Il tecnico giallorosso, Filippo Inzaghi, si è raccontato in esclusiva a Dazn. Questi i passaggi più significativi dell’intervista:

“Sono stato fortunato perché ho trovato un ambiente che mi permette di essere me stesso. Qui mi diverto e quando mi diverto riesco a dare sempre il meglio di me stesso. Quando ho conosciuto i ragazzi, ho capito che avevamo una buona squadra, composta da bravi ragazzi che, probabilmente, credevano troppo poco in loro stessi. Perderemo anche qualche partita, ma il nostro obiettivo è uscire dal campo sempre a testa alta. Spero ci porteremo questa mentalità per tutta la stagione”.

IL PASSAGGIO DA CALCIATORE AD ALLENATORE – “Fino a quando ho giocato non ho mai pensato di fare l’allenatore. Quando giocai l’ultima gara contro il Novara non avevo pensato che potesse essere la mia ultima partita da calciatore. Anche se avevo quarant’anni non accettavo l’idea di dover smettere. Poi ci pensai su e capii che per la storia che mi legava al Milan non avrei potuto giocare con un’altra maglia. Furono Galliani e mio fratello Simone a convincermi che poteva essere la strada giusta e devo dire che hanno avuto ragione. Quando diventi allenatore capisci che è un ruolo bellissimo ma difficilissimo. Ti dà tanti stimoli, devi pensare a cinquanta persone. Devi mettere in preventivo che avrai alti e bassi, ci saranno momenti bellissimi e altri negativi. Ciò che conta è che fai quello che ti piace”.

RIBELLARSI ALLA SCONFITTA - "A Benevento sono felice. Ai miei giocatori dico che dobbiamo ribellarci alla sconfitta perché, per come lavoriamo, dobbiamo vincere. Dopo sette giornate abbiamo subito solo tre gol e non siamo mai stati in svantaggio, ma a determinare la miglior difesa non sono solo i difensori, è l’intera squadra che deve lavorare in fase di non possesso: se si riesce a trovare un buon equilibrio di solito i campionati si vincono, è stato così quando allenavo il Venezia e l’anno dopo, da neopremossa, per poco non salivamo addirittura in A. Cerco di insegnare ai miei giocatori che al primo stop ci salteranno addosso tutti, non possiamo permetterci di abbassare l’asticella".

SULL’ATTACCO -  "Coda, Armenteros, Sau e Insigne hanno fatto un lavoro stupendo, sono stati fondamentali sotto altri aspetti: non mi interessa avere il capocannoniere del campionato, qui non si ragiona con l’io ma con il noi. Coda è molto sereno, farà tanti gol: anch’io sono stato dei mesi senza segnare, ma poi basta una partita per sbloccarsi e farne altri venti"

CREDERCI SEMPRE – “Sono l’unico ad aver segnato cinque gol nelle tre finali nello stesso anno. Non avevo le doti di Ronaldo e Messi ma ho fatto record che non hanno fatto manco loro. La mentalità è fondamentale. Non dobbiamo pensare che si lavora solo due ore al giorno ma bisogna ragionare in un altro modo ed è questo che cerco di insegnare ai miei giocatori. Il fatto di crederci sempre ti può permettere di fare cose incredibili e che sognavi di fare da bambino”.

Sezione: In primo piano / Data: Sab 19 ottobre 2019 alle 12:10
Autore: Gerardo De Ioanni
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