E’ sempre un grande piacere ritrovare Gianni Simonelli, ex tecnico del Benevento. Originario di Saviano, nel 2007-2008, Simonelli ha conquistato la promozione in C1 con i colori della Strega. 

Mister, partiamo da qualche suo ricordo in terra sannita.

“Innanzitutto mi è rimasto impresso l'atteggiamento immaginifico e sognatore del presidente, il quale è riuscito a realizzare quello che nessuno avrebbe mai pensato che potesse succedere, vale a dire portare il Benevento in serie A. La sua costanza, tenacia, perseveranza, lungimiranza e determinazione, hanno fatto la differenza, grazie al grande supporto di suo fratello. Credo che Ciro Vigorito sia stato l'artefice da dove è partito tutto. Naturalmente, non posso dimenticare la tifoseria del Benevento, che ha sempre avuto una grande passione per i colori della propria squadra. La più tranquilla di tutte quelle che ho conosciuto”.

Come spiega, a tal proposito, le poche presenze allo stadio, eccezione fatta per l’ultima gara con la Ternana.

“La retrocessione dello scorso anno, per come è maturata, credo sia stato un  ‘trauma’ importante per tutti. Dopo la vittoria con la Juve vi fu un blackout inimmaginabile. Per me non è una disaffezione, ma paura di dover soffrire ancora un’altra volta”.

Tenendo presente questa sua chiave di lettura, vorrei aggiungere che, al di là di tutto, il sostegno alla squadra prescinde un po’ da tutto. 

“Quello che dici è vero, ma è un discorso legato ad una vita ideale. Purtroppo non esiste una vita senza contraddizioni, mancanze, rabbia. Sarebbe molto meglio vedere più tifosi allo stadio, questo è fuori dubbio, ma non è sempre possibile. Questa situazione di relativo allontanamento rientra in questi casi”. 

Mister, ha parlato di relativo allontanamento, ma poi succede che davanti ad una bella cornice di tifosi si perda una gara importante come quella contro la Ternana. Come spiega questo paradosso?

“Queste cose, dal punto di vista emotivo, e chi ha giocato a calcio lo sa, possono capitare. Potremmo parlare di blackout emotivo”. 

Quindi è sulla stessa lunghezza d’onda del tecnico Caserta, il quale ha affermato che la troppa voglia di vincere ha provocare l’effetto contrario. E’ come se la tensione avesse giocato un brutto scherzo.

“Certo, anche se da fuori sembrano cose impossibili da accettare. Un allenatore sa bene che certe situazioni possono verificarsi. Quando la voglia di vincere diventa una piccola ossessione, ecco che si possono avere danni dal punto di vista psicologico”.

Da questa gara di domani contro il Monza che cosa si aspetta? E’ giusto avere ancora qualche speranza di promozione diretta o meglio pensare ai playoff?

La cosa migliore è non pensare a quello che può derivare da questa gara. E’ una partita che va giocata senza preoccuparsi degli effetti che potrebbe avere. A volte siamo portati a guardare troppo al futuro. Viviamo il presente”. 

Un suo pensiero sul lavoro fatto da Fabio Caserta?

“Da lontano trovo che abbia fatto un buon lavoro. E’ difficile retrocedere e ripartire bene. Sono sempre convinto che la società faccia la differenza in tutte le categorie. Negli anni, la dirigenza del Benevento questa differenza l’ha fatta”. 

Probabilmente mi dirà perchè lo chiedo a lei. Ma mi interessa un suo giudizio sui playoff. 

“Infatti (sorride ndr). Bisogna fare tutto il contrario di quello che ho fatto io. E’ un terno a lotto relativo. Chi arriva con maggiore leggerezza ha molte più possibilità di fare bene, anche se non è una cosa scontata”.

Sezione: In primo piano / Data: Ven 29 aprile 2022 alle 14:09
Autore: Claudio Donato
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