Articolo di Daniele Piro

11 luglio 2021 ore 23.54: Giggione mette la mani sul pallone che riporta l'Italia sul tetto d'Europa.
A Wembley. A casa loro, che già si sentivano vincitori di una competizione nella quale è stato fatto di tutto per farli vincere; la tavola infatti era stata preparata a dovere con un calendario fatto di partite tutte in casa (tranne una), con una final four da disputare interamente in quel di Londra.
Giornalisti, opinionisti, tifosi già pronti ad esultare con la solita spocchia calcistica che non ha ragione di esistere. Uno sport oltresecolare nel quale quelli di oltremanica continuano a vantarsi di essere i numeri uno. Ma numeri uno di che? Due finali appena in più di 100 anni, batoste prese ovunque, eppure loro, (così dicono), sono i cultori del calcio. Fa nulla se il calcio è nato nelle piazze fiorentine secoli fa.
A' verità? Gli inglesi non li ho mai sopportati. Con la loro guida a destra, con quella puzza sotto il naso che quando il Canale della Manica era in tempesta, ripetevano che l'Europa era isolata, non loro dall'Europa, ma l'Europa da loro. Loro che non partecipavano ai mondiali sfidando poi la squadra che gli stessi li vinceva perché si sentivano superiori. Loro che sono voluti uscire dall'Europa e che avrebbero dovuto starsene nei pub o sui divani a vedere questo Europeo al quale non solo hanno partecipato, ma al quale gli era stata spianata la strada del successo a tavolino.
Giunti in finale per un tuffo giudicato rigore anche da chi alla VAR ha fatto finta di nulla.
Loro. Gli Inglesi. Gli spocchiosi. Continuate ad esserlo. A voi la presuntuosa convinzione di essere i superiori, a noi i trofei al cielo, in casa vostra, che è ancora più bello.
Ammutolire Wembley forse è l'emozione calcistica più forte che si poteva dare e provare.
Ci siamo riusciti noi, il popolo che vive sempre sul filo di lana, pieno di contraddizioni, sempre sulla linea di galleggiamento, che però sa tirare fuori il carattere e gli attributi nei momenti topici.
Come in Germania nel 2006 vincendo una semifinale nello stadio nel quale i panzer tedeschi non avevano mai perso o come nel 1982 in Spagna, quando da vittime predestinate del gironcino in cui capitammo con Argentina e Brasile, il compianto Pablito iniziò a metterla dentro puntuale come un orologio svizzero fino ad alzare la Coppa al Camp Nou.
Sapete che giorno era? L'11 luglio, proprio come adesso. 40 anni dopo un gruppo fenomenale, privo di stelle di prim'ordine, ha messo tutto e tutti un gradino sotto, sapientemente guidato da Mancini ed uno staff tecnico fatto di uomini ma anche di calciatori. Quando hai nel tuo staff gente del calibro di Vialli, Lombardo, Evani, Oriali, De Rossi, la qualità, il carisma, l'esperienza da mettere al servizio di chi scende in campo, significa tanta roba.
Una difesa granitica guidata da due volponi come Bonucci e Chiellini, un armadio in porta, un terzino Frecciarossa costretto purtroppo a fermarsi, un centrocampo di qualità e quantità e...stop.
Eh già, perché diciamocelo francamente, vincere un Europeo praticamente senza centravanti è un' impresa nell'impresa.
Il solo Chiesa, inizialmente relegato in panca, ha mostrato veri sprazzi di vivacità; Immobile ha onorato il cognome, Belotti sempre in fuorigioco, Berardi sufficiente, Insigne discontinuo anche se quando si è accesa la lampadina ha tirato fuori UTIRAGGIRO contro il Belgio ed un assist illuminante dal quale è scaturito il gol del vantaggio contro la Spagna.
Vincere senza stelle rimarrà qualcosa di memorabile ed è il frutto del lavoro che un tecnico sapiente ha saputo fare infondendo prima di tutto fiducia e mentalità in una squadra uscita fuori con le ossa rotte dopo la mancata qualificazione ai Mondiali.
Una... sVENTURA per un popolo che vive di pane e pallone e che vanta 55 milioni di allenatori. Solo un giorno prima oltraoceano era andato in onda il medesimo film, con la Albiceleste che vinceva la Coppa America in casa del Brasile.
24 ore dopo a Wembley, nel tempio del calcio Europeo l'inno nazionale italiano, supportato dalle note di "A
far l'amore comincia tu" della compianta Raffa nazionale, ha riecheggiato prima e dopo la finale al contrario di un popolo che non ha saputo accettare una sconfitta e che non dovrebbe essere degno di partecipare ad una competizione.
Che i vertici europei del calcio facessero una profonda riflessione su quanto visto ieri. Scontri nel pre-gara, tifosi inglesi che prendono a pugni gli italiani fuori dallo stadio, giocatori Inglesi che rifiutano di indossare una medaglia.
Gli inglesi. Gli spocchiosi. Umiliati a casa loro. Il 12 luglio doveva essere la loro giornata di festa Nazionale come aveva sottolineato Boris Johnson in caso di vittoria.
"Sorry, but today for you is a normal working day" !
Noi italiani, stanchi, assonnati dopo una notte nelle piazze a far baldoria, oggi riprendiamo le nostre attività
di sempre con la consapevolezza che gli saremo sempre e comunque superiori, in qualsiasi settore, dal calcio alla moda, dalla cucina all'arte.
Saremo sempre il paese del sole e del sorriso ed il paese dove sarà "bello far l'amore da Trieste in giu" perchè ITALIAN DO IS BETTER.
Gli Inglesi ussiè ... Spocchiosi.

Sezione: A Mente Fredda di D.Piro / Data: Lun 12 luglio 2021 alle 22:23
Autore: Andrea Bardi
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