Gianluca Lapadula è un giocatore particolare, in tutti i sensi. Metà italiano, metà peruviano e quella voglia irrefrenabile di stare in mezzo, come le montagne andine, mista a quella attitudine a ricoprire un ruolo che di solito è occupato da spilungoni, ma che forse a lui non interessa perchè quella firezza e altezza ce l'ha dentro, ereditata proprio da quelle montagne. Lapagol vanta una carriera lunga e accidentata. Partita da Torino ha attraversato quasi tutte le categorie calcistiche, toccando la Slovenia e superando innumerevoli fallimenti societari, due infortuni, il trionfo a Pescara, l’arrivo in Serie A al Milan: "Negli anni ho visto tanti compagni cambiare strada perché non riuscivano a pagarsi un affitto fuori casa o non arrivavano a fine mese. Io sono sempre stato positivo, il mio cuore ci ha sempre creduto anche quando ero rimasto l’unico. Forse era giusto passare tutto quello che ho passato per capire cosa significa arrivare in alto". Il cuore, visto come il suo istinto alla generosità, è diventato in un certo senso anche il centro del suo gioco. Si vede in campo nei movimenti senza palla, nei continui tentativi di smarcamento, negli scatti e nelle accelerazioni: "Non è che entro in campo e rincorro tutti solo ora perché sono al Milan. Lo facevo nella Serie A slovena al Nova Gorica, lo facevo a San Marino in C1, lo facevo a Teramo".L’istinto è ciò che c’è dietro la maggior parte delle sue giocate: "È l’emozione che crea il gesto tecnico. La giocata la fai o la sbagli, ma è sempre una conseguenza di quello che provo".
Dopo le giovanili alla Juventus inizia una girandola di prestiti deludenti tra Treviso, Vercelli e Ivrea. A 19 anni è a Parma dove però non riesce a esordire. Così ricomincia a girare l’Italia nelle serie minori con Atletico Roma, Ravenna e San Marino dove chiude la stagione con 24 gol in 35 partite. Un bottino che convince il Cesena a puntare su di lui per la Serie B. Lapadula però non si ripete e già gennaio, con 0 gol all’attivo, passa al Frosinone in Lega Pro per poi ritornare a Parma in estate. La stagione successiva viene mandato in Slovenia al Nova Gorica, un nuovo punto di partenza. In coppia d’attacco con Coda realizza 11 gol e inizia la sua risalita. Il rientro in Italia non sembra così glorioso. L’attaccante approda al Teramo tra mille dubbi, eppure la stagione si rivela un inaspettato trionfo: 21 gol e 9 assist, promozione diretta in Serie B per la prima volta nella storia del club. Per Lapadula sembra tornato il sereno, ma il Teramo viene estromesso dalla B per una presunta combine con il Savona e poi fallisce anche il Parma, ancora detentore del suo cartellino. Lapadula rimasto svincolato arriva al Pescara e da lì, dopo 11 squadre, 4 fallimenti, 2 promozioni e 4 categorie, arriva il successo: "Ho avuto momenti in cui mi sono detto: “Ma chi me lo fa fare?”. Mi ricordo una sequenza incredibile: arrivo agli Allievi nazionali del Treviso e il Treviso fallisce. Vado in C2 a Vercelli e l’anno dopo fallisce, poi vado all’Ivrea e fallisce, poi all’Atletico Roma in C1 che fallisce, l’anno dopo vado a Ravenna e fallisce anche il Ravenna. In un anno ho dovuto superare due fallimenti". A cambiare la traiettoria della sua carriera è stato il passaggio al Pescara di Oddo. Un anno da numeri incredibili: 30 gol in 44 presenze, il titolo di capocannoniere, una promozione storica da protagonista. Stagione strabiliante, tanto da fargli meritare la chiamata del Milan, che aveva puntato sui vari Luiz Adriano, Bacca, ma che con il passare del tempo vede in Gianluca la sua prima punta: vince la Supercoppa a Doha nel 2016 proprio contro la Juve, secondo trofeo dopo la Coppa di Slovenia del 2014. L'esperienza in rossonero si conclude con 27 presenze e 8 gol. L'anno successivo viene dato al Genoa, con cui segnerà anche al Benevento, ma un'esperienza che in due anni non è certo da ricordare: 37 slots, 7 gol.
Lecce quest'anno è stata la definitiva consacrazione, mai in serie A l'attaccante piemontese era arrivato in doppia cifra (11 gol in A e 2 in Coppa Italia), anche frutto del gioco propositivo di Liverani, con due trequartisti come Falco e Mancosu che di certo il pallone non glielo hanno fatto mai mancare. Due ex sanniti, con Lucioni, quasi a suggellare un passaggio di consegne. Gianluca arriva a Benevento forte anche delle sue convocazioni in azzurro, delle sue esperienze, del suo passato e di quel suo essere così tremendamente underdog che di sicuro, a uno come mister Inzaghi farà comodo.
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