La sconfitta di ieri contro la Fiorentina, l’ennesima in casa, ha lasciato il segno in tutti i sensi. E’ come se ci si fosse risvegliati tutti insieme, da una specie di torpore collettivo, come se fossimo usciti tutti insieme da un limbo che ci eravamo creati erroneamente intorno a noi. Una sorta di “limbo di sicurezza” in cui pensavamo di dormire sonni tranquilli fino al termine del campionato, per poi svegliarci solo per festeggiare una storica salvezza e poterci pregustare finalmente il ritorno sugli spalti del C. Vigorito nel prossimo campionato, si spera post-Covid. Purtroppo invece il risveglio è stato anticipato, da una doccia fredda, ghiacciata. Tutti abbiamo aperto gli occhi all’improvviso e ci siamo accorti che la realtà è ben diversa e che la strada verso la salvezza è ancora lunga e tortuosa.
Quella con la Fiorentina è una di quelle gare che mentre la guardi, ad un certo punto speri “finisca presto” perché comprendi, in maniera evidente, che non solo sei incappato in una serata no, ma che purtroppo c’è poco o niente da salvare. “Ricominciare” dopo una debacle come quella di ieri sera, “riannodare” i fili del discorso tecnico dopo lo scempio contro i viola è davvero complicato. Per questo non vorrei essere né nei panni di Inzaghi che dovrà provare in queste settimane a studiare qualcosa di diverso, e né in quelli del Presidente Vigorito che ieri sera, in maniera inusuale, sembra abbia lasciato lo stadio almeno 10 minuti prima del fischio finale, deluso e amareggiato per quello che la squadra aveva messo in mostra.
I numeri sono impietosi: la vittoria per la strega manca ormai dal lontano 6 gennaio, quando in trasferta i giallorossi si imposero alla Sardegna Arena contro il Cagliari, ma per una vittoria in casa, dobbiamo tornare indietro di 3 mesi, al lontano 20/12 quando al C. Vigorito caddè il Genoa. Nelle ultime 11 gare il Benevento ha racimolato la miseria di 5 punti, frutto di 5 pareggi e 6 sconfitte, ha segnato soltanto 8 reti e ne ha subite ben 26, con una media di 2,36 gol incassati a partita. Attualmente siamo il terzo peggior attacco del campionato con soli 27 gol segnati, dietro solo a Crotone e Parma e la seconda peggior difesa, con 52 reti incassate come il Parma e dietro al Crotone, ultimo in classifica, che ne ha incassate invece 67.
Insomma i numeri non mentono mai, e sembrano lontane anche le buone prestazioni inanellate dalla squadra di Pippo Inzaghi, che riusciva a macinare diverse azioni da rete durante una partita, nonostante l’atavica sterilità offensiva.
La situazione è abbastanza delicata, anche perché oggettivamente i bonus che la squadra si era guadagnata sul campo sono terminati: infatti in poche settimane è stato dilapidato un buon vantaggio sulla zona rossa che era stato accumulato durante un girone di andata più che dignitoso.
Qualche settimana fa si era toccato infatti un vantaggio massimo di +10 (11 contando gli scontri diretti) sul Cagliari e sul Torino che si alternavano in terzultima posizione. Mancano 11 gare al termine del campionato e al Benevento per sperare di salvarsi servirebbero almeno altri 12/13 punti, 14 per essere “quasi sicuri”, ma sinceramente, dopo aver assistito allo scempio di ieri sera contro la Fiorentina, la domanda sorge spontanea: come fare ad inanellare questi punti? Beh, la risposta è alquanto difficile perché il Benevento visto ieri sera per avere qualche speranza, dovrà cambiare marcia e resettare completamente.
Il tempo a disposizione c’è ancora, anche perché subito dopo la proibitiva trasferta di Torino contro la Juve di domenica prossima, ci sarà la sosta che permetterà alla squadra di poter preparare al meglio il rush finale, che partirà con un doppio turno casalingo al C. Vigorito, contro Parma e Sassuolo.
Diversi i nodi da sciogliere e i problemi da risolvere, sia sotto l’aspetto tattico che mentale, con la squadra che prima di tutto dovrebbe tornare ad essere “squadra” nel vero senso della parola. Perché a dispetto delle frasi di circostanza, e delle foto social, i calciatori devono dimostrare in campo che hanno voglia di lottare tutti insieme per raggiungere un traguardo che sarebbe importante per tutti. Perché si retrocede sempre tutti insieme, e una retrocessione è sempre un evento traumatico che segna anche le carriere di tecnici e calciatori. Inzaghi in questa esperienza si sta giocando tanto anche in proiezione futura: l’obiettivo è quello di scrollarsi di dosso certe antipatiche etichette che qualcuno gli aveva affibbiato nella sua ultima esperienza in serie A di Bologna, con successivo esonero. Al mister, a prescindere dalla questione prettamente tecnica e di gestione della squadra, posso solo rimproverare certe dichiarazioni, ripetute in più di una occasione, in cui continuava a rimarcare spesso che per salvarsi “sarebbe servito un miracolo”, che la squadra stava facendo “di più di quanto poteva”, che dovevamo ricordarci tutti “dove eravamo l’anno scorso” ecc.
Credo che a lungo andare certe dichiarazioni, ripetute in maniera continuativa, invece di caricare e infondere fiducia nel suo gruppo, abbiano generato l’effetto contrario; forse nella testa di qualche giocatore si è creata una sorta di “giustificazione” alle prestazioni delle ultime settimane. Qualcuno forse maliziosamente, in queste dichiarazioni di Inzaghi, ha “letto” una sorta di “amplificazione” dei meriti di una squadra (e quindi anche dei meriti tecnici) che qualitativamente, almeno sulla carta, sarebbe inferiore ad altre squadre che per 3/4 di torneo sono state alle spalle dei giallorossi.
Però a prescindere dai pensieri e dalle chiacchiere, adesso bisogna azzerare tutto e ripartire. Bisogna tirare fuori tutto, anche quello che non si ha, per rimettersi in carreggiata e provare a rimanere in serie A. La salvezza quest’anno, come già ho ricordato in altre occasioni, è troppo importante e rispetto agli anni passati vale doppio o triplo, sotto tutti i punti di vista: tecnico, economico-gestionale, di opportunità e passione.
Non essere riusciti a vivere un “campionato normale” è stato frustrante per tutti, ma soprattutto per i tifosi che purtroppo non hanno potuto seguire da vicino la loro squadra del cuore.
A loro dovrebbe essere regalata la permanenza in serie A per garantirgli la gioia di poter vivere quel sogno che hanno potuto assaporare solo da lontano e non “toccare” con mano.
Proprio per questo nell’ articolo, non sono voluto scendere in disquisizioni tattiche o tecniche. A questo dovranno pensare Pippo Inzaghi e il suo staff, che se come sembra, il Presidente Vigorito ha deciso di confermare, si spera possano inventarsi presto qualcosa di nuovo, magari puntando su un assetto tattico diverso, e su quegli uomini che più degli altri, dimostreranno di tenere alla maglia e alla salvezza.
E’ un momento delicato, ma bisogna provare a superarlo tutti insieme, da veri gladiatori sanniti. Proviamoci.
Forza Benevento.
Autore: Cosimo Calicchio
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