza è normale che troveranno delle difficoltà. In questo momento il Benevento non ha la forza per schiacciarti 70 minuti nell’area avversaria”.
Una punta vive per il gol. Quando un attaccante non riesce a trovare la strada della rete per un periodo medio - lungo, come deve affrontare certe situazioni?
“Il gol è la panacea di tutti i mali. Questi momenti puoi superarli soltanto mettendoti a disposizione della squadra. E’ la squadra, attraverso il gioco, che ti mette in condizione di fare gol. Bisogna restare tranquilli. Il gol arriva quando meno te lo aspetti”.
Domenica ci sarà Benevento - Cosenza. Anche in questa occasione la Strega avrà delle assenze importanti. Ci sarà un centrocampo in grande emergenza. Che gara ti aspetti?
“Non ci sono gare facili. Anche il Cosenza ha bisogno di punti. Mi aspetto una partita di contenimento da parte dei calabresi. Il Benevento dovrà stare attento a non lasciare campo all’avversario. Una gara da tripla, ma se andiamo a guardare le due rose, il Benevento ha qualche possibilità in più”.
Attualmente di cosa ti occupi?
“Alleno l’Aglianese in serie D. Siamo quarti e le nostre ambizioni sono quelle di una tranquilla salvezza. C’è molto entusiasmo e stiamo disputando un buon campionato. L’obiettivo è quello di arrivare prima possibile a 45 punti”.
Bene. Ti aspettiamo al Ciro Vigorito per qualche gara del Benevento.
“Lo spero, un saluto speciale al presidente Vigorito ed ai miei amici Troise, Fabio e Paolo Cannavaro”.
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