E' vero quanto ha affermato Fabio Brini nella "pancia" dello stadio Tursi ai microfoni della stampa, al termine della partita Martina Franca - Benevento. "Questa partita si poteva tranquillamente perdere se la squadra non avesse avuto carattere". E fame, aggiungo io. Perchè quando c'è la fame vera sopraggiunge la determinazione "folle", quella voglia assoluta di raggiungere lo scopo primario, cioè la vittoria, che è il cibo migliore per i calciatori. Alimento base per una squadra che ha un grande obbiettivo condiviso.

Emozioni condensate in un solo minuto e poco più. Quello dell'azione goal innescata da Campagnacci e finalizzata da Eusepi? No, niente affatto. La densità massima del pathos è stata al trentaseiesimo della ripresa, con quel calcio di punizione "contro" dal limite, battuto da Montalto. Quanti secondi sono passati dal fischio di assegnazione dell'arbitro alla battuta dell'attaccante pugliese? In quello spazio di tempo breve ma interminabile (!) si è fermato il cuore a qualche migliaio di tifosi giallorossi sparsi un po' dappertutto. Albert Einstein potrebbe formulare un postulato alla teoria della relatività, basandosi su quanto da noi vissuto. In sintesi, la dimostrazione che questo campionato è difficile e non ci sono partite dal risultato scontato. E' il bello del calcio, certo, ma quanta vita in meno, oggi, abbiamo noi tifosi? Le coronarie sono ancora incandescenti. E il tempo, lo abbiamo capito, scorre in maniera non sempre uguale, dipende da quanti goal abbiamo segnato e a quanto manca al triplice fischio! La formula relativistica del genio di Ulma era: E = Massa x C (velocità della luce) al quadrato? La nostra: E = Goal (fatti) x Tempo (che manca) al quadrato! Ci scusi herr Albert, ma per noi è così!

Conoscevamo benissimo le difficoltà che avremmo incontrato al Giuseppe Domenico Tursi: campo di dimensioni particolari, certamento più stretto della norma. Fondo campo pesante e sconnesso, poco adatto ai calciatori più tecnici. E poi il non aver nulla da perdere del Martina Franca. Gli ingredienti c'erano tutti per un sabato pomeriggio difficile. La fame e l'umiltà hanno fatto la differenza. Il Benevento sa calarsi perfettamente in ogni contesto e non bada ai fronzoli. L'azione del vantaggio è stata come il "morso letale" di un cobra, che ha colpito con una freddezza e una rapidità che, probabilmente, nessuno si sarebbe aspettato. La gara, infatti, è stata giocata a ritmi blandi, molto fisica pur se non scorretta, salvo in qualche episodio. Pochi veri sussulti, con la squadra locale che non è stata mai davvero pericolosa ma gran parte del merito è da ascrivere alla retroguardia di Fabio Brini che ha tenuto benissimo il campo. Partita bloccata e risultato ad occhiali in naftalina? Macchè...

Il tecnico marchigiano ha ridisegnato ancora una volta la squadra iniziale. Pezzi esterno destro basso, Mazzeo al posto di Marotta. Se vogliamo soltanto una rotazione tra quelli che comunque stanno sempre giocando. Il jolly riminese ha giocato con la solita disarmante facilità e bravura. L'attaccante, invece, ha trovato qualche difficoltà ma c'è da dire che non era certo il campo per lui, nonostante l'impegno sia stato indiscutibile. Buone prestazioni di Som, in netta ripresa e D'Agostino, anche lui in ambasce per motivi logistici, che ha potuto accumulare ancora minutaggio prezioso, fino alla sostituzione. Campagnacci continua a sfoderare prestazioni monstre, imperversando sulla sua corsia dove crea danni irreparabili per gli avversari. A fine gara i giardinieri devono riseminare il prato bruciato dal nostro esterno offensivo. Esagero? Si, certo. Ma Alessio lo merita dopo le critiche feroci dello scorso anno.

Ovviamente tutto questo non cambia lo scenario. Di nuovo c'è soltanto che abbiamo una partita in meno da giocare. Difficoltà e insidie sono sempre lì, ad ogni prossimo impegno di questo campionato. Volendo essere proprio critico, a Martina Franca non è stata la partita più bella tra quelle già disputate, è vero. Ma se su un piatto della bilancia mettiamo la qualità complessiva, rispetto alla gara, sull'altro dobbiamo mettere l'impressionante determinazione del gruppo, adoperata per raggiungere il risultato. Un atteggiamento che anche i tifosi apprezzano, il più evidente tratto distintivo della squadra giallorossa.

Il Benevento di sicuro non è il Chelsea o il Barça. A noi ci interessa che faccia semplicemente il Benevento, appunto, e che fino alla fine si giochi le sue carte. A maggio tireremo le somme. Ma già oggi posso affermare con sicurezza che questa non è più la squadra cenerentola, ma una solida realtà. Una squadra che fa davvero sul serio, e che incarna pienamente lo spirito del proprio tecnico e quello dei suoi tifosi. Adesso ci saranno due partite casalinghe, con avversarie alla ricerca spasmodica di punti indispensabili. Il campionato è ancora lungo, i punti da conquistare sono tanti. C'è da lottare e sudare, probabilmente altre leggi fondamentali della fisica (ci perdoni Einstein!) saranno stravolte... L'importante sarà farlo tutti insieme, perchè uniti si vince, e solo così.

 

Sezione: IL PUNTO di M.Mulè / Data: Dom 15 febbraio 2015 alle 15:30
Autore: Marcello Mulè
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