Niente da fare, il sortilegio non ne vuole sapere di sloggiare dalla città delle Streghe. Due clamorose promozioni consecutive sembravano aver spazzato via per sempre i fantasmi dall'orizzonte giallorosso. Poi tra capo e collo ci è arrivata questa serie A, che ha sempre più le sembianze di una donna bellissima, ammaliante, piena di un fascino travolgente ma che appena tenti di guardarla negli occhi, di rivolgerle la parola, lei che fa? Ti illude, ti seduce e mentre sta per regalarti un sorriso, perfida ed ingannatrice si gira dall'altra parte, ti snobba e con un ghigno sadico e beffardo ti pianta in asso. E tu sei lì, col vestito della festa, con il tuo mazzo di fiori d'ordinanza e la scatola di cioccolatini a chiederti: ma cosa ho sbagliato stavolta? Cosa ho che non va? Lo scroscio d'acqua scoccato alle 18 in punto di domenica chissà, qualche segnale premonitore voleva lanciarlo, come a dire: il veleno sta nella testa e nella coda. Perfino mister Baroni, stufo di uscire maledettamente a testa alta e pancia vuota, aveva mandato al diavolo la polo rossa fiammante delle prime giornate per tornare al talismano della camicia bianca, quella della scalata. Ma lei, la serie A, è una tipa difficile, ostica, scontrosa all'inverosimile e molto, molto diffidente con chi non conosce. E purtroppo del Benevento, fino a qualche mese fa, non ne aveva neanche lontanamente sentito parlare.
Eppure Antei è sembrato stare a suo agio accanto al compare Lucioni, come se si conoscessero da una vita, eppure Venuti ha gridato a tutti che su quella fascia anche in serie A c'è pane duro, eppure Cataldi ha continuato a risalire la corrente per tornare ad essere quello a cui un giorno a Roma piazzarono la fascia di capitano della Lazio sul braccio, eppure Memushaj ha subito mostrato i denti aguzzi di un “cagnaccio” albanese (a occhio mi sembra uno di quei giocatori di cui il Vigorito si può innamorare...), eppure Lazaar si è piazzato su quella fascia con la faccia di tosta tipica di chi ha girato il mondo e sa come funziona questo circo, eppure Ciciretti ha lustrato un paio di volte il sinistro magico, eppure questa squadra, su cui pende una condanna già scritta da tutta l'Italia pallonara, ancora una volta ha dato tutta sè stessa, ha letteralmente gettato il cuore oltre l'ostacolo, ha saputo soffrire e fare la partita, ha creato e sprecato, ha messo alla frusta un avversario dal potenziale enorme, che ha provato a gigioneggiare come fa il gatto col topo, ma che ha rischiato di lasciarci le penne. Salvo pescare il jolly nel finale nel “mare magnum” delle sue infinite individualità. Diciamoci la verità, di grande Torino a Benevento se ne è visto uno solo, quello dei cimeli esposti a Palazzo Paolo V, l'altro, svogliato e presupponente, si è nutrito della spocchia di Mihajlovic (poi annacquata nel post partita) e delle parate di Sirigu (...ah, ci fosse stato il mitico Hart!). Poi noi, innamorati della Strega, abbiamo dovuto mandar giù il classico menù della serie A “made in Benevento”: i complimenti del cronista Sky per una matricola che non rinuncia mai a giocare, quelli dell'allenatore avversario che, cosa rara nel calcio mediatico, ammette che il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto, i classici “peccato, non meritavate di perdere” che arrivano via whatsapp dagli amici sparsi in tutta Italia, beffardo copia e incolla di quelli ricevuti nelle due settimane precedenti.
Commossi da tanti riconoscimenti e calore umano quasi non facciamo caso a quello zero solitario in classifica. Ma quello zero, così bastardo, così infame, così vigliaccamente bugiardo è lì e bisogna trovare il modo di mandarlo giù. A metà settembre e alla terza di campionato sarebbe da pazzi darla vinta a questo macigno così ingiusto, buttare a mare sul nascere questa storia meravigliosa che non può finire prima di cominciare. E' dura, durissima, lo sapevamo prima e lo sappiamo ancor di più adesso. Avrebbe continuato ad esserlo anche con un paio di punti in più in classifica. In serie A nulla succede per caso, gli errori, le incertezze (in campo, con un solo passaggio sbagliato in 90 minuti e fuori, con un mercato che fondato sull'abbrivio dell'ultimo giorno chiaramente non poteva essere completo) si pagano senza sconti. E anche se il fantasma di Ceravolo inevitabilmente aleggerà ancora sul Vigorito, anche se la punta da 15 gol in serie A è arrivata a Ferrara e non a Benevento, anche se siamo costretti a sperare ora che un sorprendente vento svedese spazzi via la tremenda fatica di buttarla dentro (può anche succedere, ma mi sembra ingeneroso affidare la patente di salvatore della patria ad un calciatore appena arrivato in Italia) la via maestra ai miei occhi è sempre una sola: sostenere Baroni e il suo lavoro. “ Ma sai, a un certo punto domenica dovevamo coprirci”, è il mantra di questi giorni. E se così facendo avessimo preso l'imbarcata, circostanza nient'affatto da escludere? Certo il mister saprà rivedere gli aspetti che non funzionano (compreso l'atteggiamento in certi frangenti) ma è l'unico che può portare questa rosa, costruita in un pomeriggio di fine mercato, che non è la più forte e men che meno la più completa, ad andare oltre i suoi limiti e restare agganciata al treno salvezza. A dispetto del coro fastidioso dei soliti siti lontani da Benevento che già farfugliano di esoneri e altre amenità, mossi da qualche penosa regìa occulta che forse tanto lontana da Benevento non è, quel che serve ora è tempo, tranquillità e nervi saldi. Altrimenti il rischio è uno solo: che quello zero diventi un mostro imbattibile, più bastardo e bugiardo di quello che già non è...nel mio piccolo questa mi sembra l'unica strada che la logica mi dice di seguire, sperando di non ritrovarmi da solo...anzi, a pensarci bene da solo non resterei mai, con me avrei sempre una compagna di viaggio, la coerenza…che nel calcio, lo ammetto, ci sta un po’ come il cavolo a merenda…
P.S. Pare (sottolineo pare…) che la camicia bianca di Baroni non abbia raccolto le simpatie del primo cittadino, che pure delle tavolate in bianco ne ha fatto un cavallo di battaglia. Ora sappiamo che anche in Inghilterra si cambiano gli allenatori con nonchalance, un po’ come in Italia si cambia partito e coalizione politica, giusto per fare un esempio a caso. Sulla questione Baroni, decisiva per il futuro economico e sociale della città di Benevento, aspettiamo, umili e fiduciosi, un parere del Presidente della Provincia, del Signor Prefetto e di Sua Eccellenza il Vescovo. E poi magari dalla serie A possiamo anche togliere il disturbo e tornare serenamente a tifare Napoli, Juve, Milan, Inter e chi più ne ha più ne metta, con buona pace di tutti…
Un affettuoso saluti a tutti voi, VISTO DA EST tornerà mercoledì 27 settembre, dopo il trittico di partite della settimana prossima, come sempre FORZA BENEVENTO, senza paura contro le grandi del campionato!!!
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