Articolo di Daniele Piro

Si avvisano coloro che si cimenteranno nella lettura di questo articoletto che lo stesso potrebbe risentire dei fumi dell'alcool, delle pastiere e delle scorie derivanti dal pranzo pasquale del suo redattore, per cui pigliativell accussì comm'ven. 

La Strega non riesce a digerire il parmigiano che anzi gli rimane ngopp, o stommac quasi a fine pasto. Poteva essere la vittoria della quasi tranquillità in chiave salvezza ed invece è stata la partita dai tre volti.

Il volto numero uno è quello del primo tempo. Benevento sornione, pragmatico (e tè tè...a falanghina mi fa usare anche parole di una certa cultura), cinico ed accorto che chiude la frazione in vantaggio in perfetto controllo senza rischiare praticamente mai nulla. Nessuno rimpiange mister 10 milioni Gervinho, tanto cercato questa estate, etereo ed impalpabile.

Il volto numero due è quello dei primi 15 -20 minuti della ripresa, nei quali la strega rimane negli spogliatoi ed il Parma assesta un micidiale uno-due che solo la VAR annulla. Non ci fosse stato l'intervento della sala regia sono fermamente convinto che la partita non l'avremmo più ripresa per come si erano messe le cose.

Il volto numero tre è quello di una squadra sannita incapace di gestire e controllare l'improvviso vantaggio arrivato nel momento paradossalmente di massima difficoltà. Un 2-1 che poteva mettere definitivamente ko i Ducali, visto anche come stava "girando" il match, che invece ha rimandato nella paura i giallorossi, costretti a cedere minuto dopo minuto campo e pallino del gioco agli avversari.

La poca scaltrezza e/o poca capacità di gestire situazioni di vantaggio ci sta costando davvero caro. Torino, Sampdoria e Parma ci hanno riagguantato nei minuti finali. Avremmo potuto avere 6 punti in più ed invece ci ritroviamo per l'ennesima volta a morderci le mani ed a rimanere con la stessa sensazione del bambino che, felice di aver scoperto dove la mamma nascondeva la Nutella, una volta aperto il barattolo, lo trova vuoto. Praticamente potevamo avere la salvezza già in tasca ed invece ci troviamo ancora a fare calcoli e conti con tabelle, scontri diretti... calcoli probabilistici su risultati futuri peggio di Einstein ed il suo E=MC2.

La Inzaghi band deve acquistare consapevolezza delle proprie possibilità. Dopo lo storico successo di Torino sponda Juve tutti pensavamo in una maggiore convinzione dei propri mezzi anche in virtù di una rosa quasi tutta disponibile, sebbene alcuni dei titolarissimi avevano addosso le tossine degli impegni con le rispettive nazionali. In franchezza quella del Parma è una signora squadra, molto più "corposa" in termini di nomi, qualità e quantità della nostra, al pari del Cagliari e del Torino; vederle tutte sotto di noi dovrebbe far maturare nei "nostri" la consapevolezza di che razza di bel campionato stiamo facendo. Invece, anche quando tutto sembra girare per il verso giusto come ieri, la ciliegina sulla torta non si riesce proprio ad avere.

Si sapeva che il Parma arrendevole del primo tempo non avrebbe riproposto lo stesso film anche nella ripresa. Perché non prendere le opportune contromisure? Va bene i due cambi "uno per uno", ovvero fuori una punta fisica (Gaich) dentro un'altra con le stesse caratteristiche (Di Serio), fuori una punta che spazia per il campo (Lapa), dentro un altro furetto magari fresco per pungere in contropiede (Caprari); perché attuare una tattica conservativa non sfruttando qualche altro cambio disponibile soprattutto quando il Parma ha messo dentro il secondo centravanti fisico impostando il gioco sul lancio lungo con palla in mezzo l'area?

Caldirola e Viola, eroi di Torino, restano in panca l'intero match. Magari sarebbero potuti subentrare ad uno Schiattarella che pur guadagnando punizioni in maniera scaltra è apparso in sofferenza dopo il sessantesimo, o a dar man forte in area dove è mancata l'attenzione necessaria. Sul primo gol c'erano quattro forse cinque giocatori parmensi liberi di colpire, sul secondo pareggio Man ha praticamente calciato in piena libertà trafiggendo l'incolpevole Montipò.

Certo è facile parlare col senno di poi, ma visto che devo fare un articolo “A mente fredda”, pur se con i fumi dell'alcool, questo è quanto il mio cervello riesce a partorire.

Ma siccome siamo in periodo pasquale diciamo pure che un mezzo regalino ci è pervenuto lo stesso. Il Cagliari che si "capota" in casa è un risultato inatteso che ci fa allungare di un altro punticino il distacco sulla zona caldissima con una giornata in meno da giocare. Perde lo Spezia all'Olimpico con Pippo che avrà detto a Simone qualcosa della Serie "guagliò vid chell che e fà contro a chist'" ed anche i pareggi di Toro, Genoa, Fiorentina con la sconfitte dell'Udinese fanno rimanere in una situazione di "limbo" diverse compagini.

Senza filosofeggiare troppo è inutile rimarcare che siamo artefici del nostro destino.

Dando pure per scontate (ma dopo Juve - BN niente lo è più per davvero), le sconfitte con Lazio, Milan ed Atalanta che sono in piena corsa CL, le 4 partite casalinghe con Sassuolo, Cagliari Udinese e Crotone, dovrebbero portarci come minimo quei 6 punti che ci porrebbero al limite della quota salvezza. Certo, se non dovessimo racimolare almeno sei punti nelle 4 partite menzionate, meriteremmo davvero di retrocedere.

Si ricomincia già lunedì prossimo con il grande vantaggio di scendere in campo dopo aver conosciuto i risultati di tutte le altre squadre contro una squadra che avrà anche una partita in più visto il recupero infrasettimanale. Attenzione però, perché giocare mentalmente liberi, perché il Sassuolo è nella condizione di non dover più chiedere nulla a questo campionato, non significa che gli emiliani verranno a farsi la passeggiata, anzi giocare in libertà potrebbe per loro essere un vantaggio. Ci vorrà tutto il carattere e la consapevolezza di un gruppo che potrà contare su tutti gli effettivi; la rosa ampia potrebbe essere la nostra arma in più per questo finale di campionato.

Trenta punti senza mai essere stati nelle ultime tre posizioni è davvero tanta roba per la piccola squadretta posta ai margini del calcio che conta, ma non sono ancora abbastanza. Aprile potrebbe già essere un mese di verdetti e speriamo di sorrisi se tutti riusciranno a tenere alta l'asticella della cazzimma che in serie A serve sempre come il pane.

A questo punto del campionato diventare cazzimmosi non è una speranza, ma deve essere una prerogativa.

Qualcuno ricordasse a chi indossa la maglia giallorossa che "U Beneventan s' fa sicc, ma nun mor". Siamo abituati a soffrire per gioire. Sportivamente parlando la sofferenza ce l'abbiamo addosso dalla prima giornata di campionato, mò è arrivato il momento di regalarci sta gioia!

Sezione: A Mente Fredda di D.Piro / Data: Lun 05 aprile 2021 alle 09:00
Autore: Andrea Bardi
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